Eufrosina Sinforosa, la donna che precorse la parità di genere nella Chieti del XVIII secolo
Eufrosina Sinforosa [Brittoli 6 FEB 1698 – Chieti 11 APR 1765], una donna che ha precorso la parità di genere nella Chieti del XVIII secolo, sostituendo il consolidato cliché della “vita di destino” nell’embrionale ma irreversibile percorso della “vita di progetto”. Per gli effetti creando una delle principali espressioni cittadine in termini valoriali ed architettonici, parliamo del Conservatorio dell’Addolorata, di quel sentimento di accoglienza e di attenzione agli ultimi che ha scandito da sempre la vita del capoluogo teatino. Il ciclo di incontri “Cultura a Palazzo”, organizzato dalla Prefettura di Chieti, si è ieri arricchito di un altro prezioso tassello, questa volta declinato al femminile, data la ricorrenza dell’otto marzo. “Le tematiche raccolte attorno alla figura di Eufrosina Sinforosa”, dice Eide Spedicato, già professore associato di Sociologia del Dipartimento di Lettere ed Arti dell’Ateneo D’Annunzio, una carriera dedicata alla ricerca con oltre 300 pubblicazioni all’attivo che nel 2008 le sono valse, tra altri significativi riconoscimenti, l’onorificenza di Cavaliere al Merito dell’Ordine della Repubblica Italiana, “ci portano verso l’obiettivo di colmare le asimmetrie di genere derivanti da una sorta di regressione antropologica, direi di sonnambulismo diffuso, che ha origini lontane”. Eufrosina, donna pia ed imprenditrice di sé stessa, quet’ultima connotazione determinate per perfezionare quel processo di emancipazione che era nelle sue corde di persona coraggiosa e lungimirante, “partì da un ciuffo di case, la Brittoli del tempo”, così sottolinea Eide Spedicato nel suo intervento di presentazione della relatrice Antonella Giovanditti, “per approdare a Chieti, dove iniziò a rimuovere quelle sedimentazioni culturali che confinavano la donna nello spazio del non essere”. La Chieti del 1700 era una città che stava riconquistando gli echi dell’antica grandezza, allorquando alla fine del 1500, era inserita fra le 300-400 città più importanti del mondo di allora. Ed in questo contesto si afferma, pur fra tante difficoltà, il pensiero diremmo ‘nomade’, nell’accezione del viaggio costante tra varie esperienze ed aperture mentali, che Eufrosina Sinforosa affinò grazie al mecenatismo della famiglia Zambra.
“La nostra protagonista”, spiega nella sua accurata relazione l’architetto e restauratrice Antonella Giovanditti, insegnante dell’Istituto Galiani-De Sterlich, già di recente autrice di una ricognizione storica sul plesso conventuale di Sant’Andrea dei Frati Zoccolanti, “dovrà nell’ordine superare i condizionamenti familiari di una madre, Anna viscioli, che di fatto la consacrò, per rispettare un voto alla Vergine, alla vita religiosa dopo il tentativo di forzarla, ancora adolescente, ad un matrimonio combinato come prassi per l’epoca”. La professoressa Giovanditti non tralascia nulla di questa icona del movimento per il segno “uguale”, quello che l'otto marzo molte donne della comunicazione, dello spettacolo e delle Istituzioni hanno orgogliosamente esibito nelle spille simboliche mostrate in eventi e dibattiti. “La povertà, persino le sofferenze fisiche verosimilmente dovute a lunghi periodi di digiuno forzato quale strumento espiativo di chissà quali colpe, le mortificazioni e le porte sbattutele in faccia, sono stati passaggi fondamentali”, questa in sintesi la disamina della docente, “che hanno determinato Eufrosina Sinforosa a divenire valente ed accorta imprenditrice nel settore della bachicoltura, uno spaccato di economia familiare dedita al commercio dei bachi da seta che a quei tempi costituiva una prima spinta per migliorare la condizione della donna”. Eufrosina, si svincola dalle superfetazioni di una religione strumento di costrizione, come quella confluente nella ‘monacazione forzata’ in clausura [l’unica alternativa per tante ragazzine ‘nubili’ sarebbe stata la meno costrittiva ma egualmente impositiva opzione della così detta ‘monaca di casa’ o ‘bizzoca’], sull’esempio di quanto descrive il Manzoni nei ‘Promessi Sposi’ a proposito della ‘Monaca di Monza’. Interessante il substrato sociale ed economico evidenziato per definire i contorni strutturali del fenomeno.
