rotate-mobile
Politica

"Sepoltura ai bambini mai nati senza il consenso dei genitori": la proposta di tre consiglieri uomini scatena la polemica

Oggi in commissione Sanità il disegno di legge di Fratelli d'Italia, ma 5 stelle, centrosinistra e associazioni femministe promettono battaglia

Approda oggi, nella commissione regionale Sanità, la proposta di legge di Fratelli d'Italia per l'istituzione di un "cimitero per i bimbi mai nati". Più concretamente, la proposta dei consiglieri regionali Mario Quaglieri, che è anche presidente della commissione, Guerino Testa e del consigliere e sottosegretario alla presidenza della giunta regionale Umberto D’Annuntiis, avallata dall'assessore Guido Liris, prevede la sepoltura dei feti di età gestionale inferiore alle 28 settimane, a prescindere dalla volontà della mamma o dei genitori. 

Il disegno di legge aveva già scatenato feroci polemiche a luglio, al momento della presentazione. E ora quelle polemiche tornano di grande attualità, con movimenti e collettivi femministi, opposizione politica e associazioni che si scagliano contro una proposta di legge che cozza contro la libertà delle donne, tanto più che è stata presentata da tre uomini. 

Furiosa la capogruppo del Movimento 5 stelle Sara Marcozzi, che accusa di Fratelli d'Italia: "Utilizza la politica per entrare a gamba tesa nella vita privata degli abruzzesi con imposizioni vergognose. Evidentemente i proponenti Testa, Quaglieri e Liris intendono passare alla storia come i peggiori legislatori di tutti i tempi. Nessuno può conoscere quale dolore e quale sofferenza ci sia alle spalle di un aborto - evidenzia - e certamente non dovrebbero essere dei consiglieri regionali a imporre obblighi di legge che scavalcano libertà che bisognerebbe garantite, soprattutto nei momenti di estrema difficoltà. Purtroppo questo è il modus operandi del centrodestra, che continua a portare l'Abruzzo indietro, a navigare in direzione contraria rispetto alla storia e alle conquiste civili ottenute negli ultimi decenni. Bene fanno le numerose associazioni a scendere in piazza, tra Pescara e L'Aquila, per far sentire la propria voce contro questo progetto di legge inaccettabile”.

“La completa assenza di attenzione verso i diritti delle donne - accusa Marcozzi - era già emersa nel febbraio scorso quando, con una circolare, Regione Abruzzo complicava l'accesso al farmaco per l'interruzione di gravidanza, raccomandandone l'uso in ospedale e non nei consultori. Il progetto di legge sui bambini mai nati non è altro che il prosieguo di questa politica, che preferisce puntare il dito contro le donne abruzzesi piuttosto che aiutarle e sostenerle nei momenti di estrema fragilità. Eppure ci sarebbero una marea di iniziative che il centrodestra potrebbe prendere per una seria difesa dei diritti civili e per promuovere iniziative di parità di genere. Invece, puntualmente, scelgono di guardare in direzione opposta”. 

La consigliera pentastellata promette battaglia: "Non possiamo riportare l'Abruzzo nel passato, non possiamo ignorare tutte le conquiste ottenute". 

Non si è fatta attendere la replica dei consiglieri di Fratelli d'Italia, accusando Marcozzi di "una invasione di campo del tutto inappropriata, fuorviante, oltreché irrispettosa nei confronti di tutte quelle donne che subiscono il forte trauma della perdita di un figlio e che spesso solo tardivamente vengono a conoscenza delle modalità con le quali viene smaltito il feto".

Il nodo su cui fanno leva Testa, Quaglieri, D'Annuntiis e Liris è che "i feti vengono smaltiti con i rifiuti speciali, in base alla normativa vigente" e che la  proposta di legge intende colmare una rilevante lacuna normativa di questa Regione (modificando la legge n.41 del 10 agosto 2012), affinché venga affermato il diritto ad una degna sepoltura a tutte quelle creature che non sono riuscite a venire al mondo, identificandole come vita, offrendo la massima attenzione e tutela alle donne che scelgano o che siano costrette a non portare a termine la gravidanza. Tutto ciò, dunque, nel pieno rispetto della Legge 194/78, che regolamenta l’interruzione volontaria della gravidanza, come Marcozzi ben sa. Certamente ci apprestiamo ad affrontare una tematica particolarmente delicata ma attraverso una scelta eticamente irreprensibile perché promuove la cultura della vita".

