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Filippo Di Giovanni: "Sono innanzitutto esseri umani, non clandestini o criminali"

Pubblichiamo integralmente la lettera di Filippo Di Giovanni, segretario cittadino del Pd e membro della caritas diocesana, sull'arrivo degli immigrati a Chieti circa una settimana fa e che ha scatenato diverse reazioni in città

Ha scatenato polemiche a non finire la presenza di un esiguo gruppo di cittadini stranieri appena sbarcati sulle coste italiane e distribuiti in emergenza in tutto il centro nord, compresa la regione Abruzzo e la nostra città di Chieti. Quaranta esseri umani, profughi e probabili rifugiati politici, non “clandestini”, come affermato da numerosi politici teatini e come ribadito dal On. Fabrizio Di Stefano che, senza conoscere assolutamente la reale situazione migratoria teatina, ha semplicemente sparato a zero sulla Prefettura, rappresentante dello stato sul territorio, che ha organizzato l’arrivo dei quaranta. Di Stefano ha solo contribuito ad infiammare un clima già surriscaldato dalla sterili polemiche, comparse sui giornali nei giorni scorsi, basate sulle fantasie di qualcuno che ha lanciato provocatoriamente il tema di un centro di prima accoglienza alla ormai ex Caserma Berardi.  Ma questa polemica, è evidente, interessa solo ed esclusivamente a chi del razzismo, della xenofobia e del “rimandiamoli tutti a casa” ha fatto un cavallo di battaglia per le prossime elezioni politiche.  

E’ ora di finirla! In una città di 60mila abitanti, con una presenza di oltre duemilacinquecento cittadini stranieri (fonte: Centro Servizi Immigrati del Comune) la presenza di quaranta, dico quaranta migranti, non è un’emergenza né tanto meno un “pericolo” come affermato da più parti. E’ utile ricordare che, anche se sui social network e sui blog d’informazione teatini,imperversa il no tassativo alla presenza dei migranti sul territorio, la nostra città si presenta realmente molto più accogliente.  Parlano le strutture, le iniziative, le manifestazioni che da anni sul territorio teatino praticano l’integrazione, quella vera, dello scambio reciproco, dell’integrazione sui banchi di scuola, nell’università, quell’accoglienza fatta di diritti e doveri che in altre nazioni europee è praticata da decenni con risultati eccellenti.  È arrivata l’ora di proporre una politica migratoria davvero europea: solidale, pragmatica e strategica. Mettere la testa sotto la sabbia non ci aiuterà di certo a superare l’emergenza. L’Europa non deve essere un’isola dei beati distaccata dai problemi globali.  Abbiamo intorno paesi poveri e instabili, il mediterraneo intercetta tutti i flussi migratori dei disperati di buona parte del pianeta: questa è la nostra realtà geo politica. Bisogna gestirla, non negarla. Oggi abbiamo bisogno di quella che Habermas chiama etica dell’inclusione, e cioè di una cultura capace di accogliere gli stranieri e accettare che ci sono uomini che vogliono venire in Europa e che fuggono da un iniquo sistema mondiale che opprime una buona parte del pianeta che semplicemente e giustamente vuole vivere nella dignità e nella libertà che, nonostante tutta la crisi che stiamo vivendo, esiste ancora in Europa. Dobbiamo creare un sistema d’immigrazione legale.

Non stiamo parlando di astratte utopie, ma di realtà storiche. Lo stesso papa Francesco, ci ha ricordato che lui è figlio d’italiani immigrati legalmente in Argentina. Si potrebbe proporre di proteggere almeno per una certa finestra temporale tutti quelli che scappano da guerre civili e da zone colpite ad esempio da catastrofi o terremoti. Molti di questi profughi, come i siriani, ritorneranno nei loro Paesi, com’è stato per i libanesi una volta finita la guerra in Libano o per i Tunisini della primavera araba che, statistiche alla mano, sono quasi tutti rientrati in patria. Comunque come spesso accade nella nostra Italia, dopo tanto rumore l’attenzione decade e nessuno, tanto meno i nostri politici sceriffi, ci dirà quello che è già trapelato alcune ore fa, e cioè che circa diciotto dei quaranta accolti a Chieti hanno visto riconosciuto il loro status di richiedenti asilo politico, mentre gli altri… sono stati già espulsi dall’Italia. Ebbene sì, mentre noi continuiamo a parlare la legge Bossi-Fini ha fatto piazza pulita. Saranno contenti i nostri Di Primio e Di Stefano, saranno un po’ meno contenti quei poveri esseri umani che, semplicemente,cercavano una vita migliore, proprio come i nostri bisnonni in America alla fine del secolo scorso. A maggio si terranno le prossime elezioni europee: probabilmente il tema immigrazione non porterà acqua al mulino di populisti d’ogni colore, ma siamo convinti sempre più che solo la strada dell’accoglienza nel rispetto dei diritti umani sia la via maestra da seguire.

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