Ritrovata la tumulazione di Silvestro Petrini, patriota ed imprenditore: la cerimonia al cimitero monumentale
Una semplice croce in pietra recante il numero 34485, fino ad oggi ignota e dimenticata. Sembra una piccola stella a margine del viale principale del cimitero monumentale di Chieti. E’ la “stella” di Silvestro Petrini [Bisenti 31 DIC 1810 (ipotesi maggioritaria) - Chieti 25 GEN 1912], patriota e precursore, spesso incompreso, della rivoluzione industriale rappresentata dalla estrazione del bitume. Un colosso, e non solo per la sua austera ed imponente figura, del nostro Risorgimento e del decollo economico del territorio. Dopo 109 anni dalla sua scomparsa, il GRAIM [Gruppo di ricerca di archeologia industriale della Maiella], animato anche da soci dello Speleo Club Chieti, individua e restituisce alla memoria storica della comunità cittadina il luogo di tumulazione dell’illustre concittadino adottivo. E così, la storia rende orgoglio ed onore a questo compassato signore d’altri tempi, un ultracentenario apparentemente istrionico per via della sua fluente barba, che percorse con i suoi fermenti liberali e la sua lungimiranza di imprenditore, titolare di numerosi brevetti, l’avvicendamento di due epoche: quella borbonica e quella dello Stato unitario. A sottolinearne la sua attività politica, il suo amore per la nostra città, le sue brillanti intuizioni per l’estrazione e l’utilizzo di bitumi ed asfalti dalle viscere della fascia pedemontana del versante pescarese della Maiella, all’epoca in provincia di Chieti, una piccola e competente task force riunitasi in mattinata nel “camposanto” di Sant’Anna, all’altezza del campo 3s, dove è resistita per tanti anni quella piccola ed anonima croce. Un progetto, quello del recupero della memoria storica di Silvestro Petrini, al quale stavano da tempo lavorando i soci del GRAIM, rappresentati da Dino Di Cecco, Antonella Salomone, Gabriele La Rovere, Pino Di Franco, Laura De Lellis ed Anna Paola Fasoli. Ricordato da Enzo Bevilacqua, fra i fondatori dello Speleo Club Chieti, il compianto Ezio Burri, geografo e ricercatore, scomparso lo scorso 13 luglio. “Stiamo commemorando un grande personaggio”, dice il sindaco Diego Ferrara, “un uomo nel cui pensiero mi riconosco pienamente, è estremamente edificante per la comunità che rappresento aver ricordato i traguardi di libertà e di progresso sociale conseguiti da Silvestro Petrini e questo è anche un segno tangibile della vitalità dell’associazionismo teatino e dei tanti singoli cittadini e ricercatori che con la loro passione ogni giorno mi stupiscono”. Ad introdurre i vari interventi, Antonella Salomone che ripercorre, con l’ausilio di contributi stampa di inizio novecento [“Lo Svegliarino” e “Giornale D’Italia”] fatti e vicende legati alla vita, serena ma sovente caratterizzata da incomprensioni, ed alla dipartita del patriota e capitano d’industria. Come testimoniato Da Beniamino Costantini in un editoriale del 25 gennaio 1912, “l’uomo che visse cento anni fu lasciato da molte persone, egli ne lascia poche!”. Ed ancora: “Silvestro Petrini non visse per sé, non chiuse in un vellutato nido la sua fibra sfidatrice, fu lavoratore e soldato. I funerali di questo virtuoso vegliardo che i buoni chietini erano abituati a guardare come il loro nume tutelare, e che rappresentava la gloria vivente del più fulgido patriottismo, sono oggi riusciti solenni ed imponenti nella loro grande semplicità”. Da ricerche effettuate presso l’Archivio di Stato di Chieti, l’amministrazione comunale del tempo riservò all’uomo, che con Silvio Spaventa sfidò Ferdinando II di Borbone nei moti del 1848 ricavandone una condanna a dieci anni di reclusione per attività sovversiva, un “funerale con carro funebre di prima classe”, con