San Giovanni dei Cappuccini, chiesa ed ex convento necessitano di urgenti interventi: l'appello del management della ASP Chieti 1
“Bisogna far presto, lanciamo un appello alle Istituzioni affinché si programmino interventi certi e solleciti per tutelare un patrimonio che è di tutta la Città”. Come dire: quando una chiesa, ma anche l’annessa, ex struttura conventuale, diventano un caso politico. I vertici della ASP [Azienda pubblica di Servizi alle Persone] Chieti 1 tornano a sensibilizzare chi di dovere alla situazione, che si sta facendo delicata, in cui versa il complesso di San Giovanni Battista dei Cappuccini. Ma partiamo dalla chiesa. L’edificio sacro [1584] è chiuso al culto dal 2009, anno del sisma che colpì l’Aquila e provocò danni anche a diversi immobili del capoluogo teatino. A fronte della buona notizia di recente diffusa da Comune e Comitato cittadino per la salvaguardia ed il rilancio di Chieti, riguardante San Francesco alle scale [1239], di proprietà statale, i cui lavori di consolidamento e riqualificazione sono prossimi alla ripresa come annunziato dal Segretario Regionale del MIC, Nicola Macrì, l’edificio sacro di San Giovanni dei Cappuccini, col suo cospicuo patrimonio artistico, è fino ad oggi rimasto al palo rispetto ad altre iniziative di rilancio che pure hanno riguardato immobili della stessa ASP teatina. Infatti, è di neanche un anno fa [delibera del 12 marzo 2021] l’accordo di “partenariato” raggiunto con l’Amministrazione municipale nell’ambito degli interventi finanziati ai sensi del bando ministeriale 395/2020 al quale lo stesso Comune di Chieti ha partecipato col progetto inerente la c.d. “via degli orti e dei conventi”. L’intesa consentirà interventi strutturali, a costo zero per l’ASP, dei complessi immobiliari del “Conservatorio dell’Addolorata” [con esclusione della omonima Chiesa] in Via Sant’Eligio e del “Conservatorio delle Orfani Civili ed Istituto (Studentato) San Raffaele Arcangelo” di via Nicolò Toppi. Ma le logiche della burocrazia non hanno allo stato permesso di osservare un percorso unitario di recupero e così è iniziato il progressivo decadimento del tempio. La chiesa di San Giovanni Battista dei Cappuccini rappresenta uno dei più significativi esempi di quel mecenatismo che a cavallo tra XVI e XVII secolo legò l’espansione architettonica della città a nomi importanti della nobiltà teatina. Furono, infatti, Valerio e Silvia Valignani a dare impulso ai lavori di edificazione [ma anche alla commissione dei preziosi dipinti ad arredi lignei], avviati dall’arcivescovo Cesare Busdrago nel 1584 sui resti di un convento dedicato a Santa Chiara [1259] anche se la chiesa prenderà la ufficiale titolazione nel 1586 dal vescovo Gianbattista Castrucci per poi essere formalmente consacrata nel 1606 dall’arcivescovo Matteo Samminiati. La poderosa macchina barocca dell’altare maggiore, in noce con intarsi in ebano, inglobante il prezioso tabernacolo opera di frate Felice Palombieri, e la imponente pala della scuola di Paolo Veronese [vedasi Raffaele Bigi in Chieti, passato, presente e … futuro, Carabba ed., 2012], raffigurante l’incoronazione della Vergine, colpiscono il visitatore per bellezza e palpabile spiritualità. Luisa Caramanico, direttrice della ASP, ci accompagna in un percorso storico-artistico che lascia stupiti.
