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Montagna d’estate: le regole per effettuare escursioni in sicurezza

I consigli di Paolo De Luca, maestro di Escursionismo e Accompagnatore di media montagna, per affrontare con la dovuta consapevolezza la montagna ed i suoi rischi. Una mini guida alle escursioni montane estive

Le escursioni  in montagna sono una delle  più  belle  attività  del  tempo  libero  in  estate in  quanto,  oltre  a  fare  esercizio  fisico, si ha l’occasione  di conoscere luoghi  meravigliosi, di godere  della  natura e di ambienti incontaminati e di divertirsi. Al tempo stesso, però, è un’attività che richiede conoscenza, esperienza, preparazione, equipaggiamento  adeguato  e tanta tanta  prudenza. 

Scopriamo con Paolo De Luca, maestro abruzzese di Escursionismo e Accompagnatore di media montagna come  evitare  i  pericoli  che  si  nascondono  sui  sentieri  montani. 

Come  va  scelto  il  percorso?

Le   escursioni   in  montagna   vanno  pianificate  bene  ed  affrontate   in  condizioni   fisiche   adeguate,   scegliendo   percorsi   con   profili   altimetrici   che  siano  al  di  sotto   delle  proprie   possibilità   ed  evitando   accuratamente   di   strafare.   Bisogna  tener  presenti   due   concetti   fondamentali:   difficoltà   e  lunghezza   dell’itinerario. 

Il  primo, la difficoltà, deve  essere  in  funzione  di  quelle  che  sono  le  nostre  capacità  tecniche  e la nostra  esperienza; il secondo, la lunghezza, è chiaramente in funzione  delle  nostre  condizioni   fisiche e dell’allenamento. In  ogni caso mai  sottovalutare  il  percorso perché le insidie  si  possono   nascondere  anche  nei  tratti  apparentemente  più  semplici.

Esiste  una  “progressione”  da  seguire?

Una  stagione escursionistica può prevedere percorsi gradualmente sempre più  impegnativi,  anche per coloro che non sono esperti e che possono ritagliarsi  itinerari  su  misura.  A meno che non si tratti di una semplice passeggiata, però, è sempre  importante allenarsi fisicamente prima di  iniziare; se si  hanno  dubbi sulla propria condizione  psicofisica,  è  meglio chiedere consigli  ad  un  medico prima di avventurarsi in  escursioni,  anche  giudicate   modeste.  Questo  perché  a  quote  non  altissime,  la  riduzione  di ossigeno  (ipossia)  può  causare  problemi  anche  seri  (sindrome  da  mal  di  montagna,  cioè  cefalea  e  nausea)  ed  è  importante  non  tornare mai  distrutti  da  un’escursione: stanchi  certo,  ma  non  spossati.  L’escursione  non  è  una  forma  di  espiazione ,  né  una  sorta  di  impresa  di  cui  vantarsi   tra  amici:  deve  costituire  invece  un’esperienza   di  benessere  e  divertimento. 

Prima   di   iniziare   un’escursione,   cosa   è   importante  fare?

Prima di intraprendere anche una semplice passeggiata in montagna, è opportuno consultare i  bollettini  meteo, considerando anche che  il  tempo in montagna può cambiare in pochi minuti,  come ad esempio accade  sulla  catena  montuosa  del   Gran Sasso  d’Italia, data la sua   particolare   vicinanza   ai   due   mari.  E’ preferibile  farlo   la  mattina  stessa  per  avere  dati  più  aggiornati  e  attendibili;  naturalmente in  caso di  maltempo è meglio rimandare che sfidare le  insidie della montagna perché in  caso  di  pioggia  i  sentieri  possono   diventare  scivolosi.  Se  ci si avventura  per  la  prima  volta   in  ambiente  montano,   bisogna  scegliere  un  itinerario  facile,  con  un  percorso  possibilmente  a  bassa  quota,  senza  particolari  pendenze  e  con  tempi  di  percorrenza   limitati  a poco  più  di  un  ora  per   iniziare   ad   abituarsi gradualmente   all’ambiente  e al  clima.

Oltre la verifica delle condizioni meteorologiche, è basilare studiare  bene il  percorso  prima  di  partire e procurarsi una cartina con  i  sentieri  della zona, perché anche  i  passaggi  apparentemente   più   sicuri  possono   diventare   pericolosi.  Tra  tutte le guide disponibili,  è  da preferire   la  carta  topografica I.G.M. (Istituto Geografico Militare) perché  più dettagliata: la difficoltà  dell’itinerario  è  indicata  con  sigle  convenzionali  (T, E, EE, EEA), partendo  dal  percorso  più  facile, per arrivare a  quello  più  impegnativo  e  difficile. Le  linee  rosse  continue  indicano  un  sentiero   facile,   quelle  tratteggiate   segnalano  un  percorso   abbastanza  difficile,  quelle  punteggiate   corrispondono   a   tratti   esposti   che   i   principianti   devono   assolutamente   evitare.

In   montagna  con chi?

