San Giustino illumina gli scavi: ecco la soluzione tecnica per una possibile, futura valorizzazione dei reperti
“San Giustino illumina gli scavi”. Una esortazione e, da oggi, anche una constatazione. Lieta, apprezzabile, prospettica. La direzione dei lavori, nella persona del co-progettista, architetto Gianfranco Scatigna, di concerto con gli assessorati competenti e sentito l’orientamento di massima della direzione scientifica, ha concepito una soluzione tecnica che consentirà futuri, eventuali interventi nelle zone della piazza ritenute a più elevata rilevanza monumentale. Si tratta della individuazione di “sagome”, delimitate da una cornice di mattonelle con colorazione diversa dal resto del lastricato circostante, che indicheranno il perimetro dei reperti giudicati meritevoli, un domani, di possibili approfondimenti e, perché no, di eventuali valorizzazioni per quanto compatibili con idonei progetti muniti delle adeguate coperture finanziarie.
Ma oltre a “fotografare” la posizione delle presenze archeologiche di maggior “respiro”, dette sagome [ed è questa la vera novità rispetto ai semplici disegni a livello di calpestio pur ipotizzati oltre un anno fa] saranno amovibili in quanto collegate al resto del lastricato da “giunti tecnici” che eviteranno, allorquando si decidesse di intervenire negli strati sottostanti, impatti sulla tenuta strutturale dell’intero massetto. Insomma, per intenderci, si tratterà di “isole” ben limitate e delimitate, probabilmente anche allestite con finiture leggermente differenti dal resto della pavimentazione, che, grazie a giunti di raccordo, potranno essere sollevate, pure parzialmente, onde permettere ulteriori approfondimenti scientifici dei reperti. Per arrivare, nel caso specifico della cisterna monumentale della quale oggi si è proceduto al rinterro della camera indagata nei giorni scorsi [di pregevole fattura la pavimentazione in cocciopesto sulla quale sono stati individuati porzioni di crolli in opus spicatum della copertura], alla fruizione dei quattro ambienti ipogei in cui si articola il manufatto. La decisione, che segue alla citata ricognizione nella prima camera dell’imponente “serbatoio romano” [questa la definizione ufficiale resa dal funzionario archeologo della Soprintendenza APAB Chieti-Pescara, Rosanna Tuteri, in un post FB diffuso ieri], è salutata con viva soddisfazione dal vice-sindaco ed assessore con delega alla Cultura Paolo De Cesare: “si tratta di una opportunità che come amministrazione vorremmo riservarci per rendere in un futuro prossimo visitabili alcuni spaccati del patrimonio monumentale di Piazza San Giustino, senza interferire sul progetto di riqualificazione e, naturalmente, individuando le opportune risorse”.
Per l’architetto Gianfranco Scatigna “sarà ora necessario verificare nei dettagli la portata e gli aspetti tecnici dell’intervento ma confermo la volontà dei progettisti di procedere alla realizzazione di sagome intermodulari non interferenti con il lastricato nel suo complesso e, per quel che attiene in particolare l’area antistante la scalinata d’accesso alla Cattedrale, non inibente l’accesso al Duomo neanche laddove la politica decidesse di poter procedere a investimenti importanti di valorizzazione archeologica, penso ad uno svuotamento totale e pedissequo recupero in sicurezza degli ambienti ipogei”. Due le sagome preventivabili nell’assetto estetico di Colle Gallo. La prima, sulla quale, come detto, già ci sarebbe una intesa di massima con la Soprintendenza, riguarda il sito della cisterna monumentale con estensione ai mosaici della domus i cui resti sono ancora visibili nella parte antistante la facciata della Cattedrale. La seconda sagoma potrebbe riguardare la zona ovest di accesso a Colle Gallo, fra tribunale e Palazzo Mezzanotte, ove vennero individuati resti murari, già rinterrati, compatibili con i blocchi di pietra afferenti alla fase arcaica dei Templi Romani.
Anche qui, il riservarsi l’opportunità di futuri interventi lascia aperta ogni ulteriore ipotesi sulla lettura dei resti. Ufficialmente ancora censiti come reperti di reimpiego o terrazzamento ma per i quali, a questo punto, potrebbe riaprirsi un discorso scientifico di maggiore interesse come peraltro già ipotizzato su queste colonne in ordine alla supposta valenza sacrale dell’area. Intanto, si forzano i tempi per la realizzazione della passerella che consentirà l’uscita della Processione del Venerdì Santo. Il corteo sacro, come anticipato, muoverà dalla scalinata principale della cattedrale, svolterà subito a destra in direzione del Palazzo di Giustizia, lambirà il lampione storico per guadagnare il lastricato perimetrale già in fase di esecuzione davanti palazzo Mezzanotte e, da lì, via Caio Asinio Pollione. Congreghe e figuranti si agganceranno secondo i tempi e le modalità curate dall’Arciconfraternita del Sacro Monte dei Morti, per poi definitivamente ricompattarsi all’altezza di Piazza Valignani.