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Calcio Torrebruna

Colpisce con un violento pugno alla nuca l'arbitro, calciatore del Torrebruna squalificato fino a giugno 2025

Squalificato Giovanni Salvatore per oltre due anni e mezzo come deciso dal giudice sportivo, multata anche la società e gara persa a tavolino

Una squalifica fino al 30 giugno del 2025 per Giovanni Salvatore, calciatore del Torrebruna.
È quella che ha comminato il giudice sportivo dopo aver letto il referto redatto dall'arbitro della partita Torrebruna-Odorisiana di Seconda Categoria giocata l'11 dicembre.

Il giudice sportivo ha anche deciso di infliggere alla società Torrebruna la sanzione sportiva della perdita della gara con il punteggio di 3 a 0, nonché l'ammenda di 100 euro a titolo di responsabilità oggettiva.

Squalificato anche il calciatore Mario Marinacci per due gare effettive e inibito fino al 28 febbraio 2023 il dirigente Giovanni Micelli. Questo quanto si legge nel comunicato ufficiale della Lega Nazionale Dilettanti: «Al minuto 23 del secondo tempo il calciatore Marianacci Mario, del Torrebruna, veniva espulso per condotta violenta nei confronti di un calciatore avversario, che colpiva con un violento calcio nel tentativo di impossessarsi del pallone. Al minuto 27 del secondo tempo, a seguito della segnatura di una rete da parte della squadra ospite, il calciatore Salvatore Giovanni, del Torrebruna, rivolgeva pesanti ingiurie all'arbitro e lo spintonava con forza con entrambe le mani sul petto, facendolo indietreggiare. Alla notifica del provvedimento di espulsione, lo stesso dapprima spintonava nuovamente l'arbitro e, dopo essere stato allontanato con forza dai propri compagni di squadra, tornava di corsa verso il direttore di gara colpendolo con un violento pugno sulla nuca, provocandogli momentaneo dolore. Infine, veniva allontanato dai propri compagni di squadra. A quel punto l'arbitro disponeva la sospensione definitiva dell'incontro, sul risultato di 1 a 1, e si dirigeva verso gli spogliatoi, dinanzi ai quali trovava 4/5 sostenitori della squadra di casa che inveivano contro di lui con insulti e minacce. Gli stessi, dopo che l'arbitro aveva guadagnato l'ingresso al proprio spogliatoio, ne colpivano ripetutamente con forza la porta la quale, essendo priva di chiave, doveva essere trattenuta dallo stesso arbitro per impedire che fosse aperta sotto i colpi dei facinorosi». 

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