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L'accusa del Partito Comunista: "Nell'emergenza, la Regione spende per la campagna di comunicazione"

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di ChietiToday

Abruzzo è in piena emergenza, ma il Governo Regionale pensa alla corretta informazione sul Corona virus.

Tale epidemia non sta risparmiando nessuno e tantomeno l’Abruzzo. Se a questo aggiungiamo una classe politica locale inadeguata e incompetente è facile pensare che questa emergenza si possa trasformare in dramma.

Qualche giorno fa abbiamo assistito agli interventi di alcuni sindaci che rifiutavano l’idea che gli ospedali ubicati nei propri Comuni diventassero presidi ospedalieri per Coronavirus.

Alcune dichiarazioni, pur se condivisibili nel merito, erano sicuramente da rigettare per il metodo utilizzato. Un metodo, per così dire alla Salvini, dove tutto era incentrato sul campanilismo e senza analizzare le vere ragioni per dire no ad una scelta sbagliata che la Regione stava operando.

L’opposizione avveniva soprattutto da parte di esponenti del Pd, partito dell’ex assessore alla Sanità Silvio Paolucci che, nella scorsa legislatura regionale, ha provveduto a completare il disegno che il centrodestra aveva fatto per lo smantellamento della sanità pubblica abruzzese e di qualche consigliere regionale che mancando di una vera sintesi politica sono abituati a cavalcare l’onda del momento.

Ospedali chiusi, privatizzazione di servizi essenziali quali il Cup e le mense, le pulizie e le disinfestazioni e persino gli operatori socio-sanitari, indispensabili per il buon funzionamento dei reparti, affidati alle solite cooperative amiche.

Oggi la situazione è alquanto tragica, con diversi medici contagiati, alcuni sindaci e una “zona rossa”, la Valfino nel teramano, che è priva persino del medico di medicina generale perché positivo al Coronavirus. Inoltre, alla situazione di emergenza si aggiunge la ormai consolidata carenza di mascherine, alcool ecc. tutti presidi atti a rallentare la diffusione del virus così come indicato dall’Osm.

Nessuno però poteva e osava immaginare cosa la giunta regionale (Lega-Fratelli d’Italia-Forza Italia) avesse in serbo.

Cinquantamila euro da spendere nella comunicazione per “promuovere una corretta informazione sul Coronavirus e sensibilizzare la popolazione alle buone pratiche quotidiane che aiutino a contenere il rischio di contagio”.

Ovviamente la scelta viene fatta su una società facente capo a Michele Russo di Fratelli d’Italia, stesso partito del governatore abruzzese Marsilio, società che ha curato la comunicazione per Tua (l’azienda di trasporti regionali) immediatamente dopo le elezioni dello scorso anno.

“L’uomo senza memoria non è nulla” diceva Giacomo Leopardi ed è quindi bene ricordare che Michele Russo era tra i papabili candidati a governatore dell’Abruzzo e poi nel momento in cui i vertici nazionali di Fratelli d’Italia hanno imposto Marsilio, Russo ne è diventato comunicatore nella campagna elettorale.

La cosa grave che chi ha compiuto questa scelta, su incarico della giunta regionale, è la Asl di Teramo, quella più gravemente colpita dal corona virus.

39.500,00 (trentanovemilacinquecento euro) è l’offerta che la società di Michele Russo ha fatto alla Asl di Teramo; ovvero 500,00 (cinquecento) euro in meno per evitare l’appalto. Se a questa cifra (39.500,00 €) aggiungiamo l'Iva diventano poco più di 48.000,00 (quarantottomila) euro.

Cari signori della giunta regionale, quanti tamponi, mascherine si sarebbero potuti comparare con cinquantamila euro? Già ma a loro cosa interessa? Al signor Marsilio il tampone è stato fatto solo perché ha stretto la mano a Zingaretti, mentre il personale sanitario è lasciato in balia degli eventi e il tampone a loro viene fatto solo in presenza di sintomi (il più delle volte gli operatori sanitari e socio-sanitari non hanno a disposizione neanche i DPI che i vari decreti ministeriali hanno dichiarato indispensabili per contenere il contagio) e costretti comunque a lavorare (vista la carenza di personale) per assicurare la continuità assistenziale.

Oggi tutti li chiamano eroi, e lo sono, visto che lavorano nella paura e nell’emergenza con grande professionalità, gli stessi che in tempi normali sono costretti a turni massacranti anche di 16 e in alcuni casi di 24 ore a causa del blocco del turn-over, con medici costretti a fare turni di 12 ore per un compenso di 100 euro (ovviamente lorde) e oggi nell’emergenza con contratti interinali e senza nessuna garanzia per il futuro.

Ma uno Stato che si rispetti non deve avvalersi di eroi, ma dei valori di rispetto, di diritti, di sicurezza e salute di tutti i lavoratori e di tutti i cittadini così come scritto dai nostri padri costituenti.

Esortiamo pertanto tutti gli operatori sanitari e socio-sanitari che svolgono il proprio lavoro con abnegazione e umanità a far valere i propri diritti, oggi in una situazione emergenziale e domani nella normalità.

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