Principessa Marrucina, pronta la convenzione tra Soprintendenza e università d'Annunzio
La “Principessa marrucina” è attesa alla firma, si fa per dire, della prevista convenzione tra Soprintendenza e università d’Annunzio per la programmazione e gestione delle indagini antropologiche ed archeometriche sulla preziosa sepoltura ellenistica rinvenuta a fine anno. Se ne è parlato stamani durante il corso di un sopralluogo a Colle Gallo della squadra di archeologi che, nelle varie fasi di archeologia preventiva funzionali alla riqualificazione di Piazza San Giustino, “ha impegnato collaudate professionalità”, dice Rosanna Tuteri, funzionario archeologo dell’Ente di tutela e direttrice scientifica degli scavi, “per consentire la ricostruzione storico-documentale, condotta con indagini sistematiche, di uno spazio pubblico a mio giudizio collocantesi al top di quella ideale scala di valori e priorità che noi addetti ai lavori immaginiamo e ci auguriamo potersi configurare ogniqualvolta siamo chiamati a ricucire millenni di storia”.
La convenzione, già in pratica anticipata dal professor Luigi Capasso, responsabile dell’Unità operativa del Dipartimento di Medicina e Scienze dell’Invecchiamento dell’Ateneo teatino [ChietiToday, 8 gennaio], disciplinerà i protocolli di verifica del profilo biologico dei resti scheletrici della “gentil dama di elevato rango”, conferma la dottoressa Tuteri, unitamente ad altre informazioni mutuabili dal circostanziato esame del “ricco corredo funerario rinvenuto nella sepoltura”. A dover essere affrontati e disciplinati anche gli aspetti legati al finanziamento degli esami, alcuni dei quali, come quelli al radiocarbonio, si annunziano particolarmente impegnativi dal punto di vista economico. Ed a Colle Gallo, intanto, anche oggi si continua a scavare poiché “non sono da escludere”, dicono gli archeologi, “altre importanti novità”. Giusto per incominciare stanno venendo alla luce importanti scampoli di archeologia industriale come, ad esempio, le traversine in legno e le porzioni di binari della ferrovia del tram, o trenino, inaugurata il 12 giugno 1905 alla presenza di Vittorio Emanuele III e della regina consorte Elena di Montenegro e dismessa nel novembre del 1943 a causa degli eventi bellici. Ed ancora: tratti dei sottoservizi, a partire da fine 800, a testimonianza delle numerose alterazioni subite dal sito anche in epoca relativamente recente. Al riguardo, la Soprintendeza ed il Comune attendono l’intervento dell’ACA, da tempo sollecitato, per l’adeguamento di alcune condotte idriche di cui urge la sostituzione. Sotto l’aspetto strettamente scientifico, stanno emergendo, davanti e lateralmente la confluenza con Via Pollione, interessanti porzioni murarie di prevalente epoca romana di non facile lettura. Alcuni particolari lascerebbero supporre opere di terrazzamento ma, di converso, l’intersecazione tra di esse di ritorni architettonici di analoga fattura configura, almeno ad un impatto de visu, una possibile connotazione di edilizia abitativa, da stabilire, eventualmente, se pubblica o privata. Si continuano ad indagare, inoltre, due siti funerari, privi però di resti scheletrici, individuati ai primi di dicembre davanti un noto esercizio di ristorazione fast che affaccia sulla piazza. Prossimamente, infine, partiranno i sondaggi a campione sugli ambienti ipogei, sempre di epoca imperiale, antistanti la scalinata di accesso della Cattedrale, per verificare la qualità delle malte cementizie e degli intonaci, l’esistenza e la fattura di probabili pavimentazioni e la natura del materiale di riempimento delle stanze di esso edifico tra esse comunicanti, ancorché prive della copertura a volte, verosimilmente azzerata durante le diverse "spianate" succedutesi nei secoli, in parte impattanti anche sui mosaici studiati da Vincenzo Zecca, “cercati e trovati” dalla stessa Soprintendenza. A proposito dei mosaici, il sopralluogo ha altresì suggerito, per ragioni di riprese televisive ed anche di manutenzione ordinaria, la ripulitura da terriccio e vegetazione spontanea delle aree interessate dalle tessere musive. L’operazione ha consentito di focalizzare l’attenzione degli archeologi su un basamento del colonnato, di datazione prossima al XVII-XVIII secolo, che con ogni probabilità ricalcava l’antico assetto della piazza in epoca romana.
Lorenzo Serafino Ferreri e Miguel Davide, gli archeologi attualmente in servizio sul teatro d’indagine, la loro collega Maria Di Iorio, distintasi nella prima fase delle ricognizioni, l’assistente scientifico Sabatino Letta e l’architetto Paolo Fraticelli, che cura i disegni delle planimetrie e dei contesti di rinvenimento dei reperti. Questa la squadra dei professionisti che, sotto la supervisione e coordinamento della Soprintendente Rosaria Mencarelli, hanno affiancato Rosanna Tuteri nella narrazione di Colle Gallo. A loro devono aggiungersi gli archeologi Anna Dionisio e Paola Riccitelli, la restauratrice Isabella Pierigè, l’antropologo Ruggero D’Anastasio, oltre alle maestranze della ditta appaltatrice dei lavori di riqualificazione, la “Giulisa Costruzioni”, ed ovviamente agli architetti di cantiere della direzione lavori, Gianfranco Scatigna e Maria Cicchitti. Abbiamo citato l’architetto Paolo Fraticelli, figlio d’arte di quel Lulluccio Fraticelli, disegnatore ed insigne poeta teatino di recente scomparso. Ebbene, Fraticelli sta precorrendo “su carta” quello che sarà il profilo biologico della gentil dama di IV-III secolo a.C. Chissà se prima o poi sarà presentata una immagine, anche 3d, perché no, della dama di Colle Gallo. Dopo la Testina di Venere [I Sec. d.C.], che già vanta una propria femminile ed aggraziata fisicità grazie al marmo greco che ne ha conservato le fattezze fisionomiche, arriva ora una grossa occasione di visibilità scientifica ed estetica anche per la Principessa marrucina. Che contenderà alla Venere Teatina il diritto di logo nel simbolismo amministrativo della Municipalità. A meno che, come auspicabile, non le si voglia immortalare entrambe nelle effigi della Città. Magari insieme all’espressione di quel mito, l’Achille a Cavallo, che aggiunge mistero ad un mistero infinito. Quello della nobile Teate.