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Sel sull’indagine in merito alla realizzazione di Megalò

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di ChietiToday

L’indagine di corruzione in merito alla realizzazione di Megalò 3, che coinvolge  tra gli altri anche il sindaco Di Primio, rappresenta l’ennesima macchia alla credibilità dell’attuale amministrazione e fa seguito ai noti fatti riguardanti l’ex assessore D’Agostino.

Già a gennaio 2014 Sinistra Ecologia e Libertà presentò un’interrogazione parlamentare tramite l’on. Gianni Melilla con la quale si denunciava l’incongruenza del PRUSST “Città lineare della costa” (che portò alla realizzazione di Megalò), in base al quale erano in procinto di essere realizzati altri interventi fortemente impattanti (Megalò 2 e Megalò 3) in palese contrasto con gli obiettivi e le finalità di un Programma di Riqualificazione Urbana e di Sviluppo Sostenibile del Territorio. La stessa interrogazione chiedeva al ministro Lupi (del Nuovo Centrodestra, stesso partito del sindaco Di Primio) di attivarsi per verificare la situazione ed eventualmente superare il suddetto PRUSST, utilizzato per danneggiare il territorio anziché riqualificarlo. Oggi apprendiamo che nei pressi della stessa area si sarebbe verificato un traffico illecito di rifiuti che avrebbe determinato un innalzamento di 4 metri della sponda del fiume Pescara, con un’evidente alterazione dell’equilibrio idrogeologico già fortemente compromesso.

A latere di tale inchiesta, denominata “Terre d’oro”, tra l’altro, si profilerebbe un coinvolgimento del sindaco Di Primio che si sarebbe adoperato per facilitare la realizzazione del progetto Megalo 3 dietro promessa di dazione di denaro.

Non spetta a noi accertare se il reato di corruzione si sia o meno verificato. Ciò che è evidente è che l’amministrazione comunale ha sostenuto progetti di ulteriore cementificazione in un’area ad alto rischio esondazione, ignorando le voci contrarie provenienti dalla società civile, dal mondo ambientalista e dalle associazioni dei commercianti che contestavano tali progetti  non solo per motivi ambientali ma anche per motivi economici, poiché avrebbero aggravato la già precaria salute del commercio cittadino soprattutto nel centro storico.

Al di là del reato contestato al sindaco Di Primio, colpisce il fatto che manchi da parte sua uno scatto d’indignazione nei confronti di fatti così gravi, liquidati con un lapidario “non so nemmeno di cosa si tratti”. Con queste parole il primo cittadino sembra più interessato a difendere se stesso che la sua comunità.

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