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Tariffe mense, Febo: "Solito pasticcio, non c'è obbligo per il Comune di coprire l'intera spesa"

“Il termine ultimo per la presentazione del modulo allo sportello - dice - era stato fissato al 26 agosto e, a quella data, il modulo riportava la tariffa maggiorata e non quella che adesso il Comune si è affrettata a ripristinare”

Dopo la comunicazione ufficiale del sindaco Umberto Di Primio sulle tariffe per la refezione scolastica, il consigliere di opposizione Luigi Febo (Chieti per Chieti), torna a puntare il dito contro il primo cittadino dopo che, per settimane e in diverse occasioni, aveva sollevato il problema dell’incertezza sulle cifre

“Il termine ultimo per la presentazione del modulo allo sportello - esordisce - era stato fissato al 26 agosto e, a quella data, il modulo consegnato dagli uffici, scaricabile anche dal sito istituzionale del Comune, riportava la tariffa maggiorata e non quella che adesso il Comune si è affrettata a ripristinare”. 

“Il sindaco - accusa Febo - ha prima ammesso, come da noi sostenuto, che i moduli messi a disposizione per le iscrizioni al servizio riportavano in neretto le tariffe maggiorate, mentre gli uffici suggerivano altri importi, e poi, indirettamente, si è vantato di aver imposto, motu proprio, l’applicazione delle tariffe dello scorso anno, anziché l’applicazione di quelle contenute nella delibera 163 del maggio scorso”. 

Il consigliere di opposizione chiede delucidazioni sull’aumento determinato dalla giunta, dunque anche dal primo cittadino. Inoltre, sottolinea, “non vi è alcun obbligo per il Comune di coprire il più possibile la spesa”, obbligo a cui sono vincolati soltanto gli enti che hanno dichiarato lo stato di dissesto. “Con le vecchie tariffe - spiega Febo - gli utenti del servizio di refezione scolastica arrivavano a coprire con le loro tasche poco meno del 50% dei costi del servizio stesso”

“Va infine sottolineato - conclude il consigliere - che l’unico vero motivo che ha indotto il sindaco a imporre l’applicazione delle vecchie tariffe è che l’amministrazione, a seguito del ricorso intentato davanti al Tar Abruzzo da alcuni genitori, si è resa conto che la delibera approvata è palesemente illegittima. Un grande pasticcio - continua - condito col solito sugo di menzogne”.

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