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Magic Basket Chieti: il coach Andrea Merletti si racconta INTERVISTA

La carriera, le passioni e le scelte dell'allenatore del Magic Basket Chieti. Merletti ha guidato il Roseto Basket, oltre a due campionati con Virtus Siena e Rovereto

E' davvero ricco il curriculum di Andrea Merletti, coach del Magic Basket Chieti. L’allenatore abruzzese ha guidato per alcune giornate il Roseto Basket in A1 oltre a due campionati alla guida della Virtus Siena in B1, uno a Rovereto in B2.

Come vice allenatore, inoltre, vanta ben 7 campionati trascorsi a Roseto contribuendo alla storica scalata della formazione abruzzese dalla B2 fino all’A1, lavorando al fianco di allenatori del calibro di Phil Melillo e Luca Dalmonte. Di tutto rilievo anche il palmares alla guida del settore giovanile, risultati culminati, sempre a Roseto, con il raggiungimento di due finali nazionali, nel 2000 con la formazione Juniores e nel 2003 con i Cadetti. Nella stagione 2003/04 è stato eletto miglior allenatore della Regione Abruzzo per ciò che riguarda il settore giovanile.

Dopo essere tornato in Abruzzo e aver collaborato con il Penne in C2 e il Giulianova in C1 e settore giovanile, nella scorsa stagione è approdato a Chieti alla guida dei Magic con cui ha vinto il campionato di Serie D e si a appresta a disputare il Campionato di Serie C2. Da quest’anno è anche responsabile dell’under 19.

Coach Merletti, come è iniziata la tua avventura?

Sono cresciuto come allenatore nella città di Pescara. Ho cominciato molto presto, avevo 19 anni, ad allenare quando solitamente si inizia la propria carriera da atleta a certi livelli. Nel ’95 sono passato ad Atri come assistente di coach di Domenico Sorgentone, un ottimo trampolino di lancio al fianco di un vero e proprio maestro che mi ha permesso, la stagione seguente, di approdare a Roseto. Essere arrivato alla società rosetana ha segnato la vera e propria svolta per la mia carriera: dal ’96 fino al 2000 ho partecipato,  come vice allenatore e responsabile del settore giovanile, all’escalation che ha portato la compagine abruzzese dalla B2 all’A2. Con la formazione juniores, nella stagione 1999-2000 dopo aver vinto il titolo regionale, ho raggiunto la finale nazionale di categoria.

Nella stagione 2000-2001 ho accettato l’offerta di vice allenatore della Virtus Siena: nel finale di stagione vengo promosso a Capo e riconfermato per la stagione successiva a guida di quella che sarebbe diventata, nel giro di pochi anni, la grande realtà che tutti conosciamo. Dopo i due campionati da Capo in serie B1, rientro a Roseto nella massima serie nel 2002/2003 da vice allenatore e responsabile giovanile e vi rimango per 2 anni. Un biennio importante che mi ha permesso nel primo di raggiungere di nuovo una finale per il titolo nazionale, questa volta con i cadetti e, nel secondo anno essere promosso Coach in prima squadra ed allenare, così, il Roseto basket in Serie A1.

Le ultime esperienze tra i pro le ho avute a Rovereto in B2, a Lucera e Battipaglia. Poi ho fatto una scelta di vita e sono tornato nella mia Regione.

Nel 2011 lasci il professionismo e rientri in Abruzzo: i motivi che ti hanno spinto a prendere questa decisione?

Ho smesso di fare il professionista poiché, a mio avviso, non c’erano più i presupposti per continuare a farlo. Dopo aver collaborato con Penne in C2 e Giulianova in C1 e settore giovanile, la scorsa stagione sono approdato al Magic Basket. Rimane la soddisfazione di aver lavorato, per citarne qualcuno, con coach del calibro di Piero Pasini, Luca Dal Monte, Tony Trulllo, Gabry Di Bonaventura e Domenico Sorgentone.

Il passaggio dal professionismo all’attività dilettantistica: quali sono, a tuo avviso, le principali differenze nell’organizzazione tecnica e nella metodologia di lavoro per un coach?

L’approccio e la funzione del coach di una formazione di A1, rispetto a una formazione di giovani potenziali cestisti, sono differenti: nel primo caso l’allenatore ha essenzialmente un ruolo motivazionale e di gestione dei propri uomini;  nel caso dei giovani, oltre alla gestione, subentra una componente didattica sul campo, il coach deve insegnare basket.

