La signora di 90 anni chiede di salvare il Venerdì Santo: "Vivo fuori da 60 anni, ma non dimentico fede e tradizione"
Non è solo il sindaco di Chieti, Umberto Di Primio, a chiedere che, pur nel rispetto dei divieti, il Venerdì Santo a Chieti venga celebrato come da tradizione, almeno con l'esposizione dei simboli in cattedrale. Dopo la notizia della cancellazione della processione, nel rispetto delle norme per prevenire la diffusione del Coronavirus, il dibattito si è acceso tra i teatini.
Con una lettera al nostro giornale, vuole dire la sua anche la signora Isabella Canale, che il 3 maggio compirà 91 anni. Teatina di nascita, dal 1960 vive fuori Abruzzo, attualmente a Firenze, il suo domicilio da 40 anni. Ma, racconta, "come molti Teatini, sono sempre tornata volentieri nell'amata città natale nel periodo pasquale per rivivere, con la stessa fede con cui la vivevo da bambina ed in giovane età, la Processione del Cristo Morto, patrimonio unico, storico e religioso, del capoluogo abruzzese".
Di seguito il suo intervento integrale.
Scrivo anche a nome dei miei cugini, ancora tutti residenti a Chieti, di età compresa tra gli 80 ed i 100 (!!!) anni, per associarmi all'accorato appello fatto dal sindaco Di Primio in relazione al desiderio del popolo chietino di avere anche quest'anno, anche durante la terribile pandemia che stiamo vivendo, un minimo segno della storica rievocazione sacra.
Come tutti gli anziani che hanno vissuto i difficili anni della guerra, ricordo che l'indimenticabile arcivescovo Venturi fece "uscire" la Processione anche in piena occupazione tedesca per un breve giro in piazza San Giustino, per infondere speranza nella popolazione in un momento tanto buio della storia della città!!! Comprendo perfettamente che nella situazione attuale non sia possibile un'"uscita" della Processione, ma una soluzione alternativa, per non privare i fedeli di questo particolare momento di preghiera, ora più che mai necessaria, si potrebbe trovare!
Il sindaco propone l'esposizione dei martìri e la diffusione delle note del nostro Miserere in Cattedrale : forse sarebbe troppo complicata l'esposizione di tutti i pesanti simboli della Passione, ma la sola esposizione del Cristo Morto e della Madonna Addolorata (che ebbi l'onore di vestire alla tenera età di dieci anni) in cattedrale, con tutte le dovute cautele, penso che possa essere fattibile, anche in relazione a quanto si legge sul decreto del ministero dell'Interno. Come anche la diffusione del canto del Miserere sia in Cattedrale sia per le vie della città.
I potenti mezzi mediatici (la televisione, la rete Internet, i social, ecc.) permetterebbero non soltanto agli abitanti della città, ma anche a chi, come me, vive lontano, se non addirittura al resto del mondo, di rivolgere un'accorata supplica in questo periodo così terribile per l'umanità intera.
So bene che per pregare con il cuore non dovrebbe esserci bisogno di simboli esposti, ma abbiamo vissuto tutti, venerdì scorso, lo storico momento di preghiera in Piazza San Pietro con Papa Francesco che ha ritenuto di esporre l'immagine della Mater Populi Romani ed il Crocifisso miracoloso della Chiesa di San Marcello : la preghiera corale mondiale dinanzi a quei simboli è stata sicuramente più intensa e sentita!
Sarebbe un immenso dono se il nostro arcivescovo Bruno riuscisse a replicare anche in Chieti un momento di straordinaria preghiera come quello : il nostro Cristo Morto, la nostra Madre Addolorata esposti dentro o magari all'ingresso della Cattedrale, la diffusione delle note del Miserere di Selecchy e la benedizione alla città, alla Diocesi ed ai fedeli con la Salutaris Hostia.
Scusandomi per aver espresso così apertamente il mio desiderio, confidando in cuor mio di poter tornare nell'amata Chieti, ringrazio per l'attenzione e porgo un cordiale saluto.
Isabella Canale