Positiva al Covid, non può partecipare al concorso per ostetriche: "Sono vittima di un'ingiustizia"
Inoltro alla vostra redazione la lettera che ho inviato alla Federazione nazionale degli ordini della professione di Ostetrica, per un'ingiustizia subita nell'ambito di un concorso pubblico indetto dalla Asl Lanciano-Vasto-Chieti.
"Lettera di un'ostetrica vittima d'ingiustizia perché positiva al Covid-19 È una giovane collega ostetrica a scrivervi. Sono Brevetti Maria Grazia, attualmente in forza presso l'Ausl di Modena, ma originaria della Campania. Non starò qui a sproloquiare in merito alle difficoltà che si hanno al Meridione nel trovare lavoro, riguardo al fatto che non si veda l'ombra di un concorso da anni, o, nella migliore delle ipotesi, di concorsi finalmente banditi, ma non espletati, probabilmente nell’ultimo periodo a causa dell’emergenza Covid. Non parlerò nemmeno di quanto sia stato difficile, in questi anni, sostenere innumerevoli prove concorsuali in tutta Italia, spendendo fior fiori di soldi ed investendo speranze, studio e sacrifici, per poi fare finalmente le valigie un giorno e trasferirsi in una nuova città per inseguire un sogno e per riuscire finalmente a svolgere la professione del nostro cuore. Non starò, inoltre, a raccontare le difficoltà che mi si presentano davanti se solo penso ad un riavvicinamento alla mia regione di origine, né vi dirò delle speranze, forse vane, che ancora nutro al pensiero di ricongiungermi un giorno ai miei cari, con il fine di svolgere comunque la mia amata professione. Oggi invece vi parlerò di un'ingiustizia subita proprio nell'ambito di un tentativo di riavvicinamento, seppur non completo, alla mia regione d'origine. Oggi, 16/10/2020, avrei dovuto sostenere la prova orale di un concorso a Chieti, bandito esattamente 3 anni fa ed espletato, a detta della stessa Asl, in tempi definiti verbalmente 'biblici'. Il 12/10/2020 sono risultata positiva al Sars Cov-2 ed, infatti, attualmente sono in regime di isolamento domiciliare (fino al 26/10/2020), per fortuna senza gravi sintomi e con semplice sorveglianza attiva. In virtù di ciò, ho tentato di richiedere all'Asl che ha indetto il concorso il differimento della mia prova orale all'ultimo giorno delle prove, ovvero il 28/10/2020, fornendo comprovata documentazione delle mie condizioni attuali, ricevendo però come risposta un ingiusto diniego. Non biasimo l'operato amministrativo della commissione esaminatrice, che, per difendersi da qualsivoglia attacco legale successivo, si attiene alle postille di un bando formulato ben 3 anni fa, quando però un'emergenza sanitaria di tale portata non era neanche lontanamente immaginabile. Biasimo, tuttavia, la mancanza di comprensione e di flessibilità dinanzi a suddetta vicenda e, senza dubbio, l'ingiustizia di fondo che emerge da questa situazione. Ritengo eticamente giusto e doveroso sottolineare il fatto che io, operatrice sanitaria a rischio, unita alla mischia di quelli che fino a qualche mese fa venivano chiamati 'eroi', avrei dovuto essere tutelata nel poter fruire di un mio diritto: quello di espletare la mia prova concorsuale, una volta ritornata negativa. Io che, unita a milioni di altri, mi son esposta ad un rischio di contagio molto elevato per combattere e per prestare un'assistenza che è si configurata più come vocazione che come lavoro, oltre ad essere 'vittima' del contagio che sto vivendo, mi sono ritrovata ad esserlo anche di questa faccenda, dal momento che mi è stata negata la possibilità di partecipare all’ultima prova concorsuale. Io oggi sono stata rifiutata, rigettata, dichiarata 'rinunciataria' perché non presente per cause di forza maggiore a quella prova orale che forse un giorno avrebbe potuto permettermi di riavvicinarmi almeno un po' ai miei cari, continuando a svolgere con dedizione, passione ed amore il mio lavoro. Io oggi ho subito un'ingiustizia, scaturita da un sistema che, attenendosi alla postilla di un bando formulato anni or sono 'senza alcun margine di discrezionalità' (per citare le specifiche parole utilizzate nell'ambito del diniego ricevuto dalla suddetta azienda), non tutela chi lo supporta durante un'emergenza sanitaria globale e che non ha premura di chi, in prima linea, ha combattuto con molti altri per tenerlo in piedi e continua a farlo. Mi ritengo, dunque, vittima di un sistema che recluta operatori sanitari, definiti a convenienza 'eroi', che invece, in qualità di contagiati, risultano abbandonati a se stessi vedendo per di più lesi i propri diritti, i propri sogni e le proprie ambizioni lavorative. Pertanto riferisco questa situazione chiedendo, se nelle vostre possibilità, di venirmi in soccorso con un’azione che possa porre rimedio a questa mia ingiusta esclusione, al fine di riscattare il mio diritto a sostenere quella prova, essendo io 'colpevole' soltanto di aver contratto il Covid, peraltro in coincidenza del giorno stabilito per la mia prova. Ciò detto e nonostante tutte le difficoltà, tengo a precisare che rimarrò sempre attaccata al mio sogno, alla mia passione, alla nostra professione, anche se in un sistema così ingiusto è molto semplice spegnere gradualmente qualsiasi fiammella di speranza. Certa di un Vs riscontro, Porgo cordiali saluti"