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Piazza San Giustino, dagli scavi si delinea l'esistenza di un ampio edificio pubblico

Si è vicini a riscrivere la storia dell'intero sito, appello al ministro Franceschini per lo sblocco del tesoretto di 353.000 euro

Ministro siamo nelle tue mani! Alla vigilia di novità dal fronte scavi -verosimilmente un imponente edificio pubblico- che avrebbero una portata “epocale”, è questo, in sintesi, l’appello da rivolgere al titolare del MiC, Dario Franceschini, per ottenere lo sblocco del tesoretto di 353.000 euro, accantonato presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri a titolo di “ribassi d’asta” relativi ai lavori di riqualificazione della piazza. Una discreta somma, utile quantomeno ad approfondire e proseguire in maniera organica i sondaggi di archeologia preventiva, formalmente richiesta a Palazzo Chigi dal Comune di Chieti lo scorso 5 maggio. Se non arriveranno quei fondi, per giunta in tempi brevi, la ricerca scientifica condotta dagli archeologi della Soprintendenza su Colle Gallo rischia il collasso. E la Città perderà una storica occasione per conoscere e leggere altre avvincenti pagine del proprio, illustre passato. Ma perché questo clima da ultima spiaggia? Presto detto.

Le ricognizioni condotte dagli archeologi Maria Di Iorio, Paola Riccitelli e Serafino Lorenzo Ferreri, coordinati dalla responsabile scientifica dei sondaggi, Rosanna Tuteri, hanno subito una brusca accelerazione, solo in parte dovuta alla necessità tecnica di chiudere la prima fase dei saggi e dedicarsi, a partire da lunedì, alle indagini da effettuare nell’area antistante il palazzo comunale e sul corridoio antistante le vie Pollione ed Arcivescovado, interdette al traffico veicolare. La ragione di tanto fervore potrebbe risiedere nell’avvenuto mutamento del quadro sperimentale che in pratica, e per fortuna, sembrerebbe aver portato i ricercatori a dei risultati simili a quelli che è lecito ritenere si sarebbero già prodotti se la tecnica introspettiva fosse stata di natura “estesa”. Nessun commento da Via degli Agostiniani, sede della Soprintendenza Archeologica Chieti-Pescara. Ma, sviluppando congetture e tesi già espresse su queste colonne, in particolare a seguito della trincea scavata di recente parallelamente alla scalinata di accesso alla Cattedrale [ChietiToday del 13 maggio], si ha l’impressione che il salto di qualità su Colle Gallo, già annunziato col rinvenimento dei mosaici sul lato ovest del cisternone ottocentesco, sia destinato a concretizzarsi fin dalle prossime ore. Dall’andamento nord-sud delle porzioni murarie che stanno emergendo nella predetta trincea, dal loro allineamento con altri reperti individuati sulle direttrici Palazzo Mezzanotte, Via Arcivescovado, Palazzo Obletter e dai rilievi altimetrici rivenienti dallo studio stratigrafico dei teatri d’indagine, è ipotizzabile, con buona percentuale di attendibilità, la tesi che porta ad un vasto complesso a valenza unitaria, articolato in ambienti comunicanti ed architettonicamente funzionali ad un utilizzo pubblico. Complesso relativamente ben conservatosi in quanto collocabile in una fase temporale caratterizzata dalla stretta consecutio di due mondi contigui: quello del tardo impero e quello della prima fase medioevale. Ancora presto per azzardare ipotesi sullo “strumento urbanistico” adottato dai nostri predecessori nel concepire la costruzione. Ma non sarebbe illogico ritenere che la novità della scoperta potrebbe risiedere proprio nel rispetto assicurato nell’epoca costantiniana [IV secolo d.C.], quella della apertura alla religione cristiana, a vestigia preesistenti e deputate ad una funzione pubblica. Da tempo ormai si ritiene che Colle Gallo sia stato un luogo soggetto ad ampie trasformazioni. Autori come Obletter, Furlan, Bigi, ed ancor prima De Laurentiis e Cianfarani -per limitarci ad alcuni nomi di “contemporanei” - hanno evidenziato taluni aspetti che potremmo definire indicativi di una vocazione di Colle Gallo ad ampie ed a volte suggestive scenografie.

Ma la ricerca aveva incontrato dei limiti fattuali nel confronto delle fonti antiche, fra cui gli scritti di Vincenzo Zecca, laddove, a fronte di sprazzi di apertura diremo anche letteraria [un esempio su tutti l’insistenza sull’arce del Colle di un tempio dedicato ad Ercole] a scenari di ampio respiro, prevaleva comunque la frammentazione delle notizie documentali. Spesso confinate a sepolture od a particolari benchè di pregio [il mosaico effettivamente rinvenuto sul lato ovest del cisternone], che però stentavano a raggiungere una visione a largo respiro degli assetti della piazza. Ciò che, a sommesso parere di chi scrive, sta invece emergendo in queste ultime ore, è destinato a far riscrivere la storia della piazza e, di conseguenza, in parte anche della Città. Piace pensare [ma non è una deroga al criterio di prudenza d’obbligo in questi casi, è solo un esercizio stilistico] che il vasto ed articolato edificio pubblico magari possa aver assunto funzioni di basilica romana nel periodo augusteo [edificio polifunzionale ma non religioso] e poi essere stato in qualche modo relativamente risparmiato nel periodo costantiniano, magari con limitati adeguamenti per renderlo utile, diremo oggi, ad un “cambio di destinazione d’uso” dal quale è venuta fuori una basilica cristiana. Del resto, corrono diverse analogie architettoniche fra le basiliche romane e quelle paleocristiane, strutturate con la medesima planimetria rettangolare. Come anche possibile appare la ipotesi del tempio pagano, sul quale fu “appoggiato” il successivo primo nucleo della Cattedrale. Salvo poi “retrocedere” la costruzione su una quota leggermente più alta di Colle Gallo, di modo da inglobare il citato tempio di Ercole e liberare spazio a quella che sarebbe divenuta l’attuale dimensione della piazza, all’epoca funzionale alla visibilità ed al prestigio della così detta Città del Vescovo.

In ogni caso appare certo che l’edificio pubblico, i cui ampi contorni stanno venendo fuori in Piazza San Giustino, a prescindere dalla vocazione originaria, elettiva o postuma, realizzi quanto sostenuto, sempre su queste colonne, in relazione alla funzione di Colle Gallo quale polo alternativo all’Arce della Civitella, e cioè la estensione urbana della Città romana. Con impatto determinante sulle successive trasformazioni dell’area a partire dalla prima fase medioevale. Fra i dettagli dei rinvenimenti delle ultime ore, una tumulazione rinvenuta a ridosso di un tombino realizzato in epoca moderna. La tomba, alterata proprio dalla costruzione dei sottoservizi, custodisce ancora resti ossei limitati alla parte femorale dello scheletro. Ma la storia continua! 

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