"Pacta semper servanda sunt", in prefettura si parla dell'ex convento Sant'Andrea, il prefetto Forgione: "Bisogna rispettare i patti sulla Cittadella della cultura"
“Pacta semper servanda sunt”. I patti vanno sempre rispettati. Specie se si tratta di intese formali, quindi nero su bianco, a beneficio di una intera comunità cittadina. La certosina ricognizione storica della professoressa ed architetto-restauratrice Antonella Giovanditti sul tema “Il Convento Sant’Andrea nella Villa Comunale di Chieti”, tenutasi ieri presso la deliziosa cornice del salone delle cerimonie del Palazzo di Governo per il ciclo “Cultura a Palazzo” [una “co-produzione” Prefettura di Chieti, Soprintendenza Archeologica-Belle Arti-Paesaggio di Chieti-Pescara e Comitato Cittadino per la salvaguardia ed il rilancio di Chieti], fa da apripista al tempo della responsabilità. E della denunzia. L’incipit è del Prefetto Antonio Forgione: “alcuni, oggi assenti, non hanno ritenuto di mantenere le loro promesse, chi mi conosce sa che amo portare a termine i progetti ed i programmi per i quali spendo la mia funzione e, dunque, per la questione della Cittadella della Cultura, avviata nel 2014 ed alla quale nei miei sedici mesi di mandato ho cercato in ogni modo di dare impulso e concretezza, non mi sento soddisfatto, pacta servanda sunt”. Forgione non fa nomi.
Ma il riferimento è innanzitutto per il soggetto Università D’Annunzio dal quale ci si aspetta la conferma degli impegni assunti in ordine alla ricollocazione di importanti strutture nell’ex convento Sant’Andrea. Dopo aver ricordato il livello di eccellenza raggiunto dall’Ospedale Militare di Chieti proprio, e per ironia della sorte, alla vigilia della sua dismissione [19 APR 2013], il Prefetto ha confidato alla attenta platea l’auspicio personale “di poter quanto prima salutare la realizzazione dell’opera e se ciò non sarà possibile di poter tornare un domani in Città da privato cittadino, visto che tra qualche anno andrò in pensione, per visitare un polo culturale che con la sua storia e la sua centralità rappresenta per Chieti una vera, inestimabile ricchezza ”. Sono sette anni che ci si confronta sulle modalità di attuazione e sugli strumenti di finanziamento del polo culturale del parco pubblico cittadino: dal 3 novembre 2014, data del protocollo d’intesa alla presenza degli allora sottosegretario di Stato Graziano Delrio e vice Presidente del C.S.M. Giovanni Legnini [nel contesto del Piano di razionalizzazione delle sedi delle Amministrazioni statali e della dismissione di strutture militari], al 2 aprile 2015, giorno della firma in Prefettura dell’accordo di programma raggiunto tra i vertici di Agenzia del Demanio, Regione Abruzzo-assessorato al Patrimonio e Bilancio, Rettorato della Gabriele D’Annunzio, Comune di Chieti, Provincia di Chieti; dalla trasversale e compatta ratifica dell’intesa in Consiglio Comunale ai successivi rallentamenti e distinguo per studi di fattibilità e beghe burocratiche nel cui pantano si rischia di insabbiarsi. Da pochi giorni sono iniziati i lavori del primo lotto, per oltre 3 milioni di euro, afferente al corpo di fabbrica che dovrà ospitare l’Archivio di Stato, ieri rappresentato dal direttore Pietro Federico, la cui operatività è come noto ai limiti del collasso per stringenti carenze di personale e di sistemazione organica del cospicuo patrimonio documentale nelle cure della storica Istituzione. In gestazione i lavori del primo lotto per 4 milioni della Nuova Biblioteca A.C. De Meis che avrà caratterizzazione regionale, cui seguiranno le opere di rifinitura per 1,5 milioni contemplate dal secondo lotto. Indefinita, se non ormai “irritante”, la posizione del terzo soggetto interessato Università Gabriele D’Annunzio che deve ancora deliberare l’impegno di spesa di 5 milioni, cui si aggiungerebbero altre risorse ministeriali di pari importo, per i lavori di propria competenza. La storia infinita della cinquecentesca chiesa di Sant’Andrea con annesso convento francescano sembra dunque non aver pace. A partire dal 1871 quando ne venne decretato il cambio di destinazione d’uso: da convento a struttura della Sanità militare dipendente dal IX Corpo d’Armata di stanza a Bari. “La Cittadella della Cultura”, dice il presidente del Comitato Cittadino per la salvaguardia ed il rilancio di Chieti, il giornalista Giampiero Perrotti, “doveva essere pronta chiavi in mano entro il 31 dicembre del 2019, siamo alle porte del 2022 e si prospettano ancora tempi biblici”. “Pacta sunt servanda”, aggiunge Perrotti rimarcando le affermazioni del Prefetto Armando Forgione, “la Città osserva e giudica, rivolgiamo un appello a tutti i soggetti interessati affinché si possa dar subito seguito agli impegni assunti e ratificati da precisi indirizzi programmatici del Consiglio Comunale e delle assisi di Regione e Provincia”. “Siamo qui”, spiega la Soprintendente A.B.A.P. Chieti-Pescara, Rosaria Mencarelli, “per rispetto della preziosa azione di stimolo del Signor Prefetto e per rendere merito a luoghi importanti per la Città di cui ad una storia lunga secoli, quella del convento di Sant’Andrea”. “Visto lo stato dei lavori”, ha aggiunto Mencarelli dopo aver ricordato la valenza della Cittadella che consentirà di ripensare le funzioni di altri contenitori di cultura come la sede storica della Biblioteca de Meis, “c’è da ritenere che per qualcuno quella storia non sia così importante, sta dunque a noi qui presenti dare continuità ed impulso al progetto e cercare di ricucire le cose che non vanno”. Mano tesa, quindi, di tutti i partner propositivi, a quelli assenti ed inerti. Resta però il severo giudizio per una situazione non più sostenibile.
