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Partita a porte chiuse, si dimette la dirigenza della Vastese: "Rimetteremo il titolo nelle mani del sindaco"

Il provvedimento è stato comunicato a due giorni dal match

Vastese - Termoli a porte chiuse: domenica 12 febbraio lo stadio Aragona sarà vietato agli spettatori per “motivi di ordine pubblico”. Questo quanto disposto dal questore di Chieti e comunicato questa mattina alla dirigenza vastese che non accetta tale provvedimento a soli due giorni dal match.

La dirigenza, tramite il presidente Franco Bolami, ha annunciato le dimissioni.

"La nostra società - si legge in una nota - fa enormi sacrifici, sia a livello umano e soprattutto economico. Veniamo fuori da una pandemia che ha ridotto notevolmente gli incassi mettendo a serio rischio la società e le persone che lavorano per essa, appena domenica scorsa lo stadio Aragona ha potuto riaprire al pubblico dopo quindici mesi di chiusura per questioni legate alla sicurezza dell’impianto sportivo. Oggi ci viene comunicata questa decisione. 
Siamo delusi, a dir poco, perché questo dimostra che il calcio non è più uno sport simbolo di festa e aggregazione, ma è trasformato in qualcosa in cui non ci riconosciamo. A pagare siamo sempre noi della società, che con enormi sacrifici portiamo avanti la stagione, e i tifosi e gli sportivi, privati della possibilità di godersi una partita di pallone e di sostenere la squadra in un momento che è particolarmente delicato".

Lunedì mattina la dirigenza sarà dimissionaria e consegnerà il titolo nelle mani del sindaco di Vasto, Francesco Menna. "Non è possibile e tollerabile essere messi sempre in secondo piano e dover pagare per colpe non nostre. Sarebbe stato auspicabile, da parte delle autorità, come del resto è stato sempre fatto in precedenza, un tavolo tecnico per discutere dell’organizzazione della gara, ma in questo caso sono stati anteposti i problemi degli altri e non quelli di chi come noi, con tanti sacrifici, porta avanti una realtà calcistica.  Amareggiati e soprattutto delusi, rimetteremo nelle mani del sindaco il titolo, sperando che ci sia qualcun altro disposto a valorizzare il calcio in città, che accetti, senza batter ciglio, decisioni non compatibili con quello che è il normale svolgimento di un’attività sportiva" conclude Franco Bolami.

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