La Principessa Marrucina cerca una identità, in campo gli antropologi della d'Annunzio per gli esami scheletrici, il professor Luigi Capasso pronto all'intesa con la Soprintendenza

La Principessa Marrucina cerca una identità che le assicuri un futuro. “Difficile individuarne il numero di telefono, si fa per dire, ma la struttura in cui mi onoro di lavorare ha le capacità e le professionalità per risalire al suo profilo biologico e alle altre informazioni di base che dovessero risultare utili alla Soprintendenza per delineare il contesto storico e scientifico nel quale trova collocazione la dama di Piazza San Giustino”.

Il professor Luigi Capasso, direttore del Museo Universitario delle Scienze Biomediche e responsabile dell’unità operativa del dipartimento di Medicina e Scienze dell’Invecchiamento dell’Ateneo “Gabriele D’Annunzio”, diretto dal professor Francesco Cipollone, non ha dubbi. La Principessa, questo il nome empatico da queste colonne subito pennellato sui resti scheletrici rinvenuti a Colle Gallo alla vigilia di San Silvestro, “sarà nostra gradita ospite per quanto occorrerà e per le finalità che ci saranno indicate dalla Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio di Chieti-Pescara con la quale corre un collaudato e proficuo rapporto di collaborazione scientifica ed istituzionale”. La prossima settimana è prevista una riunione preliminare tra Luigi Capasso ed il suo staff, fra cui l’antropologo Ruggero D’Anastasio, che è intervenuto sul luogo del rinvenimento confrontandosi con gli archeologi ed i restauratori dell’Ente di tutela. “Procederemo”, spiega Capasso, “ad una prima ricognizione direi ‘de visu’ sullo scheletro per poi concordare una interfaccia con la dottoressa Rosaria Mencarelli ed i suoi stretti collaboratori su quelli che in questi casi sono gli interrogativi canonici da porre alla ricerca”. E cioè: le conferme sulla datazione della nobil dama [dalla tipologia del ricco corredo funerario la Soprintendenza ha già ipotizzato un range temporale che si colloca tra il IV ed il III sec. a.C.], le cause del decesso, le abitudini alimentari ed il contesto relazionale nella società del tempo, le eventuali possibilità di comparazione del DNA con soggetti provenienti da un’area territoriale compatibile. Molta carne al fuoco, dunque. Che presuppone idee, unità d’intenti e, se vogliamo, i finanziamenti del caso per assolvere a tutti i costosi adempimenti imposti da una ricerca rigorosa ed attendibile. “Sono fiducioso”, aggiunge Capasso, “mi sembra di capire che la scoperta, di indubbia portata, interessi alla Città, ripeto, noi del Dipartimento abbiamo margini sufficienti per comunque ottenere un buon risultato, detto ciò è del tutto ovvio che se aumentano le sinergie istituzionali, mi riferisco anche al Comune, e se ci saranno le dovute convergenze anche in termini di disponibilità economiche potremo addirittura andare oltre le aspettative più ottimistiche”. A volerla dire tutta, da affrontare c’è anche una questione di scelte programmatiche e di metodologia. Da capire, infatti, come dicono quelli bravi, se sia il caso di rischiare la “distruzione” di una certa quantità di resti scheletrici per effettuare le analisi al radiocarbonio [l’Università teatina collabora, al riguardo, con importanti istituzioni del settore di Gran Bretagna ed Australia], oppure affidarsi ad una trafila da passista, meno invasiva ma dai tempi più lunghi. “Esattamente”, continua Capasso, “si tratta di determinare le priorità, come ad esempio gli obiettivi che hanno consentito all’Università di allestire al museo da me diretto una mostra ancora in corso sulla storia geologica della Maiella nel periodo del Miocene inferiore”.

