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Barriere architettoniche, Di Paolo firma una mozione per il regolamento

Il documento impegna l’amministrazione comunale a redigere il Peba (Piano per l’eliminazione delle barriere architettoniche a firma del capogruppo di Giustizia Sociale Bruno Di Paolo, che chiede di agire con urgenza “e comunque entro e non oltre il 30 giugno 2016, nonché a disporre il termine per l’eliminazione di tutte le barriere architettoniche entro 3 anni dalla predisposizione del Peba”

Mozione per impegnare l’amministrazione comunale a redigere il Peba (Piano per l’eliminazione delle barriere architettoniche a firma del capogruppo di Giustizia Sociale Bruno Di Paolo, che chiede di agire con urgenza “e comunque entro e non oltre il 30 giugno 2016, nonché a disporre il termine per l’eliminazione di tutte le barriere architettoniche entro 3 anni dalla predisposizione del Peba”. 

Nonostante molti, a parole o con scritte sulle magliette - punta il dito - abbiano proclamato a gran voce una visione futuristica della nostra città di alto livello, rimane evidente, attraverso le inefficienze degli addetti, che, per quanto riguarda la normativa sull'abbattimento delle barriere architettoniche, siamo rimasti fermi agli anni Sessanta. L’arretratezza della nostra città si manifesta palesemente con l’incapacità dell’amministrazione comunale di elevare le condizioni di vivibilità dei cittadini disabili attraverso l’adeguamento delle strutture”.

“Basta girare una qualsiasi via della città - prosegue - e notare che la segnaletica orizzontale e verticale, i marciapiedi e le aree di sosta temporanee dedicate, sono scarsamente impiegati, sbiaditi e talvolta sovrapposti o per nulla eseguiti”.            

Fra gli esempi più eclatanti segnalati da Di Paolo c’è l’area fra piazza Matteotti e via Arniense, via padre Valignani, arrivando fino alle porte del piazzale Sant’Anna e proseguendo per via Ferri e via D’Aragona, “dove comuni marciapiedi si interpongono a brevi "scivoli" talvolta con denti di alcuni centimetri”, precisa.                             

“I Piani di Eliminazione delle Barriere Architettoniche - prosegue - dovevano essere già adottati, fin dal febbraio 1987, dagli Enti centrali e locali in base alle rispettive competenze sull'edificio o sullo spazio pubblico da adeguare, pena, per i piani di pertinenza dei Comuni e Province, la nomina di un Commissario ad hoc da parte della Regione. Una ‘negligenza istituzionale’ da parte dell’amministrazione comunale di Chieti che risalta ancor più in considerazione del fatto che sono tanti i comuni italiani che in questi anni si sono dotati di un  Piano per l’Eliminazione delle Barriere Architettoniche (Peba) e, tra questi, i vicini comuni di Pescara e Montesilvano. 

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