E così abbraccia una religione di sostanza, con una condizione legata alla devozione intima e mai vacillata per l’Addolorata, della quale veste l’abito nero del lutto dopo una breve esperienza ‘cappuccina’, in quel di Roma, pare chiusa proprio a seguito dei desiderata, in sogno, della stessa Vergine. Ringrazia gli Zambra per gli aiuti iniziali, comunque ridimensionati proprio allorquando in lei si afferma, prorompente, il desiderio di dedicarsi a qualcosa di concreto ed ambizioso che oggettivasse le preghiere e l’ascesi. Ed è proprio questo che spaventerà Defendente Zambra, nobile di spicco ed amministratore unico del patrimonio della famiglia Durini. Eufrosina si trova di punto in bianco senza più un ricovero e si adatterà ad una coabitazione promiscua in una casa dove prenderà in affitto una stanza modesta. Anticamera, però, della realizzazione del suo sogno: l’acquisto, con atto notarile del 2 aprile 1738 e grazie ai risparmi della sua attività di imprenditrice, non senza tira e molla nel cercare ed infine ottenere appoggi ed autorizzazioni vescovili, di un immobile in Via Sant’Eligio. Che diverrà il Conservatorio dell’Addolorata [da ‘conservare’, ossia proteggere le ragazze bisognose dalle difficoltà]. Il Sindaco Pietro Diego Ferrara ha illustrato il piano di interventi ricomprendente anche il sito conventuale del “Conservatorio dell’Addolorata”, finanziato dal Pnrr nell’ambito del programma di rigenerazione urbana noto come “Via degli Orti e dei Conventi”. L’appuntamento in Prefettura con la testimonianza offerta nella sua vita fuori gli schemi da Eufrosina Sinforosa si era aperto, dopo l’introduzione del funzionario e coordinatrice degli eventi culturali ‘a Palazzo’, Cinzia Di Vincenzo [intervenuta anche in veste di referente teatina del Club per l’Unesco], con il saluto del prefetto, Armando Forgione. “Il concetto di pari opportunità”, ha spiegato il rappresentante territoriale del Governo alla gremita platea di gentili signore ed altre autorità, “rischia addirittura di essere obsoleto, è da augurarsi infatti una accelerazione che renda destinataria la donna di diritti e premure non tanto o non solo come tale ma soprattutto come persona”. “Sembrerà banale e scontato”, ha concluso il Prefetto, “ma nella ricerca delle migliori risposte da assicurare alle piaghe delle violenze e dei soprusi ai danni delle donne-persone ritengo di poter suggerire la massima evangelica ’ama il prossimo tuo come te stesso’ che come credente e come uomo cerco di porre a fondamento delle mie azioni”.
I lavori su “Eufrosina Sinforosa ed il Conservatorio dell’Addolorata in Chieti” sono stati inframezzati dalle letture storiche di Marina De Marco e Federica Palusci. Di elevata cifra artistica le esibizioni al pianoforte di Sara Mordini di Chieti [‘Improvviso’ di Schubert, opera 90 n. 2] e Cristina Bogi di Pescara [‘Notturno’ di Chopin, opera 9 n. 2], allieve dell’Accademia del Maestro Giuliano Mazzoccante, neodirettore artistico del Teatro Marrucino.