E’   preferibile  non  avventurarsi mai da  soli.  Se  si  è  alle  prime armi  e  non  sicuri  delle  proprie  capacità,  è importante rivolgersi  ad  un  professionista  della  montagna,  Guida  Alpina   o   Accompagnatore di  media Montagna  perché  sono gli unici garanti della sicurezza. 

Cosa  è  fondamentale   nell’abbigliamento?

Dopo  il  cervello, la scarpa è  l’elemento  più  importante  dell’escursionista:  è  indispensabile  e  non si può  fare  a  meno  di  preferirne  una  adatta.  La  calzatura  da  trekking  deve   essere  scelta  con  cura  ed avere  una  suola  flessibile  antiscivolo (possibilmente  gomma  Vibram)  e  della  misura  giusta,  non  troppo  larga  perché  il  piede  deve  poter   “sentire”   il  terreno  ma  neanche  troppo  stretta  per  evitare così   la   formazione   di   vesciche.  Basse  e  morbide  con  suole  artigliate  per  le  passeggiate  di  fondo valle,  alte  e  rinforzate  sui  fianchi  per  escursioni,  vie  ferrate  e  ghiaioni.  Da  non  sottovalutare  l’importanza  dei calzini:    meglio  lana  o  fibra  perché  si  bagnano  meno  e  riducono  l’attrito  con  lo  scarpone;  preferibilmente  fino  all’altezza  del  ginocchio così  riparano  dai  morsi  delle  vipere.   Niente cotone   perché   tende   a   bagnarsi  e  a  scaldare  troppo  il  piede:   traspirabilità   per   prima   cosa.

Come   bisogna   vestirsi?

Suggerisco un abbigliamento a  strati,  tipo  ” cipolla”  perché   alla  partenza  la  temperatura   è   gradevole  ma  dai  duemila  metri   in  sopra   può  calare  in  maniera  brusca:  il  termometro  si  abbassa  di  6/7  gradi  ogni  mille  metri  di  dislivello ed  i  venti  in  quota  intensificano  notevolmente  la  percezione  del  freddo.   E’  quindi   importante   indossare   più   strati  di  indumenti   per  proteggersi  sia  dal  caldo  sia  dal  freddo. 

osa   non   bisogna    veramente   sottovalutare?

Anche   se   è   estate,   in  alta  quota  ci  si  può  imbattere  in  climi  invernali, senza trascurare  la possibilità  di   un  forte  temporale,   più  frequente  nelle  ore  del  pomeriggio.  Giacca  a  vento   impermeabile  e  cambio  di  abbigliamento riposti  nello  zaino  saranno  decisivi.  Quello  che  proprio  non  si  può  evitare,  con  tutta  la  prudenza  del  caso,  è  il  rischio di  fulmini: poco  frequenti  ma  possibili.  Il consiglio  è  il  consueto:  non  sostare  in  luoghi  aperti  o  zone  su  cui  si  possono  scaricare, come  sotto  alberi  isolati,  lungo  le  vie  ferrate,   in  prossimità  della  vetta  o  di  una  cresta;  stare  lontani  dai  corsi  d’acqua (anche  perché il  temporale può  provocare  un  aumento  della  portata  dei  fiumi)  e  non  utilizzare  il  telefonino.  In  caso  di  improvviso  maltempo, è importante   subito  cercare  riparo  in  una  grotta  o  meglio  in  un  rifugio  alpino.  Attenzione   alla   nebbia.   Può  formarsi  in  breve  tempo  anche  con  buone  condizioni  climatiche  e  rendere  difficile  l’orientamento.  In  caso  di  nebbia  mai  separarsi   dal  gruppo,  restare  a  portata  di  voce  degli  altri  componenti   e  tornare  a  valle  sempre  uniti, perché   è provato  che  l’essere  umano  si  disorienta  in  mezzo  alla  nebbia  ed  inizia a  girare  attorno  ad  un  cerchio  seguendo  le  impronte  sul  terreno,  senza  sapere  che  sono le sue lasciate al  giro  precedente!   

Cosa   portare  con  sé?

