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Simbolo della Pasqua e importante invenzione evolutiva: tutto quello che c'è da sapere sull'uovo

Così gli animali vertebrati sono riusciti a colonizzare la terraferma. In natura il più piccolo pesa 0,3 grammi, il più grosso 2 kg e mezzo. Ecco tutte le curiosità svelate dal Wwf

L’uovo più piccolo.

Quello più piccolo è l’uovo deposto da un colibrì della Giamaica (Mellisuga minima), lungo appena 10 millimetri e del peso di soli 0,365 grammi. Tra i rettili il primato spetta probabilmente (ma non ci sono misurazioni ufficiali) al minuscolo Sphaerodactylus ariasae, un geco che può stare tranquillamente su una monetina da 10 centesimi.

La forma.

Le uova non hanno tutte la stessa forma: possono essere ellittiche, ovali, appuntite, piriformi. Le varianti sono determinate sia da ragioni fisiche (la struttura del bacino delle femmine) che da motivazioni legate alle abitudini riproduttive delle varie specie: ad esempio gli uccelli marini come le Urie, le Gazze marine e i Gabbiani tridattili, che nidificano sulle falesie rocciose, depongono uova a forma di pera allungata per non rischiare che possano cadere rotolando, mentre le specie che si servono di cavità o buche possono tranquillamente restare fedeli alla forma rotonda.

Il colore.

Per la colorazione delle uova un fattore determinante è il mimetismo che favorisce le tinte meglio in grado di confondersi con l’ambiente. Nei rettili, che celano le proprie uova in anfratti e nel substrato o le seppelliscono, domina il bianco. Tra gli uccelli la gamma è notevolmente più ampia: ce ne sono anche di marroni, azzurre e rosse con varie possibili sfumature e combinazioni. Qualche esempio: il codirosso algerino (Phoenicurus moussieri) si concede uova sia bianche che azzurre anche nella stessa covata, mentre l’uccello sarto (Orthotomus sutorius) si sbizzarrisce ancora di più e le 4 uova che abitualmente depone possono essere bianche, verdi, blu-verdastro o anche rosa con maculature rosso chiaro, violetto e nero. La pavoncella (Vanellus vanellus) e il chiurlo (Numenius arquata) preferiscono ombreggiature marroni o un bel verde oliva macchiettato di rossiccio: ci vuole davvero occhio per individuarle nel substrato. Da questo punto di vista un vero specialista è il fratino (Charadrius alexandrinus), che il Wwf tutela lungo le coste italiane: questo trampoliere in miniatura depone uova difficilissime da distinguere nell’ambiente sabbioso in cui si riproduce. Ha un problema opposto il picchio rosso maggiore (Dendrocopos major) che nidifica nelle cavità scavate nei tronchi dove anche per mamma e papà è difficile muoversi: le sue uova sono infatti bianche e lucide per facilitare la localizzazione al buio. La colorazione è data da sostanze deposte sullo stato esterno del guscio: le melanine danno toni bruni e neri; i carotenoidi quelli gialli, rossi, arancio, marrone e violetto; le cianine contribuiscono alla formazione dei blu e dei verdi.

Strategie di riproduzione.

Tra gli uccelli, di norma i genitori hanno un comportamento amorevole verso la propria prole: prima covano le uova e poi accudiscono i piccoli mettendoli in grado di badare a se stessi prima di abbandonarli. Non mancano tuttavia le eccezioni. La più nota è quella del cuculo (Cuculus canorus), che parassita i nidi altrui, in Italia soprattutto quelli di cannareccione (Acrocephalus arundinaceus), luì verde (Phylloscopus sibilatrix) e pettirosso (Erithacus rubecula), favorito dalla somiglianza delle proprie uova con quelle della specie “ospite”. Alla schiusa, che avviene dopo una dozzina di giorni, il pulcino del cuculo, spingendole con il dorso, getta fuori dal nido le altre uova non ancora schiuse e, nel caso, anche gli eventuali “fratellastri” per avere per sé tutto il cibo portato dai genitori involontariamente adottivi.

Tra i rettili, nella quasi totalità dei casi, le uova vengono deposte in un posto caldo e lasciate al loro destino grazie al fatto che i piccoli appena nati sono nei fatti una versione in miniatura di mamma e papà: già ben formati e perfettamente in grado di badare a se stessi.

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