Il segretario di Stato Vaticano, cardinale Pietro Parolin a Chieti per San Giustino benedice gli scavi in piazza
Il cardinale Pietro Parolin, per gli effetti del suo ministero e, dunque, anche a nome di Sua Santità Francesco, benedice gli scavi archeologici di piazza San Giustino e la diocesi di Chieti¬-Vasto. Visita storica in città del Segretario di Stato Vaticano nel giorno dedicato, contestualmente, al Santo Patrono [di cui ricorrono 1481 anni dalla morte] ed alla fondazione mitologica di Teate [per lo storico Girolamo Nicolino risalente al 1181 a.C.]. E così, in un solo evento, ovviamente di incipit spirituale per l’alta figura rivestita, nel martirologio della Chiesa, da Giustino “vescovo insigne per zelo e devozione cristiana”, si riuniscono tre dati di eguale dignità e di portata epocale per il capoluogo teatino: l’aspetto religioso, della testimonianza del buon pastore di anime, che Giustino assunse allorquando accettò, non senza conflitti interiori, l’invito dei fedeli, degli umili e degli ultimi a vestire le insegne episcopali; l’aspetto sociale, di rilancio delle coscienze e di un intero tessuto cittadino proteso a ricollocarsi, nella dimensione che merita, nel contesto premiante della cultura e della memoria storica; l’aspetto delle tradizioni e di quel Mito [3202 anni dalla fondazione di Chieti] che, come commentato dal sindaco Pietro Ferrara “non va confuso con la scienza archeologica ma neanche considerato un vulnus, la leggenda in qualche modo si collega strettamente alla tradizione e questa va rispettata”.
Sono le 12.55 di martedì 11 maggio quando il cardinale Pietro Parolin, discostandosi con rara sensibilità, su sommesso invito di chi scrive, dal cerimoniale ufficiale, benedice gli scavi di archeologia preventiva al termine della messa solenne in onore del patrono Giustino. A quell’ora c’è poco movimento sulla spianata di Colle Gallo, con gli archeologi in servizio Paola Riccitelli e Serafino Lorenzo Ferreri, e le maestranze della ditta appaltatrice dei lavori di riqualificazione della piazza, colti di sorpresa a ridosso della pausa pranzo. “Ma è magnifico”, esclama Parolin nell’affacciarsi sul sagrato della cattedrale che, ricordiamo, è momentaneamente interdetto al pubblico per i saggi sottostanti, “in questi lavori colgo i cenni palpabili della storia millenaria di Chieti ed il valore della intera comunità teatina”. Poi la benedizione sui reperti archeologici ed agli addetti ai lavori, con i piccioni privilegiati spettatori del più autentico fra i segni di fede.
La mattinata era iniziata intorno alle 10 con una iniziativa commemorativa di stampo “achilliano”, organizzata del circolo Spezioli in largo Mercatello, lungo Corso Marrucino ed ex Via Ulpia, del quale i giornalisti Mario D’Alessandro ed Ugo Iezzi hanno chiesto al Comune la formale rititolazione in “Larghetto Achille, già largo Mercatello”. E per una singolare coincidenza, dopo lo speciale in chiave locale dedicato da La Gazzetta di Chieti all’eroe greco, nelle edicole è stato distribuita una pubblicazione su Achille quale inserto del Corriere della Sera. E torniamo alla visita di Parolin. Capitolo metropolitano al gran completo con l’arcivescovo Bruno Forte, che ha voluto fermamente Parolin a Chieti, i parroci della diocesi, religiose e religiosi, laici animatori anche delle strutture di assistenza ed accoglienza della città, protagonisti di un eccezionale incontro spirituale sintetizzato nella figura di Giustino Vescovo.