E l’Università, detto tra noi, potrebbe a quel punto avere anche un legittimo interesse diretto alle verifiche sulla Principessa Marrucina in prospettiva di una musealizzazione dei resti presso lo stesso museo di Piazza Trento e Trieste. Ma questo sarebbe uno sbocco non in sintonia con la volontà ad oggi esplicitata da Soprintendenza ed Amministrazione comunale di esporre i reperti degli scavi di Colle Gallo in una struttura adeguata per estensione e posizione che affacci su Piazza San Giustino [una idea potrebbe essere quella del piano terra di Palazzo d’Achille o porzione di piano terra del Palazzo di Giustizia, previe intese con i diretti interessati, ChietiToday del 4 gennaio u.s.], mentre in ribasso sarebbero le quotazioni di altri locali, inizialmente indicati [ex ristorante “Il Grottino” ed ex “Diurno”], che non sembrano più garantire la estensione di cui necessiterebbe la dependance museale. In ogni caso trattasi di aspetti superabili se vi sarà condivisione delle problematiche operative, delle tecniche esplorative e delle coperture finanziarie. A giudicare dall’ottimismo del Professor Capasso “nulla è impedito alla Scienza”. Ed aggiungiamo, come auspicio, nulla, o quasi, dovrebbe essere impedito all’attuale volontà politica se si vorrà conferire una declinazione al femminile di Colle Gallo che dopo la Venere Teatina celebra ora i fasti della Principessa Marrucina. Il professor Luigi Capasso è direttore del Museo Universitario teatino sin dall’inaugurazione dello stesso avvenuta il 10 dicembre 1994, sia pure nella forma preliminare di “mostra temporanea” cui poi è seguita, nel 1996, la espansione museale che ha portato la struttura espositiva, ricavata nell’edificio originariamente dedicato ad Arnaldo Mussolini, ad assumere la attuale portata con oltre 400 vetrine disposte su una superficie di circa duemila metri quadrati, un auditorium ed un “patrimonio inventariato”, si legge in una edizione del 2014 dei “Quaderni” della Struttura, “con oltre 15 mila record per un valore commerciale superiore ai 20 milioni di euro”. La prima esperienza sinergica di consistente spessore programmatico intercorsa tra l’Ateneo Gabriele D’Annunzio e la Soprintendenza risale al 9 giugno 1994, allorquando l’allora soprintendente Maria Rita Sanzi richiede al Ministero dei Beni Culturali, oggi MIC, l’assegnazione di Lire 119.000.000 per l’allestimento di una Mostra sulla Storia dell’Invecchiamento, con relativo catalogo, in collaborazione con la Facoltà di Medicina. Nel 2000, il professor Luigi Capasso interviene, col rettore Franco Cuccurullo in collegamento da Chieti, alla inaugurazione della rassegna capitolina “Finestre sul Passato”, della quale è ideatore e curatore, alla presenza del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi e consorte, la Signora Franca, incassando i complimenti del Capo dello Stato, e del ministro Giovanna Melandri [che lo stesso anno inaugurerà il Museo de “La Civitella”], per la opportunità offerta dal “Telemuseum”, la rete telematica di navigazione nelle gallerie e nei musei di tutto il mondo, i cui diritti furono acquistati dalla Sony. Che riconobbe una “royalty” al Museo Universitario teatino. Sembra un’altra era. Rassegne di rilevanza internazionale, musei che si affermano ed irrobustiscono, musei che aprono. Ed a Chieti è tempo di bilanci. Il Museo Universitario resiste, grazie anche alla caparbietà del professor Luigi Capasso. Ma La Civitella ed il Museo Archeologico Nazionale di Villa Frigerj balbettano tra una chiusura e l’altra come malati cronici per problemi di organico che continuano a deludere i turisti e gli appassionati di arte. Nel mentre i vertici del Polo Museale e lo stesso Comune annunziano, da mesi, soluzioni a breve. La Soprintendenza programma e conduce gli scavi di archeologia preventiva a Piazza San Giustino, in un contesto di riqualificazione urbana oggettivamente difficile poiché legato a scadenze non più procrastinabili, e coglie anche successi, vedasi la scoperta della sepoltura della dama marrucina. Ma a giugno sia la soprintendente Rosaria Mencarelli, sia la funzionaria archeologa Rosanna Tuteri, direttrice scientifica dei sondaggi di Colle Gallo, andranno in pensione. Ed il futuro sembra ritornare incerto. Che la Principessa Marrucina voglia farci subito un regalo e svelarci i suoi segreti quali volano di rilancio identitario? Giriamo l’aspettativa al professor Luigi Capasso, non nuovo a performances scientifiche di cui si sono occupate le cronache internazionali.

E’ il caso dello studio di Otzi, la mummia del ghiacciaio Similaun scoperta il 19 settembre 1991 in Trentino Alto Adige a pochi passi, nel senso letterale del termine, dal confine con l’Austria che in un primo momento ne rivendicò la competenza territoriale. Luigi Capasso fu uno dei primi antropologi di fama mondiale ad occuparsi dell’eccezionale ritrovamento di quell’uomo preistorico vissuto 5.300 anni fa ed oggi conservato nel museo Archeologico dell’Alto Adige. La Principessa Marrucina è certamente più giovane di Otzi. Ma merita eguale attenzione. Non fosse altro per dovuta galanteria.