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"Contratti da fame e strutture obsolete, l'affidamento del servizio refezione va revocato"

L'appello del Movimento 5 stelle a Flacco e Paolucci, dopo aver appurato che il capitolato d'appalto non viene rispettato. Sotto accusa i lavori di miglioria mai iniziati e le condizioni dei lavoratori

L’appalto che affida per sei anni la gestione del servizio refezione nella Asl Lanciano-Vasto-Chieti all’Ati Dussmann-Servizi Integrati va revocato. Parola della consigliera regionale del Movimento 5 stelle Sara Marcozzi, che lancia un appello al direttore generale Pasquale Flacco e all’assessore alla Sanità Silvio Paolucci, affinché verifichino il rispetto del capitolato d’appalto. Questa mattina, Marcozzi ha incontrato la stampa insieme ai consiglieri comunali Ottavio Argenio e Manuela D’Arcangelo, per denunciare le criticità più evidenti del servizio. 

Già a novembre, la consigliera regionale aveva effettuato due visite ispettive, nelle cucine degli ospedali di Chieti e Lanciano, trovando diverse carenze. E, qualche settimana dopo, erano arrivati persino i Nas, che avevano effettivamente riscontrato diverse carenze e persino sporcizia.

“L’appalto - spiega Sara Marcozzi- prevedeva, oltre alla gestione dei pasti e della mensa, diversi lavori di ristrutturazione, specialmente nella cucina di Lanciano. Ma, a un anno e mezzo dall’affidamento del servizio, nessun intervento previsto dal capitolato d’appalto è stato neppure iniziato”. E le carenze non sono soltanto strutturali, ma anche nei macchinari, perlopiù vetusti e poco sicuri. 

Nella cucina di Lanciano, che produce i pasti anche per gli ospedali di Casoli e Lanciano, tutti i carrelli per il trasporto dei pasti non hanno il termostato, mentre altri sono guasti: in questo caso, il cibo viene riscaldato grazie a uno stratagemma ideato dai lavoratori, con acqua bollente in una pentola. Le stoviglie sono vecchie, mentre non c’è personale a sufficienza per i servizi di santificazione e pulizia quotidiana. 

Anche la cucina di Chieti non rispetta le direttive del capitolato, al punto che qui si preparano solo le colazioni e la pasta, mentre sughi e secondi piatti arrivano, due volte al giorno, dalla cucina dell’ospedale di Pescara. gestita dalla stessa Ati.

Ma c’è un aspetto peggiore, che si ripercuote notevolmente sui lavoratori e sui pazienti. Con l’esternalizzazione del servizio, infatti, i contratti sono cambiati notevolmente, fino ad assottigliarsi a prestazioni di sei ore settimanale, con paghe a dir poco esigue. Così, circa 70 persone si ritrova a lavorare con contratti da fame e orari spezzettati nel corso della giornata. “Ma, a fronte dei contratti da fame - puntualizza Ottavio Argenio - non c’è alcuna riduzione di spesa per la Asl”. 

“Non si può consentire che in una struttura pubblica vengano consentiti contratti lesivi della dignità delle persone”, tuona Marcozzi. “Dovrebbe essere garantita la qualità della vita dei lavoratori, anziché peggiorarla. E questo problema - ricorda - potrebbe presentarsi anche con il project financing, che prevede l’esternalizzazione di altri servizi, oltre a quello mensa. Come Movimento 5 stelle - dice - ci prendiamo l’impegno di evitare l’esternalizzazioni di altri servizi e cercare di favorire la reinternalizzazione anche della refezione: sarà un processo lento, ma necessario per l’interesse collettivo”. 

Oltre alle carenze nelle cucine e alle pessime condizioni contrattuali, secondo i tre consiglieri, da tempo i pazienti degli ospedali della provincia di Chieti lamentano, oltre alla scarsa qualità dei pasti serviti, anche quantità insufficien

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