Consegna simbolica dei fondi raccolti per gli scavi in piazza San Giustino, ma il sindaco non si presenta
“L’Italia ha impiegato 15 anni per ratificare la Convenzione di Faro, noi auspichiamo che non ne servano altrettanti alla Amministrazione comunale”. Con una lettera aperta al sindaco Diego Ferrara, incentrata sul diritto all’eredità culturale e, per gli effetti, al diritto a partecipare alla vita culturale così come definito dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo [Convenzione di Faro, Portogallo, 27 ottobre 2005, firmata dall’Italia nel febbraio 2013 e ratificata dal Parlamento con iter conclusosi nel settembre 2020, nda], i promotori della raccolta fondi pro scavi archeologici in piazza San Giustino “Perché Chieti è anche mia” invitano il primo cittadino ad accettare l’atto di liberalità incondizionata, oltre 7.000 euro raccolti in favore del Comune e “soprattutto di far proprio il chiaro messaggio di speranza che una parte della Città ha espresso”.
Questa mattina, nel corso della conferenza stampa indetta alla Casina dei Tigli, i promotori dell’iniziativa, nel cui merito il Comune aveva appena due giorni fa sollevato riserve di opportunità, sull'utilizzo del logo ufficiale di palazzo d’Achille e location prescelta per la consegna simbolica dei fondi raccolti, e di sostanza, hanno parlato soprattutto come semplici cittadini, proprio per spazzare il terreno del confronto da equivoci circa una presunta “cordata politica che non esiste se non nelle fantasie di taluno”.
E, preso atto della, peraltro prevedibile, assenza di rappresentanti dell’amministrazione comunale, hanno simbolicamente messo a disposizione della città un maxi-assegno di 7.000 euro “che, sotto l’aspetto della partecipazione di popolo”, spiega la portavoce Patrizia D’Agostino, “vale ben oltre, realizzando in parte la summa di piccole donazioni individuali, anche di 5 euro, segnale evidente di un apporto sincero e costruttivo di concittadini magari non agiati che non si sono per questo voluti tirare indietro dal dare una testimonianza di affetto per la propria città”.
Molte le precisazioni da parte degli organizzatori: si tratta di una “raccolta apolitica, apartitica, diretta certamente all’approfondimento degli scavi archeologici ma comunque incondizionata e, quindi, non vincolata”. Ed ancora: “gradiremmo che ove l'amministrazione dovesse formalmente pronunziarsi per un diniego, ciò avvenga in un atto ufficiale anche per fugare dubbi su un eventuale danno erariale che il non accettare la donazione potrebbe comportare ad un Ente in dissesto, ad ogni buon conto la raccolta proseguirà come annunziato fino al 31 luglio e poi tireremo le somme, la generosità dei teatini non andrà persa”.
Il riferimento è per possibili impieghi alternativi delle risorse che saranno a quella data raccolte. Dalle associazioni e sigle benefiche, ai sodalizi, enti ed alle istituzioni culturali, il ventaglio delle opzioni per impiegare al meglio i fondi che il Comune dovesse ufficialmente non accettare è ampio e variegato. Se ne riparlerà. Nel frattempo, si lavora per una intesa.
“Confidiamo”, si legge nella lettera aperta, “nell’accoglimento della donazione che non interferisce con l’appalto pubblico in corso ed è garantita in ogni sua fase per trasparenza e tracciabilità dall’incarico conferito al notaio Plasmati il quale è garante della correttezza giuridica della procedura”. Alla vigilia della conferenza stampa di stamattina da parte dei promotori di “Perché Chieti è anche mia”, il sindaco Diego Ferrara si era però dichiarato dispiaciuto per non essere stato nelle condizioni di prestare il proprio assenso alla donazione.
“Personalmente”, ha spiegato Ferrara, “avevo salutato con attenzione la disponibilità di tanti cittadini, poi però le cose vanno approfondite ed il servizio legale del Comune ha riscontrato delle oggettive difficoltà anche giuridiche nel recepire l’iniziativa, così come precisato nel comunicato ufficiale licenziato mercoledì”.
Poi il suggerimento. “Mi auguro”, ha concluso il sindaco, “che i promotori possano individuare soluzioni alternative per rispettare la volontà dei cittadini aderenti, penso ad esempio alla possibilità di girare i fondi raccolti alla stessa Soprintendenza”.
“Tale eventualità”, spiega l'avvocato Patrizia D’Agostino, “è contemplata nelle finalità costitutive del Comitato, quindi non escludiamo nulla, mi auguro, però, che il Comune possa in extremis rivedere la propria posizione, noi non ci ingeriamo nelle competenze degli enti preposti, tanto meno siamo espressione, come da qualche parte pure si è detto, di azioni volte a sabotare i lavori di riqualificazione, vorremmo solo apportare un sereno e fattivo contributo a che si eviti il rischio di ricoprire tutto senza aver fino in fondo scoperto che cosa si cela sotto la storia millenaria della città”.