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Il nuovo nome del Parco della Maiella, che perde la “j”: il ministero dell’ambiente approva il cambio

Una scelta che divide

Il ministero dell’ambiente ha ratificato il cambio di nome del Parco della Majella, che perde la “j” e ritorna al nome originale: Parco della Maiella.

Dal punto di vista fonetico cambia poco e nella legge istitutiva si parla di Parco della Maiella, ma in tutti gli atti, anche ufficiali, e nelle denominazioni è presente la “j”. Di fatto ancora non è stato chiarito quando il nome Majella è diventato esotico; si pensa sia stato un funzionario a usare la versione con la “j” a sfavore della denominazione con la “i”.

La scelta del nome, Maiella con la“i”, è stata dibattuta per anni. Il presidente del parco Lucio Zazzara ha spiegato che il cambio del nome è avvenuto perché non c’era alcuna evidenza che il nome originario fosse Majella e perché attorno alla variazione della denominazione si erano uniti in tanti: giustizia è stata fatta.

Entusiasta della variazione anche il rettore dell’Università sulmonese della Libera età, Ezio Mattiocco:

Finalmente il Parco Nazionale della Maiella si riappropria della propria denominazione ufficiale e abbandona l’oronimo Majella, nel rispetto sia degli atti ufficiali riguardanti l’istituzione e la vita dello stesso ente parco, sia delle norme linguistiche e delle consolidate tradizioni storico-geografiche.

Le reazioni degli abruzzesi sui social 

Ma gli abruzzesi cosa ne pensano? Gli amministratori della pagina Facebook Abbruzzo di Morris:

non dispiace molto per quella “J”, e non tanto per degli evidenti vantaggi in termini comunicativi, quanto perché in realtà ci eravamo molto affezionati, era ormai entrata nel cuore di tutti gli abruzzesi. Gli studiosi del passato, forse poco sensibili verso il presente e soprattutto il futuro, hanno tuonato: “desueto e arbitrario”. Che tristezza.

In risposta e sostegno anche l’Abruzzese fuori sede Gino Bucci:

Quella “J” è quasi un vezzo esotico, sicuramente un segno distintivo: c’è gente che ha chiamato il figlio Juri o Jacopo (o la figlia Jennifer) solo per avere la “J” della Majella nel nome. Questa è come la storia della povera nonna Maria: lei aveva sempre scritto e detto “a me mi”. Un giorno le dissero che non doveva più farlo, quel “mi” era pleonastico. Pleonastico, le dissero: Nonna Maria continuò a dire e scrivere “a me mi”. Cosa sto dicendo? Questo: la “J” resterà per sempre nel cuore delle genti d’Abruzzo, non sarà un decreto (per quanto sicuramente studiato e pensato, avranno le loro ragioni, la derivazione da “Maia” con la “i” e tutte cose) a “scangellarla”; finché un solo abruzzese (io per primo) scriverà “Majella”, la “J” continuerà a vivere. Sarà una vita vissuta nell’errore? D’altronde, sembre fatto: “mannaggiaallaMajella”.

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