Lanciano, dopo la retrocessione la città pensa al dopo Pincione

Il calvario del Lanciano è terminato sabato scorso, con l'ennesima figuraccia di una stagione da incubo, contro la RC Angolana, con la squadra rossonera travolta per 5 a 1 e in campo in dieci uomini perché impossbilità a fare cambi, non avendo - da settimane ormai - nemmeno un calciatore di riserva in panchina. Roba da tornei amatoriali di quart'ordine, anche se la realtà sportiva gestita da remoto da Max Pincione era in realtà una squadra di Eccellenza, il massimo campionato dilettanstico regionale. Un'umiliazione per chi ha vissuto, fino a qualche anno fa, la gloria del Lanciano protagonista in serie B. 

Campionato chiuso al penultimo posto, con appena 19 punti fatti, 84 gol al passivo e una scontata retrocessione in Promozione. La squadra non ha mai giocato né si è mai allenata in città; non c’è stato alcun rapporto con la tifoseria; la proprietà non ha mai mostrato la volontà di instaurare un qualsiasi tipo di dialogo o di invertire la rotta. Pincione, in un recente intervento in tv a Telemax, ha provocato l'ambiente rossonero: "Se non vi piace come facciamo calcio, non parlate di noi, lasciateci perdere che a noi non interessa. Non andiamo via da Lanciano". Ma questo Lanciano 1920 non ha più alcun legame con la città e difficilmente potrà chidedere l'ammissione al prossimo torneo di Promozione, non avendo al momento neanche un campo per le partite casalinghe. 

La retrocessione diventa quindi un incentivo a costruire un futuro diverso. A Lanciano la voglia di calcio è tanta e c’è chi sta lavorando sotto traccia per mettere insieme forze locali che possano iniziare e portare avanti un progetto serio, indipendentemente da quella che sarà la categoria. Diverse soluzioni sul tavolo, dalla ripartenza da zero (Terza categoria) all'acquisizione di un titolo esistente in città (in Prima c'è l'Athetic Lanciano) o addirittura fuori dai confini cittadini (magari una società di Promozione).