Lettera aperta agli amministratori della Città di Chieti
Gentili Signori,
come ogni chietino degno di questo nome, anch'io dovrei gioire per la installazione della fontana in piazza Valignani. Putroppo, però, con tutta la mia buona volontà non ci riesco: per alcune ragioni che Vi pregherei di ascoltare.
Il fatto è che questa scelta di impiegare i denari da destinare all'arredo urbano nella costruzione di una fontana mi ha fatto pensare a chi, privo del necessario per vivere, decide di comprare (magari a credito) uno smartphone da 700 e più euro, e così rimane con le pezze al sedere…
Per rendere più chiara la mia obiezione ho riportato una serie di immagini delle bellezze che già arricchiscono il centro storico, facendo meritare ampiamente a Chieti l'appellativo di città "d'arte e cultura": dai graffiti ormai entrati nell'immaginario collettivo, alle vetrine abbandonate, fino ad arrivare al massimo della raffinatezza con il piccolo suk installato, ormai da tantissimo tempo, sotto i portici dell'ex Banco di Napoli: a che pro i proprietari dello splendido edificio hanno impiegato non so quanto denaro per ridare una veste prestigiosa al palazzo, se i portici devono ospitare una bancarella che, a poco a poco, si sta trasformando in un piccolo supermercato?
Come vincere il sospetto che i nostri Amministratori non passino mai per il Corso e dunque non vedano questo spettacolo che, invece, è sotto gli occhi di tutti: non solo cittadini imbufaliti, ma anche i turisti (e non sono pochi!) che hanno la ventura di vistarci. Se infatti avessero l'opportunita di vedere (oltre che guardare) le condizioni anche solo del Corso, avrebbero scelto ben altro per l'arredo urbano. Altro che fontana.
Permettetemi infine una ultima riflessione: la Storia, si dice, insegna, ma probabilmente questo detto non rientra tra le conoscenze di coloro che siedono alla guida del bene pubblico, perché altrimenti, forti dell'esperienza di tutte le fontane già esistenti e a secco da sempre, essi avrebbero dovuto rifuggire quest'ultima prova che ha buone probabilità di seguire la fine delle consorelle.
Antonio D'Urbano