L'Archivio di Stato resta a Chieti, infondate le indiscrezioni su un paventato accorpamento con la sede di Pescara
“Nessuno scippo, per quanto mi risulta non c’è nulla di fondato”. Così il direttore della sede di Chieti dell’Archivio di Stato, Iole Cieri, in ordine alla notizia, circolata sui social con post poi rimosso, circa il paventato accorpamento fra le sezioni di Pescara e Chieti, con sede logistica a Pescara, dell’importante istituzione documentarista.
Voci che hanno generato in città risentite fibrillazioni. “Sarei stata la prima - spiega - ad avere sentore di una eventualità che avrebbe dell’epocale. Comprendo la preoccupazione dei cittadini di fronte a scenari che penalizzerebbero, e non di poco, un intero territorio ma, ripeto, sono certa si tratti soltanto di chiacchiericcio”.
Quella teatina è una delle sedi storiche dell’Archivio di Stato. La sua formale apertura avviene nel 1824 nell’allora convento San Domenico [per la circostanza soppresso], a seguito di un decreto di Ferdinando I di Borbone del 1819 prevedente l’apertura in tutte le province di archivi destinati a "raccogliere e conservare, secondo l'ordine dei tempi e delle materie, le carte appartenenti alle antiche e nuove giurisdizioni, e a tutte le amministrazioni comprese nel territorio".
Alimentato da importanti acquisizioni, fra cui una parte dell'Archivio civico, comprendente diciannove volumi di verbali del Parlamento della città di Chieti (1552-1800), sei registri della Cancelleria teatina (1582-1800) e undici registri di Obliganze penes acta (1681-1801), l’Archivio teatino si implementa significativamente dall’Ottocento agli anni Cinquanta, con documenti storici di pregio, atti giudiziari ed amministrativi, rogiti notarili afferenti sia il capoluogo che i centri dell’ampia provincia, testi e spartiti sacri, come il prezioso antifonario beneventano del 400 [di cui alla foto tratta dalla home page locale della istituzione MiC].
Di estremo spessore storico-documentale le duecentotredici pergamene angioine del XIII secolo, trasferite durante il secondo conflitto mondiale a scopi cautelativi in un monastero di Lama dei Peligni, e poi recuperate soltanto parzialmente. Ampie anche le sezioni riguardanti proprio il periodo bellico, fra cui quelle relative al Partito Nazionale Fascista ed alla Brigata Maiella.
A seguito della costituzione, nel 1927, della Provincia di Pescara, l’Archivio di Stato di Chieti gestisce temporaneamente le evidenze documentariste riguardanti la nuova realtà, per poi nel 1960, con la costituzione della sede pescarese, “liberare” quanto di competenza del territorio della Città adriatica. Per esigenze di miglior fruizione dei servizi resi ai cittadini in un territorio molto ampio, come quello della Provincia di Chieti, nel 1965 viene creata la sezione di Lanciano. Nel sito ufficiale della prestigiosa istituzione si legge: “Il ruolo preminente ricoperto da Chieti nella provincia fino dall'antichità ha d'altronde fatto sì che l'istituto conservi tra l'altro insieme a preziose testimonianze dell'antica magistratura cittadina, una massiccia e non meno importante documentazione prodotta da uffici statali con circoscrizione provinciale e subprovinciale del viceregno spagnolo e austriaco, del ripristinato regno durante le dominazioni prima borbonica, francese, seconda borbonica, del regno e della repubblica italiani nonché da notai, da corporazioni religiose soppresse, da enti pubblici, da partiti e movimenti politici, da famiglie e da persone".
Non mancano, tuttavia, circostanziate annotazioni critiche afferenti i locali di via Ferri, attuale sede dell’Archivio, e la pianta organica: “i locali”, si legge sempre nel sito, “sono attualmente del tutto carenti [nonostante la superficie di 2000 mq di archivi e lo sviluppo di 10.000 mq di scaffalature] anche a fronte di un organico fra i più sguarniti dell'Italia centro-meridionale… [appena 4 unità, nda]”. E proprio tali considerazioni potrebbero aver generato equivoci e voci in libertà circa il futuro dell’Archivio di Stato di Chieti.
“Mi sento di poter rassicurare i cittadini di Chieti”, conclude la direttrice Cieri, “non nascondiamo, come vedete, taluni limiti e problematiche ma l’Archivio di Stato di Chieti per territorio amministrato, importanza storico-documentale e dimensione logistica resta pur sempre una sede tra le più qualificate del Paese, non so se altre Città possono vantare numeri e presupposti analoghi…”.
L’Archivio di Stato di Chieti rientra nelle istituzioni cittadine che saranno allocate nella “cittadella della cultura”, la cui realizzazione è prevista nell'ex ospedale militare alla villa vomunale. La nuova e funzionale struttura, oltre alla sede dell’Archivio di Stato, ospiterà i nuovi allestimenti del museo universitario e la biblioteca De Meis, secondo l’accordo di programma firmato in Prefettura il 2 aprile 2015.