Zen, la storia di "tre zampette": il cagnolino diversamente abile divenuto la mascotte della Villa Comunale
La Villa Comunale scopre la sua anima “zen”. Si chiama proprio Zen, però con la maiuscola, il cagnolino “diversamente abile” divenuto la star del centralissimo parco cittadino. Meticcio di origini, trovatello quando era ancora cucciolo ed integro, divenuto suo malgrado, dalla età di tre anni, un testimonial tenero ed affettuoso della disabilità animale. Zen, od anche “tre zampette”, un nomignolo questo che coniuga l’essenza contemplativa del suo nome ufficiale con quella legata alla cultura immanentista degli indiani d’America, ogni giorno, di buon’ora, marca il cartellino delle presenze nella zona del viale principale di Villa Frigerj. In un certo senso è lui che porta a spasso Carlo, settantaquattrenne geometra teatino ora in pensione, una vita spesa al nord per ragioni di lavoro. Più che il suo proprietario un vero amico speciale. Coppia fissa anche sui sentieri della Maiella e del Gran Sasso, location preferite delle escursioni da Carlo e dai suoi amici umani. Divenuti gli “zii” acquisiti di Zen. Il quale, in alta quota, può contare su uno zaino che alla bisogna si trasforma in un carrozzino, così da consentirgli di tirare il fiato tra le ferrate ed i valloni delle nostre montagne.
“E’ una precauzione che gli allieva gli inevitabili momenti di difficoltà”, spiega Carlo, “ma nella vita normale, parlo delle lunghe passeggiate urbane che quotidianamente facciamo insieme, non c’è nessun problema, Zen è un cane come tutti gli altri, corre, rincorre, gioca con qualsiasi cosa gli capiti a tiro, è socievole con i suoi simili e pure con le persone ed i bambini, poiché gli basta uno sguardo ed un’annusata per capire chi è amante degli animali”. Zen ha molti compagni di giochi, che di zampe ne hanno quattro: Oliver, Lady, Robin, Frida, Lampo, Yumi, Kuma e Saku, solo per citarne alcuni. “E tutti”, prosegue Carlo, “gli vogliono un gran bene, tempo fa ha incontrato un pastore tedesco che l’ha scrutato in lungo ed in largo passando il muso ripetutamente nella zona dell’arto mancante, quasi per rendersi conto di questa diversità di Zen, per capirla e trasformarla in una occasione di solidarietà, tant’è che poi si sono messi a giocare in maniera del tutto naturale”. Quella solidarietà che nel 2016 un automobilista incauto e privo di ogni scrupolo gli negò.
“Stavamo passeggiando su un marciapiede”, ricorda Carlo, “d’improvviso si accostò un auto, retromarcia a volo per posteggiare ma misure errate ed il mezzo salì con una delle ruote posteriori sul cordolo e centrò Zen alla zampa anteriore sinistra, il veterinario gli fece rientrare la scapola con una opportuna manovra ma lo schiacciamento tendineo ed osseo dell’arto dovuto al trauma non gli diede scampo e dopo alcuni giorni Zen perse quello che era diventato un moncherino privo di ogni attitudine funzionale”. Per la cronaca, ecco perché si è sottolineata la mancanza di scrupoli e senso civico del conducente, l’automobilista, che pure era inizialmente sceso, ripartì sgommando senza prestare alcun soccorso all’animale, né conforto a Carlo che in quegli attimi di spavento non si trovò nelle condizioni di annotare il numero di targa del veicolo poiché impegnato a verificare le condizioni di salute del suo cagnolino. Zen, a suo modo un “guerriero”, fece, per la seconda volta nella sua vita, di necessità virtù. La prima delusione la ebbe quando venne abbandonato, ancora cucciolotto, aveva appena due mesi, in un cartone davanti ad un centro commerciale. Ma arrivò un angelo di nome Marco, il figlio di Carlo, che era lì per compere, il quale fu attratto da quel batuffolo, allora a quattro zampe, e non girò la testa dall’altra parte. “Sì”, continua Carlo, “Marco e Zen si sono fissati e subito si sono voluti”. Poi la storia d’amore nella sua nuova famiglia, con “papà” Carlo e “mamma” Ivana pronti ad accoglierlo. Mentre Marco si era nel frattempo trasferito in Brasile dove ha aperto un’azienda alimentare specializzata in prodotti per diabetici e ciliaci. “Ma Zen”, aggiunge Carlo, “ci parla per telefono, capisce, non so come faccia, quando chiama Marco e subito dopo abbaia e scodinzola al cellulare”. Zen, prima dell’incidente, e cioè fino all’età tre anni, dimostrò spiccate doti di cane da punta “stanando, quando abitavamo a Ripa, diversi fagiani”.
Ed oggi, che di anni ne ha nove ed ha dovuto rimodulare le sue abitudini, “è comunque un cagnolino attivo, devo dire anche molto incline ai corteggiamenti, in ogni caso, nonostante qualche inevitabile marachella”, sorride Carlo, “si fa voler bene guardandoti con quegli occhioni profondi ed empatici”. Ed ancora: Zen tollera i gatti, li adocchia ma poi alla fine cambia strada e, responsabilmente, evita contatti “conflittuali”; in prossimità delle strisce pedonali non attraversa se Carlo non gli fissa bene il guinzaglio, sempre comunque un passo, anzi una “zampa”, dietro al suo conduttore; ama da pazzi la pastina in brodo e gli gnocchi; nelle rare volte in cui manifesta stanchezza, salta letteralmente in braccio al padrone per un breve passaggio rinfrancante. “Sempre mio figlio Marco”, conclude Carlo, “gli impose il nome di Zen perché quelle tre lettere erano facili da pronunziare e dirette per farsi meglio ascoltare [e qui è calzante l'analogia con Ugo, il nome scelto da Gaetano -Massimo Troisi- per il proprio futuro figlio nel film "Ricomincio da tre", 1981, ndc], ciò detto devo dire che difficilmente devo alzare il tono della voce, Zen è molto collaborativo e rispettoso”. Mentre stiamo per congedarci con una stretta di mano da Carlo, Zen avverte la conclusione imminente della amabile chiacchierata, salta sulla panchina e si accovaccia tra di noi poggiando il muso sulle gambe del cronista. Chiede carezze e coccole. Perché lui, diversamente abile, è il primo ad aprirsi al mondo. Piccolo cane inclusivo, e per questo grande, che ha.... ricominciato da tre, nel vero senso del termine.
Con le tre belle persone, Marco, Carlo ed Ivana che l'anno salvato ed accudito. Con le tre lettere del suo nome ispirato all’ascesi. E con le sue tre inesauribili zampette. Che lo rendono protagonista caparbio e sensibile della vita cittadina e simpatica “mascotte” della Villa Comunale di Chieti. La Villa di Zen.