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La sofferenza al servizio degli altri: Lucia Annibali si racconta all'Ud'A

L'avvocatessa marchigiana testimonial al convegno del Soroptimist "La conoscenza non lascia lividi" per dire basta alla violenza contro le donne

La sofferenza al servizio degli altri. Così Lucia Annibali ha ripreso a vivere da protagonista la sua vita. L’avvocatessa di Urbino sfregiata con l’acido quattro anni e mezzo fa da un uomo ingaggiato dall’ex fidanzato non vuole definirsi una vittima. “Credo sia una parola stigmatizzante: come se la vita iniziasse e finisse in quel momento. Preferisco dire che ho alle spalle un’esperienza di violenza” ha spiegato questa mattina all’auditorium del Rettorato nel corso del suo intervento al convegno “La conoscenza non lascia lividi”, organizzato dal Club Soroptimist International all’Università d’Annunzio. L’avvocato Annibali, che da circa un anno è consulente del Dipartimento Pari Opportunità a Roma, si è raccontata alla platea di studenti del liceo Classico “G.B.Vico” e dell’istituto commerciale “Galiani-De Sterlich” .

Con lei c'erano il vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura Giovanni Legnini, il sottosegretario alla Giustizia Federica Chiavaroli, la presidente del Soroptimist nazionale Patrizia Salmoiraghi, che ha presentato il progetto “Si sostiene il coraggio” e Francesca Cermignani, presidente Cug della d’Annunzio.

E’ stata anche l’occasione per illustrare il lavoro di redazione del nuovo piano antiviolenza nazionale a cui la Annibali ha collaborato. Recupero di un’autonomia e il reinserimento lavorativo - gli stessi aspetti che dopo gli anni in ospedale hanno consentito alla giovane avvocatessa di tornare a vivere da protagonista la sua vita e non da vittima - sono gli obiettivi del nuovo piano antiviolenza del Governo per i prossimi tre anni.

“Vogliamo fare in modo che gli uffici giudiziari italiani siano più specializzati e in sintonia con la rete che deve proteggere le donne vittime di violenza e allo stesso tempo persuaderle a sporgere denuncia  - ha sottolineato Giovanni Legnini – ad oggi il 69% degli uffici giudiziari non è fornito di sezioni specializzate in materia, anche se c’è da dire che si tratta di piccoli uffici. L’obiettivo – ha concluso – è raggiungere la capacità di integrare la funzione di indagine e quella giudicante con le risposte che devono essere fornite alle vittime di reati”. 

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