pedissequa tumulazione in “fossa vergine”, il tutto con una copertura “di Lire 52 da trarsi dal fondo spese impreviste bilancio 1912”. Altrettanto monumentale l’impegno del Petrini a livello imprenditoriale. L’excursus, narrato da di Dino Di Cecco, parte dal 1840, anno dei primi riconoscimenti più che altro ultranazionali alle tecniche estrattive, per proseguire con l’esposizione di Firenze del 1861, quella di Parigi del 1867 ed approdare così al 1873, anno di fondazione a Londra della “Anglo-Italian Mineral Oils e Bitume Company”. Nel mezzo tanto scetticismo addirittura sfociato nella malcelata ostilità da parte della chiesa locale che considerava “demoniaca” quella “pece nera”, parente povera del petrolio, ma abbastanza preziosa da essere stata addirittura impiegata dagli antichi egizi, per l’imbalsamazione, e romani, che lo commerciavano nei traffici con l’oriente grazie all’imbarcadero di Scafa sul fiume Pescara. A partire dalla seconda metà dell’800, quella pece nera concorse a rivoluzionare i sistemi di trasporto grazie alle vie asfaltate [la prima in assoluto fu una strada di Napoli]. Dalle iniziali 4.000 tonnellate si passa a 200.000 tonnellate annue di bitume estratte. I Comuni di Roccamorice, Lettomanoppello, Manoppello, San Valentino, Abbateggio devono molto a Petrini. Grazie a lui si realizzano miniere e siti estrattivi, asserviti da un micro quanto capillare sistema di comunicazione comprendente anche una piccola ferrovia. La cui attività durerà fino all’immediato dopoguerra. Prima dell’abbandono. Anche se le multinazionali interessate continuano a detenere le royalties minerarie. In controtendenza, per un parziale recupero in chiave turistica dei luoghi del bitume, la recente iniziativa “I sentieri dei minatori”, organizzata dal Comune di Lettomanoppello, rappresentato alla commemorazione di Silvestro Petrini dall’assessore alla cultura Arianna Barbetta. Appassionata la disamina di Alessandro D’Ascanio, sindaco di Roccamorice e studioso del Risorgimento: “Silvestro Petrini era sia un capace imprenditore, molto addentro la circolazione dei grandi capitali al servizio dell’industria, sia un patriota vero, rischiò la vita per la libertà, è bene essere chiari in un periodo di rigurgiti neoborbonici assolutamente ingiustificati”. “Dobbiamo poter scavare in questo personaggio”, afferma Silvano Agostini, geologo ed ex funzionario della Soprintendenza archeologica, “egli ha saputo coniugare i valori della libertà, della solidarietà sociale e dell’industrializzazione sostenibile, la sua opera ci tornerà utile allorquando, a breve, saremo chiamati ad individuare modelli alternativi di sviluppo”. Paolo Miscia, della sezione teatina del FAI [Fondo Ambiente Italiano] e Laura De Lellis, responsabile del catalogo della Soprintendenza, prendono spunto dal rinvenimento della tumulazione di Silvestro Petrini per annunziare una iniziativa congiunta sulla schedatura delle cappelle gentilizie e sui principali monumenti funerari presenti nel cimitero di Chieti. Francesco Giannini, presidente ARCA [Associazione Regionale Cave Abuzzo], sollecita l'amministrazione comunale a restaurare la lapide posta sulla facciata della casa del rione Civitella in cui si spense il Petrini. Gianfranco Di Luca, storico locale, rende merito al GRAIM di aver riportato nella memoria collettiva la figura di Silvestro Petrini. Infine, Lella Giovine della quale Silvestro Petrini è il trisnonno, tratteggia gli aspetti personali del suo illustre antenato. Una ricostruzione della vita tumultuosa, ma nello stesso tempo sobria ed improntata “al dovere”, di un grande talento, come riportato da Gianni Poccia, coniuge di Lella Giovine, nel suo “[Silvestro Petrini] Un Patriota Dimenticato -storia di una vita spericolata- “.