"Mio zio deceduto dopo essere stato dimesso senza nemmeno essere assistito in ADI"
Gentile lettori, da giornalista scevro da qualsiasi tipo di condizionamento, mi permetto sommessamente di raccontarvi l'agonia di mio zio Renato, deceduto a 63 anni presso l'ospedale di Chieti.
In data 23 gennaio gennaio scorso, mio zio Renato La Pergola, persona da tutti stimata come grandissimo lavoratore e uomo di grandissima statura morale, veniva ricoverato presso l'ospedale di Chieti per via di una embolia polmonare, in codice inizialmente verde. Dopo alcune verifiche da parte del personale sanitario, gli veniva diagnostico una neoplasia maligna ai polmoni, in maniera abbastanza, a mio giudizio, approssimativa.
Seguiva ricovero presso la stessa struttura, presso il reparto di Medicina. Il giorno seguente una dottoressa, con un fare abbastanza poco garbato, ci prospettava un decorso abbastanza infelice della situazione, con un tatto quantomeno discutibile. Seguivano cura da parte dei sanitari, che riuscivano a stabilizzare la situazione. In data 6 febbraio mio zio Renato veniva dimesso, senza alcuna protezione assistita, e senza nessuna consulenza oncologica. In questo lasso di tempo, nonostante fosse stata confermata sin da subito la gravità della situazione, solo in data 2 febbraio è stata effettuata una TAC total body che ha evidenziato metastasi diffuse in tutti gli organi, nelle sedi ossee, ghiandolari linfatiche ed epatiche.
La broncospia è stata effettuata solo in data 3 febbraio, e presso l'ospedale di Torrette in Ancona, dando l'impressione che la struttura teatina non fosse in grado di effettuare tali diagnosi, per mancanza di competenza e/o di strutture. In data 6 febbraio seguivano dimissioni, dove mio zio è stato mandato a casa, nonostante il suo grave quadro clinico, senza alcuna assistenza domiciliare. Dopo pochi giorni lo stesso veniva colpito da un ictus, con conseguente nuovo ricovero presso il nosocomio teatino, con il PS che ha effettuato i dovuti accertamenti, forse, non con la giusta tempestività. Ne seguiva un nuovo ricovero presso il reparto di Medicina, con il decesso che sopraggiungeva dopo 2/3 giorni, con il personale sanitario che diceva a mia zia di rassegnarsi... Sarà nostra cura fare piena luce sull'accaduto, su una malattia che probabilmente avrebbe avuto la meglio, ma nei confronti di un personale che ha nostro avviso e modestissimo parere, avrebbe potuto fare meglio sia da un punto vista morale che professionale.