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Riordino provinciale, si votano gli emendamenti: Chieti resterebbe capoluogo

Presentato un emendamento al Senato che, in caso di accorpamento, stabilisce che il capoluogo della nuova circoscrizione sia la città già capoluogo della provincia più popolosa. Ma le dimissioni del premier potrebbero far infrangere la discussione sul dl

La commissione Affari costituzionali del Senato dovrebbe votare entro stasera gli emendamenti al disegno di legge 188, quello sul riordino delle province. I relatori (Enzo Bianco del Pd e Filippo Saltamartini del Pdl) ne hanno presentato uno che stabilisce che, in caso di accorpamento, diventa capoluogo della nuova circoscrizione la città già capoluogo della provincia più popolosa.

Una soluzione che, se approvata, salverebbe il ruolo di Chieti, città con meno abitanti di Pescara, ma con un numero maggiore di residenti considerando tutto il territorio provinciale. Le dimissioni del premier Mario Monti, però, potrebbero far infrangere la discussione sul dl 188, già calendarizzato per domani al Senato.

I parlamentari del territorio continuano l’impegno nel salvare Chieti.

Il senatore Fabrizio Di Stefano (Pdl) stamani ha presentato in commissione quattro subemendamenti. Uno propone l’istituzione di tre province (Chieti, Pescara-Teramo e L’Aquila), il secondo chiede che sia la provincia che detiene i requisiti di sopravvivenza a diventare capoluogo anche in caso di accorpamento (Chieti nel caso di fusione con Pescara), il terzo prevede un referendum tra la popolazione interessata alle modifiche e il quarto subordina il riordino all’approvazione di almeno due terzi dei consigli comunali interessati. In più Di Stefano chiede che gli organi della Provincia restino in vita per ulteriori 12 mesi rispetto a quanto stabilisce il dl 188, ovvero entro il 2014.

Della stessa linea gli emendamenti già presentati nei mesi scorsi dal senatore Giovanni Legnini (Pd), che alla commissione aveva chiesto l’istituzione delle tre province abruzzesi, l’assegnazione dello status di capoluogo a quella più popolosa e, in caso di accorpamento, la sopravvivenza di due capoluoghi, uno con gli uffici della provincia e uno con quelli degli enti periferici dello Stato.

A livello generale, sono stati accolti gli emendamenti proposti ai parlamentari dall’Upi (Unione province italiane), alcuni dei quali per quanto riguarda l’Abruzzo già proposti da Di Stefano. In più l’Upi chiede che alle province vengano assegnate altre funzioni fondamentali e che vengano conservate la funzioni amministrative. Proposte anche per salvaguardare il personale e per il mantenimento degli organi di governo fino alla loro naturale scadenza.

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