Un coach deve, oltre che aggiornarsi, adeguare le proprie competenze a quelle che sono le caratteristiche generazionali dei giovani: i ragazzi di oggi sono sicuramente diversi rispetto a quelli di dieci o quindici anni fa. Hanno maggiore spregiudicatezza, talvolta faccia tosta, che spesso sfocia nella presunzione e sono tendenzialmente più pigri.  Un coach deve essere bravo a cancellare questa pigrizia per permettere all’atleta di tirare fuori il talento.

Merletti (Magic Basket Chieti)

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Considerando il tuo grande lavoro e i risultati ottenuti, sia con le formazioni giovanili che con le squadre senior, quali sono le caratteristiche che una squadra vincente deve avere?

Preferisco una squadra senior composta da gente giovane portata al lavoro, l’ideale, per me, è un mix di giovani e meno giovani, un mix di razionalità e spregiudicatezza. Difficile trovare una realtà con queste caratteristiche: al Magic posso dire di aver trovato e contribuito a creare proprio questo.   Il gruppo è gestito secondo un reale criterio di meritocrazia, in questo sono aiutato proprio dai ragazzi che compongono  il gruppo senior storico che, mettendosi costantemente in gioco, mi danno un grande aiuto. Ovviamente tutto questo è possibile se si dispone di una Società vera e seria alle spalle.

Il successo della scorsa stagione, coinciso con il mio primo campionato vinto a capo di una squadra senior, è stato il risultato di questo. La società mi fa sentire la piena fiducia: Mostra di fare affidamento su di me non solo dal punto di vista tecnico dell’allenatore ma come uomo di basket. Per questo si è creato un rapporto vero e trasparente, che mi permette di stare bene a Chieti e che mi permette di svolgere il ruolo nella maniera che più mi piace. Ho quotidianamente la  possibilità di confrontarmi con tutti a 360 gradi, portando la mia esperienza di vita da professionista cercando di trasmettere tutto ciò che ho imparato in questi anni. Il basket era una professione e ora è tornata una passione. Anche se, c’è da dire, che qui ci alleniamo da professionisti.

Voglia di tornare tra i professionisti? Qualche rimpianto?

Parlavo con mia moglie qualche giorno fa proprio del fatto che questa società  mi ha fatto tornare la voglia di tornare ad allenare quotidianamente, si è riaccesa la voglia di stare sul campo, in sostanza, la voglia di basket. Da qui però prima di tornare a fare la vita da professionista  ce ne vuole, ora ho una famiglia ed ho appena avuto una figlia e non ci sono più i guadagni di una volta.

Rimpianti non ne ho, credo molto nel destino: se avessi accettato la proposta del mio Presidente a Roseto di rimanere, con il parere favorevole dei giocatori, accettando però di rinunciare a due anni di contratto forse avrei allenato per un anno intero in serie A1? Chi può dirlo? Se avessi accettato di rimanere a Siena, forse ora sarei nei professionisti. Di sicuro so che se avessi fatto altre scelte, molto probabilmente, non avrei conosciuto mia moglie e non avrei una figlia! Quindi sono contento delle scelte che ho fatto.

Organizzazione e obiettivi per la stagione che sta per iniziare?

L’obiettivo principale è quello di far salire il rendimento dell’under 19. Nella nostra visione, infatti, la prima squadra deve fungere da trampolino di lancio per la crescita tecnica dei giovani. Generalmente si fa l’esatto opposto. Noi quest’anno abbiamo rinforzato la Società creando una collaborazione, inizialmente di due anni, con la Pallacanestro Antoniana di Pescara società tra le più importanti nel panorama abruzzese a livello di Basket giovanile. Crediamo che questa sia un’opportunità in più che ci permetterà di puntare con maggiori energie sull’aspetto giovanile, che è la vera e propria missione societaria. Abbiamo rinforzato la prima squadra esclusivamente con under 19, al massimo inseriremo un senior per dare peso specifico vicino a canestro. Nel caso in cui dovesse arrivare, si tratterà di un giocatore già pronto a stare vicino a un giovane, disposto a dargli consigli.

 L’obiettivo per questo nuovo campionato, a cui arriviamo da neo promossi, è sicuramente quello di non svolgere la parte della vittima sacrificale. Non si conoscono ancora, al momento, i roster delle altre squadre. L’unica certezza è che saremo protagonisti per quello che riusciremo a meritare.

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