Piazza San Giustino: team di archeologi, restauratori e antropologi per il recupero dei resti e del corredo funerario della "Principessa" marrucina
Si indaga sul passato della misteriosa nobil dama di San Giustino. Piazza che, nel divenire, sarà ricordata non solo per la Venere Teatina, la testina in marmo greco, emula della famosa Venere di Doidaldas, rinvenuta un anno fa e divenuta il logo ufficiale dell’amministrazione comunale, ma anche per quella che doveva essere una figura di rango elevato nella società marrucina del IV-III secolo a.C. Dopo la scoperta della sepoltura, di cui al comunicato diffuso il 30 dicembre scorso dalla Soprintendenza archeologica, belle arti e paesaggio di Chieti-Pescara, a firma della responsabile Rosaria Mencarelli, a Colle Gallo sono tornati i restauratori e gli archeologi dell’ente di tutela -Isabella Pierigè, Anna Dionisio, Lorenzo Serafino Ferreri, Miguel Davide-, sotto la direzione scientifica di Rosanna Tuteri e con il coordinamento dell’assistente Sabatino Letta, presente anche il responsabile della comunicazione Giuseppe La Spada. Intensi i lavori di ricognizione stratigrafica e documentale sul locus del rinvenimento, antistante la sede storica di Palazzo D’Achille e con caratterizzazione per così dire "domestica", data la presenza della piccola cisterna di epoca romana venuta alla luce ad aprile e delle fosse granarie che proprio in queste ore stanno restituendo importanti informazioni sulla frequentazione del sito. Ad affiancare gli archeologi, un team di antropologici dell’unità operativa [della quale è responsabile il professor Luigi Capasso] del dipartimento di Medicina e Scienza dell’Invecchiamento dell’ateneo Gabriele d’Annunzio, diretto dal professor Francesco Cipollone. “Una scoperta importante ed interessante sotto vari aspetti”, spiega l’antropologo Ruggero D’Anastasio che studierà lo scheletro custodito nella sepoltura, “non mi soffermo sui dettagli poiché la proficua sinergia con la Soprintendenza esige verifiche e tempi idonei a evitare informazioni affrettate ed erronee, di certo il poter lavorare su un reperto recuperato per intero e dall’apparente stato di conservazione ottimale favorirà una compiuta ricostruzione del profilo biologico dell’individuo inumato”. Si studiano anche gli elementi fittili e metallici del ricco corredo funerario della “Principessa”, chiamiamola così, di epoca ellenistica, che induce una chiave di lettura con tratti matriarcali della società del tempo. Oltre a fibule e ornamenti in vari materiali, l’attenzione degli archeologi è rivolta al contenuto, siamo alle prime fasi di studio, di alcuni vasi in ceramica ed in bronzo. Tra questi una piccola olla, trattenuta parzialmente in un supporto, che verosimilmente sarà estratta in sicurezza con la tecnica del poliuretano espanso prima del trasferimento nei laboratori di restauro. Presenti a Colle Gallo anche gli architetti Gianfranco Scatigna e Maria Cicchitti per quanto di competenza della direzione dei lavori di riqualificazione della piazza che riprenderanno dopo l’Epifania. Toccherà loro scandire i tempi dell’intervento urbano compatibilmente con le occorrenze scientifiche di archeologia preventiva in corso. E a proposito di compatibilità e futuro sostenibile in chiave di valorizzazione del patrimonio monumentale di piazza San Giustino, il ritrovamento della preziosa sepoltura marrucina apre più ampi scenari di musealizzazione dei reperti indigeni. I locali dell’ex ristorante “il Grottino”, dell’attigua via Chiarini, inizialmente indicati come “Punto Informativo” della campagna di scavi, o anche quelli del “Diurno” che sarà dismesso e che opportunamente ristrutturati avrebbero potuto costituire una alternativa “informativa” con affaccio proprio sulla piazza, incominciano ad apparire non più adeguati per estensione e caratteristiche a una fruizione museale così articolata come quella che giorno dopo giorno i sondaggi accreditano. Una idea. Anzi due. La prima potrebbe essere quella di destinare parte del piano terreno del Palazzo Valignani o Palazzo d’Achille, per intenderci quella che si apre sulla piazza, a qualificata dependance museale. Per gli effetti, l’edifico storico recupererebbe anche la sua vocazione del primo “antiquarium” cittadino creato da Vincenzo Zecca [periodo dal Paleolitico al 1800], nel 2000 assorbito dagli spazi espositivi del museo “La Civitella”. Ciò sarebbe possibile intercettando fondi nelle pieghe degli annunziati finanziamenti per la cultura del bando ministeriale di “Rigenerazione Urbana”. La seconda, sempre con rispondenza scientifico-logistica, potrebbe veder sorgere, questo l’auspicio, una partenership Comune-Ministero della Cultura/Soprintendendenza-Ministero della Giustizia/Tribunale per allocare in parte del primo piano del Palazzo di Giustizia le sale museali dedicate agli scavi di Colle Gallo. Peraltro, anche per questo immobile, i precedenti non mancano avendo il tribunale teatino ospitato a lungo i pregiati resti del mausoleo di un “equites”, di recente restituiti al museo civico della località di provenienza [Scafa].