"Ciao sguazzò", storie di lacrime ed emozioni a Mater Domini per l'addio a padre Lorenzo [FOTO]
Non sono bastate sedie e panche, né sono stati sufficienti i banchi. Non sono stati capienti i registri per firme e dediche, né il sagrato. Così come non sono state capaci le lacrime di esprimere fino in fondo il dolore di chi c'era, di chi era anima smarrita e di chi sarà anima ritrovata. Tutto è apparso limitato: gli spazi, la pur alta volta di questo tempio simil neogotico che ospita uno dei primi bassorilievi di arte sacra abruzzese dedicata alla Vergine con Bambino; finanche i canti dei coristi e musicisti del Miserere, sublimi ma inevitabilmente ovattati dalla attrattiva sacralità di un momento che ognuno di noi temeva. Ma non per questo meno improvviso, meno lacerante. Padre Lorenzo era ancora magicamente presente alla sua ultima omelia ancorché annunziata “per delega” ad altri presbiteri.
L’omelia della presenza nei cuori più che delle parole nelle menti. Il rito funebre seguito al “dies-natalis”, quello della nascita in Cielo del padre francescano che ha incantato due città, Lanciano e Chieti, e che ha commosso e fatto innamorare [della Chiesa] diverse generazioni, è scivolato sulle corde emozionali toccate dall'arcivescovo metropolita di Chieti-Vasto, Bruno Forte, e dai concelebranti dell'Ordine dei Cappuccini Minori.
“Con quella lunga barba”, così ‘padre’ Bruno, “lo ricorderemo come una sorte di profeta che ha richiamato il primato di Dio aiutando tanti con l’esempio della Misericordia, nella costante sperimentazione del legame con Dio e soprattutto nella memoria di Dio, quella del Dio presente e fedele”. È stato lui a somministrare gli ultimi sacramenti a padre Lorenzo raccogliendone l’auspicio della prosecuzione, attraverso altri volti ed altre storie, di una testimonianza di servizio. “Padre Lorenzo”, ha detto l’arcivescovo, “era mediatore gioioso del fiume di perdono e dell’abbondanza di spiritualità che scaturisce dalla Parola del Signore …, teatino, uomo di grande cultura, professore di filosofia e coscienza critica della famiglia religiosa dei Frati Cappuccini la quale, diversamente da quanto accaduto mio malgrado nella vicina Guardiagrele dove non sono stato ascoltato, spero possa rimanere in questa chiesa per continuare un percorso davvero prezioso per l’intera comunità cittadina”.
“Grazie di cuore fra’ Lorenzo e grazie al Signore per avercelo donato”, queste le parole del Padre Provinciale dei Cappuccini, frate Matteo Siro, mentre padre Raffaele, che ora raccoglie l’eredità spirituale dell’amato confratello, visibilmente commosso spiega di aver “beneficiato della sua vicinanza, padre Lorenzo è uno di quegli uomini che hai la fortuna di incontrare poche volte nella vita, faceva coraggio agli altri, lui che soffriva veramente”. Una funzione, l'ultima di Giustino Polidoro da Chieti, in "arte" Lorenzo, nella sua Mater Domini. Una funzione "liquida", come il moto ondoso dei ricordi, dei sorrisi, delle prediche ispirate, delle "lectio magistralis" per ragazzi, ragazze ed adulti che lo veneravano come un testimone più che come un maestro, per dirla con un’efficace intuizione di Paolo VI in ordine alle priorità che ogni uomo di fede deve rivestire nel proprio apostolato. Una funzione galleggiante, fisicamente statica nella legge dei grandi numeri "stipati" di quanti hanno voluto tributargli nella preghiera l'ultimo atto d'amore, eppur in movimento: di pensiero e di scoperta. Il pensiero di un grande uomo che ti scuote e fa riflettere e la scoperta di... scoprirsi meravigliosamente fragili. Per assaporare, da rinati bambini, l'emozione degli occhi lucidi e degli sguardi timidi che fissano il pavimento in attesa di trovare lo slancio ed il coraggio per poterli elevare al Cielo.
Se ne era andato, Lorenzo, alle 7,25 di giovedì 22 dicembre, con quelle mani tremule eppur forti. Contenute fra le mani, altrettanto misericordiose, di padre Raffaele. La sera prima aveva "detto" la santa messa nella sua stanza, con lo stesso Raffaele, alla presenza di Paolo, il diacono silente e prezioso amico di sempre, e di Sandra, la figura materna che lo ha assistito, negli ultimi anni, con l'energia e la compostezza delle grandi donne. A lui vicini idealmente, ma anche materialmente fino a poco prima e così per tutti i giorni da quando la carrozzina aveva sostituito i suoi piedi, i volontari ed amici [fra cui i pallavolisti lancianesi] avvicendatisi nelle faccende quotidiane in questo miracolato lembo di francescana operosità. Lorenzo aveva confidato a Paolo: "Vedi, non ho paura, in fondo ho ricevuto molto di più di quanto sia riuscito a dare". Monumentale. Semplicemente immenso. Perché solo gli umili di cuore sanno ribaltare in una mirabile e sintetica professione di fede il senso di una vita spesa al servizio degli altri. Circostanza questa fattuale per l'esercito di bisognosi, anche spirituali, da lui aiutato a salire in quell' "ascensore sociale" che ti avvicina al Signore.
Fattuale per gli altri, ma non per lui. Che, pensate un po’, si sentiva egli stesso in debito di riconoscenza. Nelle sue "date", quella di nascita [2.12.1932] e quella del suo congedo terreno [22.12.2022] ricorre insistentemente il "2", da solo o ricompreso nei mesi e negli anni. "2" come i suoi due grandi amori, la mamma Dorina e la Chiesa; due come le comunità che lo hanno amato beneficiando dei suoi servizi, quelle di San Pietro a Lanciano e di Mater Domini a Chieti. Avevamo appena fatto in tempo a dedicargli un pensiero per i suoi 90 anni [ChietiToday dello scorso 2 dicembre] che fra' Lorenzo, "l'influencer del Signore", ha risposto alla chiamata del Padre. Sul sagrato un lungo applauso ha accompagnato la partenza del feretro, presenti tra gli altri il sindaco di Chieti Pietro Diego Ferrara ed il presidente del Consiglio Comunale di Lanciano Gemma Sciarretta. Mentre dagli scout del gruppo Chieti 1 si è levato un corale “ciao sguazzò”. Così padre Lorenzo salutava i suoi ragazzi. E così ha salutato ciascuno di noi. In una Chieti baciata dai colori azzurro-rosati del tramonto. In un giorno di dicembre dell’anno domini 2022. “Ciao sguazzò”!.