Ma il botta e risposta non si ferma. Marcozzi controbatte accusando di "ipocrisi" gli esponenti di Fratelli d'Italia. "Ci vorrebbero far credere - tuona - che la loro sofferenza sia maggiore di quella che provano i genitori in caso di aborto, e per tale motivo dovrebbe essere la Asl a prendere decisioni al loro posto. Una cosa inaccettabile. Se un deficit di comunicazione esiste, allora dovrebbero denunciare il fatto all'assessore alla Sanità Verì, che fa parte della loro stessa coalizione, e chiederle di intervenire. Sicuramente la soluzione non è un progetto di legge che invade la vita privata dei cittadini nei momenti di sofferenza e fragilità".

Parla di "ignobile e vile attacco al diritto di autodeterminazione della donna” il dipartimento Politiche di Genere dei Giovani Democratici d’Abruzzo, coordinato da Annachiara Di Lorenzo.

“L’idea di normare quella che ormai costituisce una mesta prassi in numerose Regioni di Italia - continua la nota - dove, complice una disciplina legislativa piuttosto scarna e non troppo stringente nel campo della sepoltura e dello smaltimento dei rifiuti ospedalieri, associazioni prolife stringono accordi con le aziende ospedaliere al fine di provvedere all’inumazione dei feti anche all’insaputa dei genitori, è assolutamente priva di ogni morale e totalmente irrispettosa del trauma sofferto in occasione di un aborto. L’abietta intenzione contenuta nel suddetto disegno di legge - accusano - di creare un cimitero di feti contraddistinto da una distesa di croci recanti il nome ed il cognome delle donne ritenute 'responsabili' di aver abortito, rappresenta pertanto una immagine sconcertante e spregevole".

I Giovani Democratici spiegano che "il diritto alla sepoltura dei bimbi mai nati di età gestazionale inferiore alle ventotto settimane è oggi già riconosciuto dal Decreto del Presidente della Repubblica del 10 settembre 1990, n. 285. In particolare, l’art. 7, commi 2, 3 e 4 del d.P.R. n. 285/1990 prevede la facoltà ai soggetti legittimati di formulare una domanda di seppellimento dei feti di presunta età di gestazione compresa tra le venti e le ventotto settimane complete, dei feti che abbiano presumibilmente compiuto ventotto settimane di età intrauterina, oltre che di feti di presunta età inferiore alle venti settimane. Il decreto, dunque, rende già sempre possibile la inumazione del feto".

"La realizzazione di un cimitero dei feti - proseguono - configurerebbe solo l’ennesimo colpo inflitto a donne che dovrebbero essere, al contrario, pienamente libere di assumere scelte inerenti alla loro maternità. Non sembrano essere sufficienti a mortificare ingiustificatamente le donne che decidono di abortire i lunghi tempi di attesa, le procedure infinite, la presenza enormemente maggioritaria di obiettori di coscienza nelle strutture sanitarie e le violenze psicologiche causate dallo stigma sociale. A differenza di quanto vogliano far credere i firmatari di tale proposta di legge - conclude il Dipartimento Politiche di genere dei Gd - essa non va affatto nella direzione di promuovere la 'cultura della vita', perché essere a favore della vita significa essere a favore, innanzitutto, di quella di chi è vivo, portando rispetto alla scelta di abortire, che può essere più o meno sofferta, attribuita dal legislatore a ciascuna donna ed al conseguente diritto di rifiutare la sepoltura del feto".

In Evidenza

Potrebbe interessarti

"Sepoltura ai bambini mai nati senza il consenso dei genitori": la proposta di tre consiglieri uomini scatena la polemica

ChietiToday è in caricamento