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Carnevale: i dolci tipici abruzzesi, dalla tipica cicerchiata alle chiacchiere

Sono tanti i dolci tipici del periodo carnevalesco, ma per chi volesse restare ligio alla tradizione, nel giorno di Martedì grasso si mangiavano 9 cose 9 volte

È il periodo dell’anno in cui il mondo si può rovesciare e i sensi vengono appagati, fra la bella visione di mascherine colorate e originali, e il gusto di deliziosi dolci tipici, preparati, come da tradizione, da giovedì a martedì grasso. Il Carnevale, ultima festa prima della Quaresima, che affonda le radici in riti festosi già celebrati ai tempi dei greci e dei romani, ha una tradizione culinaria ben radicata in Abruzzo.

E se, come dicevano gli antichi, “semel in anno licet insanire”, almeno per i prossimi giorni si può abbandonare la dieta per fare il pieno di leccornie prima dei sacrifici della Quaresima. Sulle tavole abruzzesi, il giorno di Carnevale, non possono per alcun motivo mancare i ravioli. Ma è con i dolci che cuoche e cuochi d’Abruzzo si scatenano per onorare la vigilia del mercoledì delle Ceneri.

Cicerchiata

Regina assoluta della tavola carnevalesca è la cicerchiata, tipica soprattutto del chietino. È un anello realizzato con palline di farina, uova, zucchero e olio, che poi vengono fritte, unite con miele caramellato, con mandorle e confettini colorati. Mangiarla risulta un po’ appiccicoso e unto, ma diventa difficile farne a meno.

Chiacchiere o frappe

Si passa poi alle chiacchiere, dette anche frappe, sfoglie rettangolari di farina e vino bianco, rigorosamente sottili, da friggere finché non diventano croccanti. Si gustano con un’abbondante spolverata di zucchero a velo ed è impossibile fermarsi dopo la prima. Le loro antenate sono le frictilia, che venivano preparate per le ricorrenze degli antichi romani e fritte nel grasso di maiale.

Ciambelline di patate fritte 

Ancora più vicine alla tradizione sono le ciambelline di patate fritte, che contengono anche uova, farina, zucchero e cannella. E ancora si possono gustare le cartellette, rettangoli preparati con un impasto simile alla pasta fresca, addolcita di zucchero o miele, poi fritta in olio d’oliva.

Zeppole

Come in altre regioni d’Italia, per completare la rassegna di delizie non possono mancare le zeppole, preparate anche in occasione di San Giuseppe, il 19 marzo. La zeppola è una pastarella fritta, farcita con crema pasticcera e un’amarena sciroppata.

Castagnole

Comuni al resto dello Stivale sono anche le castagnole, palline, impastate con burro, farina, zucchero, uova e limone grattugiato, che vengono fritte e cosparse di zucchero.

Mangiare 9 volte 9 cose, vecchi riti 

E per chi non si accontentasse del dessert o dei travestimenti, il Carnevale prevede anche altro. Chi volesse viverlo sulla scia delle tradizioni più antiche, o volesse dimostrarsi un temerario, può sfidare i propri cari alla resistenza fisica, dedicandosi a un rito abbandonato da tempo. Fino a un secolo fa, infatti, il martedì grasso veniva onorato mangiando 9 volte 9 cose. Così dopo una colazione consistente di prodotti contadini, dalle verdure, alle uova, alla salsiccia, si proseguiva con pasta, carne e legumi, per chiudere in bellezza con i dolci sopravvissuti fino a oggi. L’ultima abbuffata memorabile prima della dieta nei quaranta giorni precedenti la Pasqua.

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