Nello  zaino  non  deve  mai  mancare  una  borraccia  d’acqua  perché  in  montagna  si  perdono  molti liquidi  con conseguente  affaticamento  del  cuore.  E’  importante  sforzarsi  di  bere  più  del  normale  in  quanto  una  buona  idratazione  contribuisce  a  ridurre  la  secchezza   dell’aria  ed   aiuta  inoltre  a  sostituire  i  fluidi   persi  a  causa  della  pesante  respirazione   legata  alla  quota  e  allo sforzo  fisico.  E’ inoltre importante avere  sempre   gli  occhiali  da  sole  con  protezione  laterale,   la  crema  protettiva  solare, lo  stick  per  le  labbra,  la  giacca  antivento  (possibilmente  impermeabile),  gli  indumenti  di  scorta,  tra  i  quali  guanti  e  cappello  perché  la  dispersione  termica  avviene  maggiormente   dalla   testa  e  dalle  mani. Non può alla fine mancare l’occorrente  per  le  situazioni  di  emergenza:  bussola,  altimetro,  telo  termico,  lampada  frontale,  10  metri  di  cordino e casco  protettivo, imbracatura,  4  metri  di  cordino da 11mm,  un  moschettone  a  ghiera  di  sicurezza  e  due  da  ferrata ( nel  caso  si  voglia  scegliere  un  sentiero  attrrezzato), kit  di  primo soccorso  (lozione  per  punture  di  insetti,  siringa  aspira  veleno,   acqua  ossigenata  e  garze). Particolare attenzione merita la scelta del telefonino. Negli  smartphone, si può scaricare l’applicazione “GeoResQ”: è’  un  nuovo  servizio  di  geolocalizzazione  e  d’inoltro  delle  richieste  di  soccorso  che  tiene  traccia  del  percorso  comunicandolo  a  chi  volesse  seguirci  da  casa  e  per  inoltrare  tempestivamente  la  richiesta  di  soccorso  alla  centrale  operativa  attiva  24  ore  su  24.  Se  l’escursione  si  protrae  per  più  giorni  aggiungere  un  sacco  lenzuolo  oppure  un  sacco  a  pelo (obbligatorio  nei  rifugi  CAI  di  tutta  Italia)  e  denaro  in contanti  perché  spesso  non  c’è  la  possibilità  di  pagare  con  la  carta  di  credito.  Portare  sempre  con  sé  i  numeri  telefonici  dei  contatti  utili  della  zona  (ad  esempio  quello  dell’albergo ,  dei  rifugi  alpini  presenti  nella  zona  ecc.).                              

Una   volta   iniziata   l’escursione?

Prima di incamminarsi, è importante  comunicare  preventivamente   e   con  precisione   a  parenti  o  amici  la  meta,  l’itinerario  scelto,  l’ora  prevista del  rientro  in  modo  da  dare  la  possibilità  concreta,  in  caso  di  un  eventuale  soccorso,  di  essere  localizzati   il prima  possibile. 

Una  volta  partiti:

  • ricordare di non  iniziare  con  un  passo  veloce  perché,  nella  prima  parte  dell’escursione  è  necessario   fare  un riscaldamento,  senza  forzare  il  passo: si  avrà  tempo  per  stancarsi  quando  il  sentiero  inizierà  a  “tirare”, diventando più ripido;
  • non  dimenticare, inoltre,  che  si  deve  tornare  anche  indietro: dosare correttamente  gli  sforzi   è fondamentale;
  • seguire  fedelmente  il  resto  del   gruppo  e  stabilire  punti  di  riferimento   durante  il  percorso  per  orientarsi  in caso  di  smarrimento;
  •    seguire  sempre  il  tracciato  del  sentiero   perché   è   sicuro  e  contraddistinto  da  segnavia  di  colore  bianco  rosso;  nei tratti in cui è esposto   bisogna   prestare  attenzione   soprattutto  in  presenza  di  neve;   tali  passaggi  vanno  poi   evitati   se   c’è   ghiaccio; 
  • sul  sentiero   bisogna prestare   molta   attenzione   non   solo   a   non   scivolare,   ma   anche  a  non   far   cadere   sassi   su  coloro  che  si  trovano   più  a  valle:  se   dovesse  partirne  uno,  bisogna subito   gridare  per   avvertire  del  pericolo;  
  • Se  il   sentiero   diventa   impegnativo   e   ci   sono   piccoli  balzi  da  superare,  non   si  deve  aver   paura  di “ sporcarsi “  le mani;  è   importante   utilizzare   mani   e   braccia   per   superare   questi  ostacoli.

 “Fiato grosso”,   cosa   fare?

Salendo  di  quota, per compensare la diminuzione di ossigeno  si  è  costretti  a  respirare  più  velocemente e  restare  senza  fiato  è  normale:  non  appena  si  inizia  ad  avvertire   la  stanchezza,  è consigliabile  fermarsi  per recuperare e, con l’occasione, ammirare il panorama. L’ideale  sarebbe  fare  una  pausa  di   5-10  minuti  per  ogni  ora  di  camminata   anche  per   abituare  l’organismo  alla  nuova   altitudine  e  alle  quantità   progressivamente  inferiori   di   ossigeno ( processo  di   “acclimatazione  all’altitudine”).  

In  quale  momento  dell’escursione  bisogna  prestare  maggiore  attenzione?

 Bisogna   essere   sempre  attenti,  prudenti   e  vigili;   l’escursione  in  montagna  inizia  appena  lasciamo  l’auto  o  la  struttura  ricettiva  turistica  e  finisce   quando  torniamo  da  dove  siamo  partiti!  Particolare  attenzione  merita  la  discesa  perché  può  diventare  pericolosa  se  la  si  affronta  in  condizioni  di  notevole  stanchezza  e distrazione. E’  vivamente   consigliato   l’utilizzo dei   bastoncini  da  trekking   perché  aiutano  a  scaricare  parte  del   peso   sulle   braccia  alleggerendo  così  la fatica  e  le sollecitazioni   alle  ginocchia.  

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