"Estote Parati", presentato il volume "Lo Scoutismo cattolico in Abruzzo e Molise (1922-1974)" di Giovanni Santucci e Aurelio Bigi
“Estote Parati”. Siate Pronti: alla vita, alle sue sfide, alle sue responsabilità, alle sue emozioni. Il motto del movimento scout mondiale fondato nel 1907 dal generale ed educatore britannico Robert Baden-Powel [1857-1941, generalità complete Sir Robert Stephenson Smyth Baden-Powell, primo Barone Baden-Powell di Gilwell] è il biglietto da visita de “Lo Scoutismo cattolico in Abruzzo e Molise (1922-1974)” [Portofranco edizioni, prefazione del professor Fabrizio Marinelli, ordinario università dell'Aquila], di Giovanni Santucci e Aurelio Bigi. Ieri la presentazione al museo d’rte Costantino Barbella di questo lavoro certosino, da gustare in ogni suo dettaglio, che arriva sulle “tavole” degli estimatori di storia patria [poiché lo scoutismo ne fa sicuramente a buon diritto parte] proprio a distanza di 100 anni dalla diffusione dei primi nuclei scout nella macro regione, allora unitaria, abruzzese-molisana. “Lavoro di ricerca resosi possibile”, spiega il co-autore Giovanni Santucci, eminente figura di riferimento dello scoutismo abruzzese ed aquilano in particolare, “grazie all’apporto di cucitura sistematica delle mie idee e dei miei appunti da parte dell’amico Aurelio Bigi, col quale l’intesa è stata da subito empatica e costruttiva, il libro offre una testimonianza di cosa abbia significato e comportato per i pionieri dello scoutismo in ambito locale far nascere i primi gruppi, dedicarsi alla fondamentale esperienza della formazione capi, registrare e rispettare tante vocazioni, sia laiche che religiose, nate proprio tra quei ragazzi e ragazze con il fazzolettone al collo e tante speranze nel cuore, rispettare ed applicare senza deviazioni il metodo scout, quest’ultimo unico presupposto per cogliere veri risultati prospettici di affermazione anche nella vita delle migliaia di aderenti ai principi di Baden Powell”.
Nelle 280 pagine del volume si scorgono storie, vicende e volti tratti da “Quaderni di campo e di caccia”, “Albi d’Oro”, lettere e atti tratti dai consigli regionali e provinciali degli organi associativi. Il ricco corredo fotografico narra dell’approccio “professionale” dei futuri quadri direttivi ai “Campi Scuola”, dello slancio di solidarietà degli scout abruzzesi e molisani nelle varie emergenze che hanno afflitto il Paese (ad esempio in occasione della alluvione del Polesine per esondazione del fiume Po, 17 novembre 1951), dell’amore e servizio profuso a scampoli di umanità sofferente dagli scout formato “Foulards Bianchi” nei viaggi della speranza direzione Lourdes e Loreto (a Chieti, fra gli altri, il compianto Roberto Bascelli ed i fratelli Fausto e Roberto Napoli).
“Il nostro racconto dello scoutismo regionale”, spiega Aurelio Bigi, autore nel 2019 di uno specifico e monumentale lavoro sul movimento scout teatino, “Storia dello Scoutismo a Chieti”, èDicola, parte all’indomani dell’anno zero, il 1921, allorquando si tenne il primo campo campo in Val Fondillo, nel comune di Opi in pieno Parco Nazionale ora di Abruzzo-Lazio-Molise, che diede la stura alla diffusione del movimento a partire da Chieti, L’Aquila e Sulmona, per approdare al 1974, anno della fusione nella comune sigla Agesci (Associazione Guide e Scout Cattolici Italiani) dei precedenti per così dire marchi storici di Asci (Associazione Scout Cattolici Italiani) e Agi (Associazione Guide Italiane)”.
