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Punto nascite Ortona, Febbo: "Ha i requisiti per restare aperto"

Il consigliere regionale teatino invita il Pd a prendere posizione sulla paventata chiusura e critica la maggioranza sulla gestione della sanità, dicendosi contrario all'accorpamento delle Asl di Chieti e Pescara, che penalizzerebbe anche l'attività universitaria

È un impegno ad a intervenire contro la paventata chiusura del punto nascita di Ortona, fra quelli nel mirino perché registrano meno di 500 nascite ogni anno, quello di Mauro Febbo, presidente della commissione vigilanza regionale. Ma diventa una critica alla maggioranza, e specialmente agli esponenti del Pd ortonese e teatino, che “che resta in silenzio di fronte alla reale possibilità di un accorpamento tra le Asl di Chieti e Pescara”.

“Il Comitato Lea (Comitato per la verifica dell’erogazione dei Livelli Essenziali di Assistenza) – spiega - fissa tra i principali criteri per uscire dal Commissariamento, che D’Alfonso dovrà realizzare entro novembre, la chiusura dei 4 Punti Nascita abruzzesi compreso quello di Ortona. Di fronte a questo preoccupante scenario colpisce in modo particolare il silenzio assordante del sottososegretario “tuttofare” Camillo D’Alessandro, che interviene su tutto, così come lascia più che perplessi – incalza - una mancata presa di posizione forte da parte del sindaco di Ortona D’Ottavio e del Senatore Coletti”.

Febbo punta il dito contro la giunta regionale, criticando annunci contraddittori, dalla creazione di una Asl unica, all’istituzione di 2 Asl regionali. “Successivamente – prosegue  si fa notare che il decreto del Governo per riscrivere l’assetto dei servizi regionali fissa nuovi criteri per gli standard dell’assistenza mentre l’Assessore Paolucci non parla più di Asl ma di servizi alla persona”.

Mauro Febbo difende il punto nascite di Ortona, che per lui ha “tutti i requisiti che possano scongiurarne la chiusura. Per quanto riguarda la soglia minima dei parti (il cui limite è fissato a quota 500), è bene precisare che se è vero che per le nascite la struttura ortonese è al limite con 497, il numero dei parti ha superato 500”. Insomma, il futuro del punto ortonese si giocherebbe sul filo di lana, su pochi numeri da interpretare.

Ma il Bernabeo possiede anche l’eccellenza della Senologia, e Febbo incalza sul suo rulo di “ospedale della donna”: “Opporsi alla chiusura del punto nascite – dice - significa non solo difendere la città ma anche il diritto alla salute delle gestanti e tutelare i neonati. Oltre a registrare un numero di parti superiore alla soglia minima stabilita dal Governo centrale, è doveroso evidenziare come nella struttura siano rispettati tutti i parametri della sicurezza richiesti. Tra l’altro l’eventuale chiusura di Ortona significherebbe andare ad ingolfare l’ospedale di Chieti, con tutte le prevedibili conseguenze negative sulla fornitura di servizi e assistenza, che già lavora al 30% di sopra al limite”.

Il presidente della commissione Vigilanza si dice contrario all’accorpamento delle Asl regionali “che per il nosocomio di Chieti sarebbe gravissimo. La fusione con l’Azienda sanitaria di Pescara – argomenta - si tradurrebbe in un danneggiamento alla centralità e al lavoro dell’ospedale Clinicizzato, che è un polo universitario con attività di ricerca applicata sul campo e per questo può contare su un rapporto di eccellenza con l’ateneo teatino”. Per questo invita il rettore della D’Annunzio, Carmine Di Ilio, a prendere una posizione “forte, chiara, definitiva”.

“Per quanto riguarda le Guardie Mediche – conclude Febbo – il rapporto 1 a 3.500 cittadini non è stato stabilito dal Commissario Chiodi ma è stato fissato dalle direttive nazionali; sta alla capacità dei vertici delle Asl capire che tale parametro vale per l’intero territorio. Per questo ci possono essere aree dove il rapporto è 1 a 6.000 (come ad esempio Chieti, Lanciano, Vasto, Ortona ecc.) e altre, come le zone interne dell’Abruzzo, per le quali ci sono evidenti criticità legate alla viabilità e alle distanze dai centri più grandi, dove può essere 1 a 800/1.200. A oggi stiamo ancora aspettando che le Asl diano attuazione alle direttive emanate dell’allora Commissario Chiodi: non c’è bisogno di alcuna proroga, solo buonsenso e pragmatismo”. 

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