Dietro l’altare si svelano i congegni manuali a corda che permettevano di cambiare, secondo le occasioni ed i tempi liturgici, le vetrinette laterali ed i pannelli posti sul frontespizio della macchina, purtroppo da anni minacciata dall’opera incessante dei parassiti del legno. Sofferenti anche gli altri arredi e le tele di cui la chiesa è ricca nelle quattro cappelle laterali, a sinistra dell’ingresso, per lo più opere sempre ascrivibili all’ingegno dei “frati marangoni” [lavoratori d’ascia] ed alla sapiente maestria dei pittori di scuola veneta. Di particolare rilievo, nella seconda cappella, una pala della Deposizione con i Santi Francesco, Giustino e Tommaso. La “triade” riflette la venerazione riservata a Francesco D’Assisi, pare a seguito di una visita a Chieti nel 1216 del futuro Patrono d’Italia; all’apostolo Tommaso, al quale venne inizialmente intitolata la Cattedrale; ed al Patrono Giustino di cui quella rappresentata sulla tela in parola è l’unica immagine nota del ‘500. Un crocifisso ligneo, sempre di epoca cinquecentesca, sembra benedire, dalla controfacciata, cotal concentrato di arte e religiosità. Ma anche esorcizzare, benevolo, i segni evidenti del terremoto [monitorati da rilevatori installati dai Vigili del Fuoco] che mettono a nudo, anche all’esterno, i limiti di un restauro strutturale risalente al 1941. Mentre la solenne iscrizione sul portale d’ingresso resiste in tutta la sua sobria solennità: JOANNES EST NOMEN EIUS. Anche la sacrestia, collegata con accesso interno all’ex convento ora deputato a struttura di accoglienza, necessiterebbe, con i suoi ex-voto e capolavori lignei, di una urgente riqualificazione. L’urgenza dei lavori già era stata evidenziata in occasione delle giornate FAI d’autunno. Nella due giorni la chiesa rimase eccezionalmente aperta ai visitatori grazie all’impegno della delegazione teatina del Fondo per l’Ambiente. L’ingegner Gabriele Mancini, responsabile del settore tecnico dell’ASP, stima in “complessivi 1 milione di euro le occorrenze sul tappeto, tra interventi strutturali post-terremoto per 300.000 euro, adeguamento dell’impianto elettrico di circa 200.000 euro, innovativi trattamenti anti tarli dei reperti lignei intorno ai 250.000 euro e restauri dell’intero patrimonio artistico per altri 250.000 euro”. Ai sensi del D.Lgs 42/04 art. 10 c. 1 la Chiesa di San Giovanni Battista dei Cappuccini rientra automaticamente [ossia senza che sia espressa specifica dichiarazione d’interesse da parte delle strutture periferiche del MIC], e tra altri beni a livello provinciale, nella classificazione di bene culturale tutelato dalla Stato: “Sono beni culturali le cose immobili e mobili appartenenti allo Stato, alle regioni, agli altri enti pubblici territoriali, nonché ad ogni altro ente ed istituto pubblico e a persone giuridiche private senza fine di lucro, ivi compresi gli enti ecclesiastici civilmente riconosciuti, che presentano interesse artistico, storico, archeologico o etnoantropologico” [comma così modificato dall’art. 2 del D.lgs. n. 62 del 2008]. Passiamo ora alle occorrenze dell’attiguo, ex convento dei Cappuccini, la grande struttura di ospitalità che dal 1869 assolve a punto di riferimento cittadino per anziani e disabili necessitanti di assistenza. E partiamo dai progetti da poco licenziati o in itinere. Il cda dell’Ente [presidente Sandra De Thomasis, consiglieri Augusto Di Boscio e Concezio Tilli] ha espresso una “manifestazione d’interesse” per interventi di efficientamento energetico da adottare ricorrendo allo strumento del superbonus 110%. La struttura è stata di recente dotata di quattro nuovi moduli operativi e si è proceduto a lavori di riqualificazione dell’ala che affaccia su Via Valera. Inoltre, si procederà al ripristino degli spazi verdi del chiostro approfittando di una piccola tranche di fondi rintracciata nel predetto partenariato col Comune sulla “via degli orti e dei conventi”. Per il resto si naviga a vista con interventi mirati, sia strutturali che gestionali. “Ma è anche tempo”, conferma Sandra De Thomasis, “di misure più impegnative ed a lungo raggio nel quadro di una programmazione a lungo termine che dovrebbe portare la struttura ad una efficienza ottimale”. E qui si innestano anche considerazioni che investono il rapporto diretto del management, e degli operatori socio-sanitari, con gli ospiti. “La nostra struttura”, prosegue la presidente della ASP, “è un vero e proprio modello del comparto pubblico dell’assistenza che va tutelato, non esito a parlare di una grande famiglia, bene comune dell’intera Città, che merita attenzione e risposte, da noi vivono assistiti fin da quando erano bambini, si tratta di orfani, figli un tempo chiamati ‘illegittimi’, disabili anche mentali… Loro non costituiranno mai per noi un problema, anzi parlerei di arricchimento sul piano umano ed anche professionale ma è proprio per questo che non vi sono margini per l’improvvisazione”. Il San Giovanni dei Cappuccini necessita, come ineludibile misura di legge, di adeguamenti sulla sicurezza antincendio, e ciò per adempiere a prescrizioni dei Vigili del Fuoco e del Comune. Costo stimato 250.000 euro. E ci sarebbe da affrontare il problema di riutilizzo degli spazi ex filiale CariChieti per una innovativa vocazione di “assistenza diurna” comportante, però, un investimento di circa 300.000 euro. “Certamente l’apertura di una fascia di assistenza più snella, da affiancare a quella istituzionale già espletata”, spiega il consigliere Concezio Tilli, “amplierebbe l’offerta del San Giovanni Battista, qualificando ulteriormente la nostra ‘mission’. Stiamo anche cercando un partner esterno interessato agli aspetti di una eventuale gestione di questo servizio da regolare in convenzione”. Tilli, che ebbe anni fa l’ingrato compito di chiudere Villa degli Ulivi, la struttura allora IPAB che integrava il pacchetto servizi del San Giovanni divenuta però nel tempo non più remunerativa, pensa ad una riapertura della ‘dependance’ che con i suoi potenziali 60 posti porterebbe la capacità complessiva della ASP a 198 posti.
