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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Il culto di San Rocco a Roccamontepiano e la più antica notte bianca d'Abruzzo

I festeggiamenti in onore di San Rocco sono attestati in documenti risalenti alla fine dell’Ottocento: i pellegrini, il 16 agosto, giungevano a Roccamontepiano a piedi, portando le scarpe unite per i lacci e la “baschetta” sotto il braccio

Ogni anno dal 12 al 16 agosto a Roccamontepiano si rinnova la tradizione del culto verso San Rocco. La devozione è talmente forte che ogni anno il paese si riempie di migliaia di persone che accorrono da tutta la regione, per ottenere la benedizione del santo e usufruire dei poteri taumaturgici della fonte a lui dedicata. La festa  si protrae per diversi giorni trasformando il paese in un luogo brulicante di persone, voci, rumori, fuochi d'artificio,  e odori come quelli degli arrosticini o delle porchette esposte lungo la strada principale.
Il santuario, la grotta e la fontana dedicata a San Rocco, nonché le numerose bancarelle assiepate ai bordi di via Roma, vengono prese d’assalto anche per acquistare il tipico boccale di ceramica che porta l’effige del santo.

A testimonianza di tanta devozione popolare vi sono gli ex voto, presenti nel santuario, testimonianze di riconoscenza di migliaia di pellegrini che accorrono anche piedi per assistere alle numerose messe (una ogni ora fino a mezzanotte). Alle ore 19.30 del 16 agosto  si svolge la solenne processione accompagnata dalla tradizionale sfilata delle conche devozionali portate dalle ragazze del paese in costume tradizionale.

La più antica notte bianca d'Abruzzo

I festeggiamenti in onore di San Rocco sono attestati in documenti risalenti alla fine dell’Ottocento. I pellegrini, il 16 agosto, giungevano a Roccamontepiano a piedi, portando le scarpe unite per i lacci e la “baschetta” sotto il braccio. Un pellegrinaggio collettivo, momento di penitenza ma anche di aggregazione. Visitata la chiesa, i fedeli praticavano le abluzioni all’interno della grotta e dopo sostavano nei prati e nei boschi limitrofi per consumare il pasto portato da casa. I festeggiamenti prevedevano anche una processione a mezzogiorno seguita dalla sfilata delle conche di rame, riempite di grano e decorate con mazzi di fiori, portate sul capo dalle giovani del paese. Adesso si svolge sia la mattina che la sera.

L’offerta del grano e l’usanza di distribuire ciambelle con semi di anice richiamano gli antichi riti agrari; la stessa data, 16 agosto, lascia ipotizzare che la figura di San Rocco abbia sostituito quella di Vertumno, divinità agraria preposta alla maturazione dei frutti.
 
Nel 1927 anche Gabriele D’Annunzio si recò in pellegrinaggio come si deduce da una nota riportata in una lettera scritta al Michetti il 31 agosto del 1927 e da un ex voto dedicato a San Rocco conservato al Vittoriale. Attualmente, l’antica festa rurale si svolge senza dal 14 agosto fino all’alba del 17. Il 16 agosto si ripetono i tradizionali rituali con il pellegrinaggio alla grotta, le abluzioni e la sfilata delle conche e, a mezzanotte, i fuochi d’artificio..ocumenti comprovanti il passaggio di San Rocco a Roccamontepiano non ve ne sono, tuttavia lo studioso Mario Angelini ritiene che sia un’ipotesi alquanto veritiera. Ricollegando alcuni fatti e il culto fortissimo del popolo, si è saputo che San Rocco certamente dimorò a Roma per ben due anni e cercò di incontrare un cardinale, un Colonna o un Orsini, si pensa quindi che siccome i pellegrini a quel tempo venendo dalla Francia e dalla Spagna, cercavano di passare in Terra santa e avendo i Colonna un feudo di loro proprietà con rispettivo castello in Roccamontepiano, San Rocco si sia fermato nella Rocca dei Colonna.

É da ritenere quindi che San Rocco o altri pellegrini partendo da Roma per passare in Terra Santa si facessero accompagnare da queste scorte militari dei Colonna per un buon tratto di strada soggiornando per un po’ di tempo nella Rocca di Montepiano, anche perché a quel tempo, per i predoni che infestavano le zone montuose appenniniche, era difficile poter passare da soli senza essere molestati.

San Rocco colpito poi dalla peste che infieriva a Roma e in Abruzzo si fermò a Roccamontepiano.la tradizione dice che San Rocco si ricoverò nella grotta ora denominata: «Grotta di San Rocco» e che un cane del paese gli portava il pane. il legame tra il Santo e i Roccolani è stato rinforzato da due estesi eventi franosi del 1765 e del 1843 che risparmiarono la chiesa di cui era patrono.
 

La grotta e la fontana di San Rocco

La grotta, quasi nascosta alla vista dei passanti, si trova al margine di una moderna piazza delimitata su due lati da una fontana costituita da 7 cannelle da cui esce l’acqua che si raccoglie in una vasca che corre per tutti e due i lati della piazza. Molti vengono a raccoglierla per la sua purezza. La grotta, si presenta di dimensioni ridotte rispetto l’originale a causa delle diverse frane che tra il Settecento e l’Ottocento hanno colpito Roccamontepiano. Nascosta dalla strada, si raggiunge scendendo con una breve scalinata. Nella grotta domina una statua di terracotta raffigurante il Santo con accanto il cane e i simboli dell’acqua e del pane. La statua è contornata da angeli, fiori finti, foto a ricordo delle grazie ricevute. Più in basso si trova la preziosa acqua.

Il Santuario di Santo Rocco

Localizzata all’inizio di via Maiella, distante qualche centinaio di metri dalla grotta, l’attuale chiesa risale agli anni ʼ60 del Novecento. Il Santuario, realizzato in travertino locale, ha una facciata moderna suddivisa a salienti e terminante in alto con un corpo pentagonale prominente dalla facciata. Il campanile, in stile medievale, è a pianta quadrata. Nella chiesa, sulla sinistra in una sorta di tempietto è conservata la statua di San Rocco. In una bacheca sono raccolte le testimonianze della forte devozione ancora esistente con il Pellegrino di Montpellier: ex voto, biglietti di ringraziamento, richieste di grazie che provengono da tutto l’Abruzzo.

L’antica chiesa edificata intorno alla metà del Seicento, probabilmente in occasione dell’epidemia di peste che nel 1654 colpì il Regno di Napoli fu demolita negli anni 60 edera localizzato extra moenia, come la maggior parte delle chiese dedicate a San Rocco, per proteggere il paese dall’arrivo della peste e isolare i malati in spazi lontano dai centri abitati. La struttura sopravvisse miracolosamente alla terribile frana del 1765 contribuendo a diffondere ulteriormente il culto per il Santo. 
 

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