Anniversario della morte di Franzoj, l'esploratore che riportò a Chieti le spoglie di Giovanni Chiarini: depositata una proposta di titolazione
Oggi maturano i 110 anni dalla morte di Augusto Franzoj (San Germano Vercellese 2 OTT 1848-San Mauro Torinese 13 APR 1911), giornalista ed esploratore piemontese, al quale Chieti è legata da un solido vincolo di riconoscenza, ancorché lontano e dunque sopito, per l'ardimentosa impresa in terra d'Africa (Ghera, Etiopia) a seguito della quale nel 1884 si rese possibile la restituzione alla comunità teatina delle spoglie del suo illustre figlio Giovanni Chiarini (Chieti 29 GEN 1849-Cialla/Ghera 5 OTT 1879).
Una proposta per la titolazione di una via o di uno spazio pubblico ad Augusto Franzoj è stata formalmente depositata in municipio da chi scrive, all’attenzione dell’amministrazione comunale ed in particolare del sindaco Diego Ferrara, del vice-sindaco ed assessore con delega alla Cultura Paolo De Cesare e dell’assessore con delega alla toponomastica Anna Teresa Giammarino. L’iniziativa è volta a confermare il senso civico della nostra comunità, avendo il Franzoj rischiato la vita proprio per portare a compimento un atto di vera pietas nei confronti del suo "collega" esploratore Giovanni Chiarini.
Augusto Franzoj, con limitati mezzi economici, appena 300 lire dell'epoca, nel 1882 parte in solitaria per l'Africa orientale, deciso a riportare in Patria le spoglie di un altro celebre esploratore e studioso italiano, il "nostro" Giovanni Chiarini, morto tre anni prima, verosimilmente a causa di un avvelenamento, tragico epilogo di un duro periodo di prigionia nei regni di Limmù e di Ghera, nel mentre, con l'amico Antonio Cecchi [fra le cui braccia spirò], partecipava ad una spedizione geologico-etnografica, nelle regioni dei Laghi equatoriali, finanziata dalla Società Geografica Italiana e guidata dal marchese Orazio Antinori. Franzoj, sfidando insidie naturali e l'avversione di diverse tribù locali, grazie al fortuito aiuto di re Menelik (futuro imperatore di Etiopia nel 1889 con il nome di Menelik II), nel settembre del 1883 recupera i resti di Giovanni Chiarini nei pressi di Cialla, capitale del piccolo regno di Ghera, e, nel 1884, a coronamento di un lungo e periglioso viaggio, riesce a rimpatriarli via Assab, porto Eritreo i cui diritti commerciali erano stati acquistati dal Regno d'Italia [convenzione con la compagnia genovese di navigazione Rubattino del 10 MAR 1882].
Il 26 novembre 1884, Augusto Franzoj riporta le spoglie di Giovanni Chiarini a Chieti. Il rito religioso che precede la tumulazione si tiene presso la chiesa cimiteriale di Sant'Anna, aggregata alla parrocchia di Sant'Antonio Abate. Una folla commossa accoglie la salma dell'esploratore teatino e tributa una calorosa accoglienza al Franzoj al quale l'allora sindaco di Chieti, Cesare De Laurentiis, concederà la cittadinanza onoraria. Volontario nella terza guerra d'indipendenza, Augusto Franzoj, poi mazziniano e repubblicano, aderisce ai moti di Pavia del 1870 ed a causa delle sue posizioni politiche è allontanato dall'esercito. Nel biennio 1882-1884 è intrepido protagonista della avventurosa spedizione in Etiopia per il rimpatrio delle spoglie dell'alpinista, esploratore, geologo ed etnografo teatino Giovanni Chiarini.
Franzoj affiderà il resoconto del recupero dei resti del Chiarini ad una pubblicazione del 1884 ("La salma del Dottor Giovanni Chiarini", da Il Bollettino della Società Geografica Italiana, XXI, pagg. 919-933). F. Arfelli riprende l'argomento nel 1934 ("Augusto Franzoj alla ricerca della salma di Giovanni Chiarini", dalla Rivista della Colonie Italiane, pagg. 478-484). Nel 1885 e nel 1892 pubblica i suoi principali contributi alla sintesi delle conoscenze del tempo sulle spedizioni nel continente africano: "Il Continente Nero" (edizioni Roux e Favale, Torino) e "Aure Africane" (edizioni Galli, Milano). Continuerà nel frattempo ad assecondare il suo spirito avventuroso con altre imprese, in Brasile ed Argentina. Ma non trascura la sua verve giornalistica collaborando con La Gazzetta del Popolo (Torino) ed Il Messaggero (Roma).
Nel 1908 si avvicina alle idee socialiste ed è inviato del quotidiano La Stampa (Torino). Vanterà amicizie importanti fra cui quella con lo scrittore Emilio Salgari. Il 13 aprile 1911, dodici giorni prima della scomparsa di Salgari, Augusto Franzoj muore suicida a San Mauro Torinese per la depressione causatagli da una virulenta forma di patologia reumatica deformante. Nel cimitero di San Mauro Torinese gli viene dedicata la seguente iscrizione lapidea:
Ad Augusto Franzoj esploratore africano fortunato esumatore delle ossa del Chiarini pace all'anima sua forte come un leone soave come una colomba.
La municipalità di Torino gli intitolerà un impianto sportivo, la piscina Augusto Franzoj, e l'omonima via nel quartiere Parella. L’iter per la dedica al Franzoj di una via o spazio pubblico della nostra città vedrà ora interessate, su impulso del Comune, la Prefettura di Chieti, la Deputazione Abruzzese di Storia Patria e la Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio Chieti-Pescara per i dovuti adempimenti di Legge. Auspicato anche il coinvolgimento culturale delle Municipalità di San Germano Vercellese (VC), Comune natio di Augusto Franzoj, e di San Mauro Torinese (Torino), Comune dove ne riposano i resti.