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Scoppia la polemica sul cambio di nome della d'Annunzio: no bipartisan, sì dal sindaco e dallo Scalo

I politici Febbo e Marzoli si schierano contro l'appellativo "dell'Adriatico" proposto dal rettore Caputi, mentre Di Primio si apre a una denominazione che potrebbe favorire l'apertura e l'aumento di iscritti dell'ateneo

Continua a far discutere la proposta del rettore dell’università di cambiare il nome dell’ateneo in Università degli studi dell’Adriatico Gabriele d’Annunzio Chieti-Pescara. 

Dopo la posizione fortemente contraria espressa dall’associazione Noi del G.B. Vico, arrivano due no “bipartisan”, dal consigliere regionale di Forza Italia, Mauro Febbo, che ha scritto una lettera aperta al rettore Sergio Caputi, e dal consigliere comunale Alessandro Marzoli del Pd, che presenterà un ordine del giorno contro il cambio di nome. 

Secondo il politico del centrodestra

La individuazione "Adriatico" coinvolge un territorio che va dal Friuli alla parte estrema della Puglia, cioè tutta la costa del mare Adriatico con diverse regioni, mentre con "G. D'Annunzio" c'era la piena e totale individuazione dell'Abruzzo e poi del territorio Chieti - Pescara, che, peraltro, ha lavorato e fatto sacrifici per ottenere i risultati che ben conosciamo. 

L'individuazione di "Adriatico" sembra uno scivolamento verso la costa, che peraltro già cresce di per sé, ed un abbandono dei territori interni, collinari e montani di cui l'Abruzzo è costellato e che rappresentano una peculiarità imprescindibile. 

A me sembra che la nuova denominazione non rispecchi quella identità territoriale che finora l'Università ha rappresentato e soprattutto non c'è quella identificazione che oggi si coglie immediatamente e che era nelle menti degli illuminati fondatori.

Anche Marzoli si schiera contro l’aggiunta di “università dell’Adriatico”, appellandosi alla storia della città e dell’ateneo che 

meritano maggior rispetto ed attenzione, a partire da chi ha l’onere e l’onore di guidare l’ateneo. Da ormai troppi anni il rapporto tra l’ università e la nostra comunità viene vissuto con distacco e a volte quasi con fastidio, quando è proprio nel nostro territorio che l’ università ha mosso i primi passi ed è cresciuta con un bellissimo campus invidiato da molte città italiane.

La volontà di aprire la d’Annunzio al contesto europeo è un’ottima prospettiva ma sicuramente saranno progettualità e visione ad intercettare questo bisogno e non una nuova denominazione che viene oggi interpretata da molti come un inchino alla città di Pescara, di cui sicuramente nessuna delle due realtà sente il bisogno. Chieti guarda al mare ma anche alla montagna, nonché alla sua storia millenaria. L’università può essere magari europea, ma senza svilire le proprie radici che fondano la loro essenza nel nostro territorio. Ed è proprio il territorio di Chieti, incluso il centro storico, che merita un maggiore coinvolgimento e protagonismo nel rapporto con l’ ateneo. 

Nell’ordine del giorno che sta preparando, Marzoli chiede al sindaco Umberto Di Primio e alla giunta di impegnarsi contro il cambio di nome dell’università più popolosa d’Abruzzo, che comunque negli ultimi anni ha subito un notevole calo di iscritti. 

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