Riqualificazione San Giustino: addio lampioni storici in piazza?
“Salvate i lampioni”. Si apre il dibattito, negli ambienti culturali cittadini, circa la decisione dell’amministrazione comunale di rimuovere i lampioni storici in piazza San Giustino nel contesto del progetto di riqualificazione in corso d’opera.
A dire il vero, la incompatibilità - col nuovo assetto di Colle Gallo- dei fusti in ghisa collocati davanti al duomo dalla rinomata fonderia Pignone di Firenze nell’anno XV dell’era fascista [28 OTT 1936-27 OTT 1937, come da targhette visibili sui basamenti] era già stata sentenziata in sede di prima stesura progettuale. Dunque, nessuna marcia indietro del management tecnico che ha nelle cure la restituzione alla Città del suo vitale spazio pubblico ed affaccio sul lato occidentale di Corso Marrucino. Ma la possibilità di recente apertasi circa il restauro delle importanti strutture, aveva fatto ben sperare circa una inversione di rotta capace di preservare anche gli aspetti di arredo per così dire “romantici”, oltre che prettamente storico-documentali dell’intero sito. Tuttavia, quella apertura apparirebbe oggi non più compatibile con la definitiva sistemazione del locus. Nello spirito dei progettisti, la piazza non ha bisogno di rilevanti elementi accessori perché già riflette la bellezza delle monumentalità circostanti. In qualche modo, sempre secondo il team di addetti ai lavori che da mesi è impegnato per conciliare le esigenze funzionali, finanziarie e culturali-archeologiche poste dagli interventi di riqualificazione, la piazza è l’espressione di ciò che la circonda e si presenterà alla fruizione della cittadinanza con le credenziali offerte non tanto o non solo dagli orientamenti professionali dei progettisti ma principalmente dal contesto architettonico sedimentatosi nel corso dei secoli. Ed a conferma del concetto sovviene annotare che l’intero progetto è stato per così dire ripulito, nel corso di successive varianti, da altre “superfetazioni” stilistico-espressive che, insieme ai lampioni, avrebbero conferito alla spianata una connotazione più tradizionale. Sono così spariti i giochi d’acqua dati dalle fontane inizialmente previste, quella circolare, lato palazzo di Giustizia [che peraltro avrebbe inopportunamente insistito su reperti archeologici], e quella longitudinale ricompresa sulla facciata della cattedrale fra l’entrata principale e l'accesso alla cripta [la cui realizzazione avrebbe comportato un aggravio di spesa che si è preferito evitare]. In compenso c’è una mezza idea di predisporre comunque alcuni impianti che un domani, fondi permettendo, potrebbero recuperare il discorso fontane e fontanili. Definitivamente cassati pure spazi verdi ed aiuole. Tornando ai lampioni, la di essi soppressione pare sia stata determinata anche per non penalizzare futuri allestimenti di rassegne musicali e teatrali. Insomma, un polo alternativo ma pure complementare a quello dell’arena dell’anfiteatro romano della Civitella. Senza lampioni la piazza potrebbe ospitare un palco di ragguardevole grandezza e circa 1400 posti a sedere [con le misure Covid 1000 posti].
Con i lampioni al loro posto si ridurrebbero la estensione del palco ed i posti che scenderebbero a circa 800 [con le misure Covid 500 posti]. Questo dicono i progettisti. Da un rapido ed informale sondaggio la cittadinanza si divide tra coloro che in ogni caso rivogliono in tempi stretti la piazza agibile, a prescindere dalle soluzioni che saranno adottate, e quanti, invece, invitano l’Amministrazione a riflettere sulla possibilità di non rinunziare ad uno spazio fortemente identitario che preservi simboli e preveda arredi ritenuti aggreganti. Ed a proposito è doveroso segnalare come la più rilevante concessione che il progetto prevede sia rappresentata dall’iniziativa di inserire nella pavimentazione antistante il municipio 43 formelle rappresentanti contrade e rioni di tutto il territorio comunale. Il dibattito è aperto ma, perlomeno sui lampioni, difficilmente si tornerà indietro. Dalla piazza, come da altre zone nevralgiche del capoluogo, saranno allontanate le colonie di piccioni secondo il programma sperimentale “bird control” [immissione di rapaci per la dispersione di volatili infestanti] annunciato oggi dal Comune. Insieme a colombi e piccioni da San Giustino se ne andrà un altro spicchio di romanticismo se volete “provinciale” ma in ogni caso ancora presente nel cuore di tanti teatini: i lampioni storici della premiata ditta Pignone di Firenze.