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Cataldo dopo la paura: "Attimi terribili, ho capito subito che avrei perso il "mio" Giro"

Il ciclista di Miglianico ha presentato il suo libro "60 secondi" e ha fatto per noi le carte alla Corsa Rosa che parte da Fossacesia: "La carovana a pochi metri da casa mia, sarebbe stato meraviglioso esserci..."

La paura è passata. Dopo due interventi chirurgici, uno alla testa del femore sinistro e l'altro - doppio - a clavicola e schiena, Dario Cataldo vede la luce in fondo al tunnel in cui era finito il 20 marzo scorso a Girona, nella prima tappa del Giro di Catalogna, giorno del terrificante incidente in cui aveva riportato fratture multiple e aveva rischiato anche la vita in sella alla sua bici. Il ciclista di Miglianico perderà il Giro d'Italia in partenza dalla sua terra, ma non ha perso la passione per il suo sport e la voglia di tornare presto su strada.

"Il Giro passerà praticamente sotto casa mia: da Chieti, scenderà verso Ripa Teatina e poi sulla provinciale di Miglianico, ad un chilometro scarso dalla mia abitazione. Questo non fa che aumentare la mia amarezza. La partenza dalla Costa dei Trabocchi la sognavo da tempo, ci tenevo e vederla sfumare all'ultimo dopo anni di attesa dispiace tanto. E' andata così, dobbiamo accettarlo. E' solo un arrivederci, l'obiettivo è partire al Giro del 2024. Nel mio cuore c'è questo sogno", dice a Chietitoday.it Cataldo, che ha presentato il suo libro (scritto a quattro mani con Luigi Milozzi) "60 Secondi", edito da Hatria Edizioni.

L'incidente

"Ho capito subito che si trattasse di un infortunio serio. Anzi, ho avuto qualche attimo di paura vera: non riuscivo a respirare, vedevo parecchio sangue che scendeva. Lo perdevo dal naso, che era rotto, ma in quel momento non capivo da dove provenisse. E non riuscivo a respirare. Dopo tanti anni, e tante cadute, hai coscienza di quella può essere una caduta banale o al contrario di una caduta pericolosa e dei rischi. E' stato tutto molto razionale, c'è stata consapevolezza. Ho capito subito che fosse qualcosa di molto pericoloso, poi quando il respiro si è stabilizzato mi sono tranquillizzato. Sapevo di avere fratture, ma pensavo a come tornare in sella più che ai danni fisici subiti...".

Il recupero

"Tra due settimane dovrei togliere il tutore che indosso per la colonna vertebrale, tra meno di un mese spero di tornare sui pedali. L'obiettivo è quello di tornare in bici già durante questa stagione. Vorrei cominciare la preparazione a giugno e luglio e tornare in gara tra agosto e settembre. Ma dipende tutto dalle tempistiche del recupero".

Le carte al Giro 2023

"Chi vincerà? Ci sono tanti ciclisti che potrebbero dominare, tante squadre che vogliono fare bene. Dovranno trovare il modo di ostacolarsi a vicenda. Vedremo un Giro tiratissimo, molto tatticismo. Tutti cercheranno il momento giusto per approfittare delle debolezze altrui, l'astuzia e il tempismo faranno la differenza. Su chi punto? L'italiano, giovane, su cui ripongo le mie speranze è Alessandro Covi (24enne piemontese della Emirates, ndc). Il grande favorito? Roglic".

Il muro di neve a Campo Imperatore

"Diverse volte sono passato su quel tratto. La montagna è tanto affascinante. Io mi alleno di più sulla Majella, dalle mie parti. Il Gran Sasso è quasi un arrivo alpino per caratteristiche e altitudine. Quel passaggio a Campo Imperatore ci riporterà indietro nel tempo al Giro del '99, vinto da Marco Pantani...".

Un pensiero per Ciccone

"Maggiore sfiga per noi abruzzesi non poteva esserci. Speravo che questa positività al Covid fosse una cosa più leggera, invece l'ho sentito qualche giorno fa e stava ancora molto male. Lì ho capito che non avrebbe potuto correre il Giro nemmeno lui. Un altro motivo di amarezza".

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