“Tale obiettivo, da raggiungere anche questo con lo strumento del partner esterno dati i costi dell’intervento, valutabili in 2,5 milioni di euro”, dice Tilli, “consentirebbe un impiego ottimale delle risorse e del personale, in altri termini, a fronte dei costi fissi, aumenterebbe il patrimonio umano al quale è diretta la nostra offerta e l’Ente potrebbe contare su maggiori liquidità”. Il tutto a beneficio anche di finalità diverse da quelle della semplice assistenza. Vanno però aggiornate le rette. “Le quote giornaliere variano dai 70,75 euro per gli anziani agli 87,80 per i disabili”, prosegue Tilli, “il 50% delle quote anziani ed il 60% delle quote disabili sono coperti dalla ASL con rimborsi mensili, il restante, premesso che da noi non vi sono assistiti in grado di provvedere al loro sostentamento con mezzi propri, è a carico dei Comuni di residenza che però procedono ai rimborsi con forti ritardi, addirittura si sfiora l’anno con inevitabili costi di anticipazione a nostro carico …. Dunque, abbiamo problemi sia di quantum, visto che le rette non sono aggiornate da tempo, che di puntualità nei rimborsi, la soluzione sarebbe quella di un aumento di una quindicina di euro delle quote a carico della sanità regionale e di una stretta sui tempi di accreditamento della quota a carico dei Comuni”. “Valuteremo con attenzione le esigenze del San Giovanni Battista dei Cappuccini”, assicura il consigliere regionale Mauro Febbo, “aspettiamo una comunicazione nero su bianco da parte del CdA ma posso già anticipare, almeno per quanto attiene al fronte rette, che la Regione aveva messo in programma questo argomento per tutte le ASP abruzzesi, poi l’emergenza Covid ha generato qualche ritardo…. Per le altre occorrenze urgenti, penso agli interventi antincendio, si troverà sicuramente una adeguata soluzione, così come auspico una sinergia con il MIC per gli interventi alla chiesa ed al suo patrimonio artistico… Infine ritengo che le occorrenze comportanti consistenti investimenti vadano inserite in una programmazione da concertare nei tempi e negli sforzi economici, se ne può e se ne deve parlare ma senza incidere sulla ragguardevole offerta servizi e sulla qualità della stessa che già oggi ASP Chieti 1 è in grado di assicurare”. Si chiudono le luci sul San Giovanni Battista dei Cappuccini in Chieti. La direttrice, dopo la ricognizione nell’edificio sacro, ci guida, in via eccezionale e fermi restando i presidi di sicurezza anti Covid, nelle zone accessibili dell’ex convento. Si respira aria di operosità e passione in un lavoro difficile ma premiante da parte dei 51 dipendenti a tempo indeterminato, fra personale sanitario ed amministrativo, e dei 30 collaboratori a tempo determinato. Qui ci si chiama per nome. Soprattutto nei rapporti con gli ospiti. “Cento nomi, cento storie, cento vite”, dice Luisa Caramanico, alla quale sorridono gli occhi, che si fanno strada dalla mascherina, nel salutare uomini e donne di questa umanità semplice, a volte sola nei mille problemi di relazione e di integrazione ma felice per quelle parole affettuose e per quel sorriso atipico ma intenso. Nelle cucine, le quali conservano la pianta del refettorio del 1600 e custodiscono un prezioso affresco, miracolosamente scampato alle riconversioni che l’intero complesso ha subito nel corso della sua storia, apprezziamo la pulizia e la competenza delle cuoche. Prima di congedarci, un vero e proprio regalo: l’affaccio dal terrazzo del complesso, luogo evocativo citato da Girolamo Nicolino nella sua “Historia della Città di Chieti”, allorquando, nel parlare della “Chiesa dei Reverendi Padri dei Cappuccini”, recita: “questa Chiesa è posta e situata vicino alle muraglie della Città, con una vista mirabile di mare, montagne, pianura, valli, colli e fiumi, e sono qui due torrioni grandi, donde si veggono anche tante Città, Terre e Castelli che in questo Regno, e forse in Italia, pare che non vi sia un simile Convento de’ Cappuccini ch’habbia simil vista….”.
La vista è infatti mozzafiato. Mentre i colori del tramonto disegnano nel cielo la Teate dei nostri avi.