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Ragazzo autistico dimesso dalla struttura specializzata perché la Asl non paga le fatture

Il caso arriva in consiglio regionale con un'interpellanza di Blasioli (Pd), che ha raccolto il grido d'aiuto della famiglia: con le dimissioni, il 17enne rischia di perdere i progressi fatti finora

Da agosto 2019 si trova in una struttura specializzata in provincia di Lecce. Ma ora Carlo, ragazzo autistico di 17 anni, dovrà abbandonare la struttura. La famiglia, infatti, lo scorso 1° aprile ha ricevuto una lettera con le "dimissioni irrevocabili" del figlio perché, lamenta la cooperativa Zigulì che gestisce la struttura, non avrebbe ricevuto il saldo dovuto dalla Asl Lanciano Vasto Chieti, in cui Carlo risiede. 

E, ora, il caso arriva in consiglio regionale: il consigliere del Partito Democratico Antonio Blasioli, infatti, ha fatto propria la battaglia della madre di Carlo, Claudio D'Urso, ha presentato un'interpellanza, accusando Asl e Regione di avere abbandonato questa famiglia. 

Il caso è stato illustrato stamani dal consigliere di centrosinistra in una conferenza stampa a cui ha partecipato anche la mamma del giovane Carlo. Blasioli ha auspicato che il caso venga risolto prima che possa arrivare in aula. 

"Vorrei che già oggi pomeriggio - ha detto nel corso della conferenza - l'Azienda sanitaria e i vertici regionali contattino la famiglia risolvendo la controversia nata con la struttura che per lui è diventata come una seconda casa".

Carlo vive in famiglia senza problemi fino a febbraio 2019, con un intervento abilitativo intensivo arrivato a un sostegno 24 ore su 24. Il suo autismo, pur caratterizzato da buone competenze di linguaggio e apprendimento, comportava azioni talvolta pericolose per sé e gli altri. Finché, con l'aumento della forza e dei comportamenti problematici tipici dell'adolescenza, il ragazzo viene sottoposto alla valutazione multidimensionale dlela Asl, che il 28 febbraio autorizza "il trattamento residenziale presso una struttura specifica per i disturbi dello spettro autistico”.

Scatta così la richiesta di ricovero in una struttura adeguata, ma per due volte i tentativi risultano vani. La situazione, però, degenera: il giovane Carlo, che non riesce a rendersi conto dei pericoli, esce a fare una passeggiata e si getta dal terzo piano, fortunatamente senza conseguenze fisiche. 

Così, la famiglia si mette alla ricerca di una struttura idonea a ospitarlo e a luglio 2019 la trova a Lecce. Il dolore per il distacco è insopportabile, ma solo lì il figlio potrà essere seguito a dovere, permettendogli di conquistare l'indipendenza. 

Il mese successivo, Carlo arriva nella cooperativa Zigulì, compiendo diversi progressi nel tempo. Ma iniziano i problemi burocratici. 

"Già dal mese successivo - ha spiegato Blasioli - la Asl di Chieti, che prima aveva autorizzato il ricovero, inizia a sollevare una serie di problematiche burocratiche a amministrative per non pagare la retta di 240 euro al giorno".

L'azienda fa leva sulla mancanza di accreditamento della struttura, che secondo i familiari era già nota al momento dell'autorizzazione del ricovero, la presenza di utenti dai 18 anni in su, la mancanza di un progetto terapeutico, che poi la cooperativa ha inviato alla Asl. 

A giugno 2020, un anno dopo averlo accolto, in mancanza dei pagamenti della Asl, la cooperativa chiede le dimissioni di Carlo, perché i costi per ospitarlo non sono coperti. 

Il 12 ottobre successivo, la Asl comunica alla cooperativa di aver predisposto la liquidazione delle fatture emesse per il paziente, pervenute il 3 settembre 2020, e spiega che il saldo delle prestazioni rese sarebbe stato effettuato successivamente alla verifica della documentazione sanitaria e amministrativa relativa al paziente e alla visita ispettiva che i sanitari della Asl avrebbero effettuato presso la struttura nelle settimane a seguire.

Ma, accusa Blasioli, dopo quella comunicazione, non c'è stata alcuna visita ispettiva, né il saldo delle fatture. 

La cooperativa presenta un decreto ingiuntivo per il pagamento, a cui la Asl si oppone e il 26 febbraio 2021 la famiglia riceve la notizia delle dimissioni immediate di Carlo dalla struttura. Dimissioni che, accusa la madre, "provocano una pericolosa incertezza nel futuro di un ragazzo autistico, che ha alle spalle un percorso già difficile e la consequenziale difficoltà della famiglia,  che ormai da oltre un anno si trova a vivere in una situazione di precarietà del proprio figlio".

Accusa Blasioli, "Carlo è stato lasciato solo all'inizio, cioè al momento della prima certificazione, poi nel momento in cui è stata trovata la struttura e anche ora perché, nonostante i dissidi tra la cooperativa e la Regione Abruzzo, nessuno della Regione, né l'assessore regionale alla Sanità, né il presidente Marsilio, ha contatto questa famiglia per avanzare soluzioni che possano garantire certezze a loro e al ragazzo".

La madre del giovane ha spiegato che la Asl ha chiarito di non pagare ritenendo la struttura inadeguata, ma, accusa, "senza trovarne una adeguata, abbandonandolo senza proporre alternative. Questa e' una cosa gravissima - ha aggiunto - perché una famiglia che per tanti anni è andata avanti senza soffrire l'autismo di Carlo, oggi soffre l'inadempimento della Asl che avrebbe dovuto aiutarlo ad integrarlo nei diritti universali che invece sono rimasti solo sanciti sulla carta. Se la Regione mi indirizzerà verso l'organo giudiziario, allora avrà fallito".

Con l'interpellanza, il consigliere Blasioli chiede che "Asl e Regione si siedano a un tavolo, magari con la stessa struttura per risolvere definitivamente questa situazione". Inoltre, chiede se ci sia una progettualità per creare, sul territorio abruzzese, strutture in grado di garantire interventi riabilitativi e se la Regione intenda promuovere un welfare di prossimità, alternativo e in aggiunta a quello sanitario,  promuovendo pratiche di domiciliarità basate su integrazione sociosanitaria, magari in collaborazione con le istituzioni territoriali, per ridurre costi, istituzionalizzazione e al contempo fornire risposte piu' adatte a favorire l'inclusione sociale

"L’esperienza di Carlo - commenta la madre - dimostra come può impattare disastrosamente nella vita delle famiglie dei più fragili un comportamento inadempiente da parte degli organi competenti. In questo momento non possiamo che essere fiduciosi nella risoluzione della vicenda che riguarda mio figlio da parte delle Istituzioni. E che questa sia l’occasione per riflettere in modo più ampio e trasversale sulle attività da mettere in campo a livello regionale attraverso strumenti tecnico-giuridici ed economici che tutelino i diritti di questi ragazzi e supportino le loro famiglie".

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