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Riordino, Pd: il consiglio ascolti anche i gruppi eletti nelle province

Troppa confusione nelle proposte del Pdl per il capogruppo provinciale del Partito Democratico, D'Amico, che chiede un'audizione a Chiodi e a Pagano prima di girare la proposta al Governo

“L’assenza di molti esponenti teatini della maggioranza di centrodestra ieri all’assemblea indetta in Provincia, su volere di tutti i gruppi consiliari,  fa il paio con le fantasiose proposte avanzate dal governatore Chiodi e dal capogruppo Pdl Venturoni: far rimanere, al massimo, una sola provincia Abruzzese oppure cancellarle tutte”.

Due proposte bollate dal capogruppo del Pd provinciale, Camillo D’Amico, come confusionarie e poco sensate sul riordino delle province in Abruzzo.

“Il nostro partito – sottolinea D’Amico -  ha sviluppato una discussione animata attraverso la costituzione di un gruppo di lavoro e la discussione di un documento di sintesi in direzione regionale. Esistono ancora alcuni motivati e giustificati distinguo ma, sulla sostanza avanzata dal partito regionale, c’è  una buona convergenza e di certo non è il Pd a non avere le idee chiare ma chi governa la regione, le province abruzzesi e 3 dei 4 capoluoghi di provincia”.

Per questo motivo il Partito Democratico ha chiesto ai presidenti Gianni Chiodi e Nazario Pagano di essere ascoltato e ricevuto in audizione prima che il consiglio deliberi l’atto d’indirizzo definitivo a Governo e Parlamento. “Chiediamo e rilanciamo con forza quest’esigenza perché la confusione regna totale e si coniuga con un ulteriore danno all’immagine dell’ente province e dei suoi eletti” spiega D’Amico aggiungendo che “non sono le postazioni politiche ed amministrative degli eletti alle province che stiamo difendendo, tra l’altro poco costose al cospetto di quelle regionali,  ma gli uffici della pubblica amministrazione che andranno contestualmente a scomparire a quelle soppresse. In questo contesto sono legittime le richieste avanzate dai Sindaci dei comuni maggiori per partecipare attivamente ad una discussione che non può tenerli fuori perché, da questa riorganizzazione, è il cittadino utente a dover alla fine guadagnare in termini di efficienza dei servizi erogati”.

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