D. Buongiorno Eminenza, anche a nome della stampa teatina. La sua visita pastorale ha pure un significato sociale per una Città che da anni è alla ricerca di un rilancio. Una volta Chieti era conosciuta come la città delle caserme e dei preti e spesso questo dato è stato interpretato in chiave negativa, poi ci siamo accorti che era una grande ricchezza. La sua presenza oggi in questa storica sede episcopale che significato ha per la Città di Chieti? R. Credo che la mia presenza esprima innanzitutto un grande appoggio alla Chiesa locale, al suo Vescovo Bruno Forte ed ai presbiteri, è stato molto bello incontrare tutti i sacerdoti della Diocesi nel senso di sostenere e promuovere tutta l’attività svolta in favore della cittadinanza, mi pare che qui a Chieti vi sia un grosso impegno sociale con la Chiesa impegnata a dare risposte alla popolazione e, dunque, sono a pregare con loro e con voi. Alle parole del cardinale Parolin fa eco l’arcivescovo Bruno Forte. “Eminenza, mi permetta di sottolineare come, all’indomani del ritorno a Verona delle suore Orsoline, che per la circostanza donarono alla Diocesi i loro beni, abbiamo dato il loro complesso scolastico a Don Benzi, della Comunità Papa Giovanni la quale ora assiste giorno e notte settanta persone che vivevano per strada, come dire che il Vangelo si annuncia anche così, in ogni posto utile…”.
Toccante ricordo ha riservato il cardinale Parolin, nella sua omelia, ai nuovi martiri della Chiesa: la missionaria laica Nadia de Munari, assassinata in Perù durante un tentativo di rapina; Christian Carlassare, vescovo italiano di Rumbek, in Sud-Sudan, gambizzato da elementi ostili al suo insediamento; Giulio Rocca [volontario nella Operazione Mato Grosso coordinata da padre Ugo De Censi], brutalmente assassinato nel 1992 dai terroristi di Sendero Luminoso che gli fecero pagare con la vita la “colpa” di essere un missionario [“con la vostra carità frenate la nostra rivoluzione…]. E poi il pregnante richiamo alla figura di San Giustino Vescovo: “Giustino riassume in se stesso il messaggio del Vangelo di Giovanni, nella sua persona scopriamo il senso dell’Amore che si fa servizio, una virtù che ritroviamo tanto nella sua formazione umana e spirituale, quanto nel fase del discernimento che in quella del servizio”.
Emotivamente calzante la enunciazione di alcuni miracoli, “miracoli dell’Amore”, ascritti a San Giustino: come negli evangeli, il cieco che torna a vedere e lo storpio che si rialza e cammina, ed ancora la liberazione della città dall’invasione letale di cavallette. Per concludere: “Giustino si congedò dalla sua gente dopo una intensa testimonianza, per dirla con le parole dell’Apostolo Paolo è giusto pensare che abbia salutato la sua comunità dicendo: ‘so in chi ho creduto’ “. E, aggiungiamo, per dirla anche con le parole di Paolo VI: “la gente ha bisogno più di testimoni che di maestri, e quando ha bisogno di maestri è perché essi sono stati innanzitutto testimoni”.
Come Giustino vescovo di Chieti, il vescovo evangelizzatore della nobile Teate, il vescovo padre di tutti e guida di quel clero riunito e compattato sotto la guida di un figlio del popolo, di un vero figlio della Chiesa. Presenti le massime autorità civili e militari della città fra cui: il prefetto Armando Forgione, il questore Annino Gargano, il sindaco Pietro Diego Ferrara, il vice sindaco Paolo De Cesare, il presidente del consiglio comunale Luigi Febo; il Comandante della Legione Carabinieri Abruzzo e Molise, generale di brigata Carlo Cerrina, il comandante provinciale, colonnello Alceo Greco e rappresentanti di altre armi. Imponente il servizio di sicurezza assicurato dalla Polizia di Stato ed impeccabili le relazioni con la Stampa curate dall’addetto Domenico De Simone. Notata la presenza discreta di un alto funzionario della “security” vaticana. Ed alla fine il cordiale arrivederci di Bruno Forte: “Eminenza”, così ha concluso l’evento religioso l’arcivescovo metropolita di Chieti-Vasto rivolgendosi al cardinale Pietro Parolin, “ricordi nelle sue preghiere questa Diocesi e se possibile torni, se le farà piacere”. (servizio giornalistico e ricognizione fotografica di Oscar D’Angelo)