Lo sottolinea anche il primo cittadino Diego Ferrara il quale auspica “una pronta formalizzazione di tutti i buoni propositi, non possiamo più perdere tempo”. Ed a scanso di equivoci circa la posizione della Provincia di Chieti è il presidente uscente Mario Pupillo che dagli USA, dove si trova per precedenti impegni, affida ad un articolato messaggio, del quale è stata data integrale lettura dal funzionario di Prefettura Cinzia Di Vincenzo, la conferma al progetto Cittadella della Cultura per il quale esprime “tutto il sostegno dell’Amministrazione provinciale quale determinante Ente attuatore”. Sulla stessa lunghezza d’onda la relatrice, architetto Antonella Giovanditti, che armonizza la sua scorrevole ed esaustiva ricognizione storica sul plesso conventuale di Sant’Andrea con puntuali osservazioni identitarie e di asset territoriali. “La Città, negli ultimi anni”, argomenta Giovanditti, “è andata purtroppo in controtendenza rispetto ai più evoluti standard di organizzazione del territorio e rischia di diventare brutta a seguito dei continui decentramenti, scelte programmatiche di recupero e utilizzo di beni storici come l’ex Ospedale Militare sono quindi da salutare quali buoni esempi di crescita e sviluppo inclusivo”. Diremmo, come un miracolo atto a sanare la “mala gestio” patita dalla chiesa di Sant’Andrea ed annesso convento nel corso dei secoli. Una storia lunga, iniziata nel 1420 ma preceduta dai fasti della romanizzazione. Il complesso insiste infatti su un diverticolo di accesso alla città romana della strada Consolare Valeria. Ed è una storia suggestiva, in parte narrata, perlomeno fino al 1657 da Girolamo Nicolino nel suo testo cult [Historia della Citta di Chieti], tratteggiata da scelte spesso incomprensibili. Nel segno di rifacimenti che costarono l’abbattimento del campanile e lo stravolgimento dell’edificio sacro. Ma anche animata da slanci della popolazione in difesa della comunità dei frati zoccolanti, che a Chieti si distinsero insieme ai confratelli dei frati conventuali di San Franceso della Scala [o alle Scale o “della Scarpa”]. Gli zoccolanti. Frati questuanti.
Quelli vicini agli ultimi. Frati poveri tra i poveri. Ma anche ricchi del sapere custodito da uno “Scriptorium”, con annessa biblioteca, tra i più affermati d’Abruzzo; esperti in farmacia ed aperti all’assistenza sanitaria dei ceti meno abbienti, antesignani -negli slanci di generosa assistenza all’economia locale- dei Monti frumentari. La professoressa Giovanditti, che riprende studi pregressi dello storico e giornalista Mario D’Alessandro e della compianta docente e fondatrice del Club Unesco per Chieti Miria Ciarma, va in profondità e scava nel passato remoto ed in quello relativamente recente del Convento Sant’ Andrea, muovendosi con competenza tra gli assi portanti della sua genesi: dal 1420 al 1871 Convento e poi, fino al 2013, caserma ed attrezzato e referenziato Ospedale Militare. “Della struttura originaria”, spiega la relatrice, “restano porzioni profondamente modificate ed anche il prezioso patrimonio pittorico è andato quasi completamente distrutto, si conserva in loco soltanto un frammento di affresco dell’ex refettorio attribuito da alcuni ad Antonio Solario [detto lo Zingaro Pittore, 1382-1455]”. “Altre testimonianze di quello che rappresentava il Sant’Andrea”, continua Giovanditti, necessitano di immediato restauro.
E’ il caso del Trionfo del Terzo Ordine Francescano, tela dipinta nel 1590 da Luca Fornari, rintracciata nella chiesa di San Domenico”. Ed ancora: “da Sant’Andrea proviene il prezioso trittico del 1489 Maestro dei Polittici Crivelleschi [L’Aquila, collezione Fondazione Carispaq] inizialmente smembrato e ricomposto nel 1948 da Ferdinando Bologna; miracolosamente salvati, e conservati in parte presso la Biblioteca Nazionale di Napoli ed in parte presso la Biblioteca A.C. De Meis di Chieti, alcuni Codici Miniati del citato Scriptorium teatino”. Infine, il ringraziamento al dottor Armando Forgione: “quando si parla di Cultura e di amore per la Città il Prefetto c’è sempre, ma gli altri dove sono?”. Non resta che affidarsi ad un vecchio broccardo. Non uno qualsiasi ma addirittura firmato da San Franceso: “Cominciate a fare ciò che è necessario, poi ciò che è possibile. Ed all’improvviso vi sorprenderete a fare l’impossibile”.