Una ricognizione a tutto tondo quella di Santucci e Bigi, con gli Autori che nella presentazione non trascurano le sigle dello scoutismo laico (gli scout del Cngei), di autonomo indirizzo cattolico (gli scout e le guide cattolici europei del Fse) e di impegno “post-servizio” (gli adulti del Masci), non senza aver rammentato l’esperienza clandestina, durante il secondo Conflitto mondiale, delle “Aquile Randagie” (formazioni nate a Milano, Monza e Parma durante il Fascismo nonostante lo scioglimento delle organizzazioni scout con legge del 1927).
“Le radici dello scoutismo”, interviene al riguardo Ornella Vairo, responsabile regionale Agesci, sono comunque comuni, è vero, esse provengono da un altro modo ma la memoria è fondamentale affinché le ragazze ed i ragazzi che indossano l’uniforme scout possano riconoscersi nei valori del movimento anche nelle vesti di donne e uomini del presente e del domani”. E qui vale la pena spendere un altro dei “totem” inalienabili dello scoutismo: “semel scout-semper scout”: una volta scout, sempre scout! “In genere è così”, osserva Aurelio Bigi, “nella stragrande maggioranza dei casi, quando si ha a che fare con chi ha vissuto a vario titolo l’esperienza dello scoutismo, si può star certi di relazionarsi con persone serie”. E poi i rudimenti della promessa e della legge scout, ricordati nel suo appassionato intervento dal teatino Giuseppe Finocchietti, capo Scout nazionale emerito: “il metodo scout, e la sua ‘legge’ semplice e sempre declinata al positivo, ci offrono la possibilità di sganciarci da un lato dalle derive della retorica e della ‘nostalgia’ di applicazioni ormai desuete e, dall’altro, dall’aprioristico rifiuto del passato ed addirittura delle stesse intuizioni fondanti di Baden-Powell”. E allora ciò che non tramonta mai è una proposta educativa che porta i giovani guide e scout dell’Agesci ad “avvalersi delle tecniche di pesca più che dall’avere a disposizione per grazia ricevuta direttamente il pesce, da una metafora del Fondatore, per tradursi in consequenziali passaggi: giovani protagonisti autentici della loro crescita, visione cristiana della vita, armonia con se stessi, gli altri e il Creato.
“La conclusione del discorso”, spiega Finocchietti, “confluisce nell’attualità dei quattro punti che Sir Baden-Powell ha posto a fondamento della proposta scout: 1. Formazione del carattere [fiducia in sé stessi, capacità di operare delle scelte, lealtà, senso della gioia, rispetto dei diritti]. 2. Salute e forza fisica (rapporto positivo col proprio corpo quale dono di Dio]. 3. Abilità manuale [relazione creativa con le cose). 4. Servizio del prossimo (scoperta della ricchezza offerta dalla diversità nelle persone, educazione all’amore per gli altri, al bene comune ed alla solidarietà)”.
Presenti alla presentazione del volume il sindaco Diego Ferrara, che ha ricordato la sua esperienza di “lupetto”, nel 1964, nel gruppo Chieti 1, gli assessori Manuel Pantalone e Fabio Stella. Intervento istituzionale della deputata Daniela Torto, che ha sottolineato l’impegno del Governo per le tematiche della gioventù. È stata inoltre icordata, dagli autori del volume, la figura di Don Luigi Mazzatenta (Chieti, 20 luglio 1918-22 aprile 2000), uno degli assistenti ecclesiastici più amati da intere generazioni di scout, alla cui memoria è stata da tempo proposta, da un comitato spontaneo di ex scout del citato gruppo Chieti 1 presieduto da Romano Frezzini e Gerardo Mosciano, la titolazione di uno spazio pubblico. Sarebbe un segnale di attenzione civica, ad una delle figure epocali dello scoutismo teatino, da parte di una città, Chieti, che, nonostante sia stata una delle principali espressioni identitarie prima dell'Asci-Agi e poi dell'Agesci, inspiegabilmente non ancora dedica monumenti, vie o piazze, al movimento scout e/o a suoi illustri esponenti come invece già avvenuto a Cesoli-Carrito, Lanciano, L’Aquila, Montesilvano, Montorio, Pescara, San Giovanni Teatino, San Salvo, Sulmona, Tagliacozzo, Vasto.