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Elezioni comunali 2020

Il Partito Democratico si spacca in due: “Il nome di Ferrara non è stato concordato”

Un gruppo di "ribelli", guidato dall'ex sindaco Ricci, si autosospende dal partito e appoggia Di Iorio

Aria di burrasca nel Partito Democratico, dove alcuni "ribelli", capitanati dall'ex sindaco Francesco Ricci, hanno deciso di autosospendersi dal partito e appoggiare, anziché il candidato sindaco del centrosinistra Diego Ferrara, quello del "polo civico" Bruno Di Iorio. 

Le ragioni sono spiegate in una lettera indirizzata al segretario regionale, Michele Fina, firmata da Ricci e da Luca Caratelli, Marco Marino, Gabriele Salvatore, Pierluigi Barone, Luciano De Liberato, Matteo Sansone e altri. I ribelli spiegano che avrebbero preferito continuare a Chieti con "la politica dell’apertura alla società civile inaugurata in Abruzzo da Giovanni Legnini, che ha permesso alla coalizione del centrosinistra di recuperare più di 10 punti percentuali (anche se non sono stati sufficienti per la vittoria)".

Dicono chiaramente che avrebbero preferito appoggiare "un candidato della società civile", Di Iorio, "evitando che venisse etichettato ed usato come il candidato del 'terzo polo' o, peggio, di Mauro Febbo, presentandoci, però, senza il simbolo del Pd, mascherandolo con un nome tipo “Democratici per Chieti” (come peraltro hanno fatto Marzoli con la lista Chieti Viva e Febbo con “Forza Chieti”)". 

Ma, accusano, "l’arroganza di taluni dirigenti locali e regionali del Pd, in primis del segretario cittadino Filippo Di Giovanni, ha fatto abortire l’iniziativa, che pure era stata condivisa anche da loro. Il segretario cittadino, poi, ha viepiù mortificato tutti gli iscritti al partito giacché si è arrogato il diritto di dichiarare ai mezzi di informazione che lui solo si sarebbe assunto la 'responsabilità' (si fa per dire, naturalmente, dal momento che dopo la cocente sconfitta del 2015 non ha avuto neppure il pudore di dimettersi) di indicare alla coalizione il nome del candidato sindaco. Il che è avvenuto puntualmente allorché, senza convocare l’assemblea cittadina del partito, ha indicato ed imposto come candidato sindaco quello di Diego Ferrara, stimato medico, ma purtroppo con poche speranze di successo".

I ribelli attaccanno, oltre a Di Giovanni, anche Chiara Zappalorto, il consigliere regionale Silvio Paolucci e il senatore Luciano D'Alfonso. 

Dal partito, però, arriva una risposta chiara: "Il nostro appello è alla città ed agli elettori del Partito Democratico e di centrosinistra.
Per quanto ci riguarda, Fabrizio di Stefano e Mauro Febbo pari sono. Divisi per motivi personalissimi e non per questioni che hanno a che fare con il governo della città. Hanno amministrato per anni Chieti portando sull'orlo del dissesto palazzo di cttà senza aver mai una sola volta governato decentemente e dato visione e respiro alla nostra comunità", dicono Di Giovanni, Zappalorto , Paolucci, Gianni Cordisco e Luigi Febo.

"Per noi - aggiungono - è semplicemente inimmaginabile costruire un’alleanza con chi, rappresentando da 30 anni la destra teatina, con essa ha monopolizzato la vita amministrativa e soprattutto in questi ultimi dieci anni ha tenuto in vita un’amministrazione comunale i cui deleteri esiti sono sotto gli occhi di tutti. 
Né tanto meno è immaginabile cancellare il simbolo del Pd nella città capoluogo. È Il simbolo di tutti i democratici,  la cui collocazione in alleanza con Febbo e la squadra che ha portato al dissesto il Comune è incompatibile. Siamo il Partito democratico di centrosinistra progressista, nulla possiamo avere a che fare con chi crede ancora al saluto romano. Ai nostri elettori faremo questo appello".

E ancora: "Non si può rinunciare alla propria storia per un mero calcolo di convenienza. A chi a nostro avviso sta compiendo una scelta politica diversam chiediamo di ripensarci ancora una volta. A tutti i cittadini chiediamo di valutare un cambiamento vero dopo decenni di declino caratterizzato politicamente dagli stessi amministratori della destra che, puntualmente, dopo anni e anni di malgoverno e dopo questo disastro si ripresentano con gli schieramenti che sostengono Di Stefano e Di Iorio. Chiediamo un sostegno convinto a Ferrara, una persona perbene, che può davvero rappresentare il cambiamento e che  ha scelto di condurre con garbo e fair play la campagna elettorale per la nostra città e quindi vogliamo augurare che si continui così nel rispetto delle scelte e delle idee di tutti".

Di Giovanni, a titolo personale, dichiara: "L' auspicio e l'appello che faccio nella mia qualità di segratario dell'unione comunale è quello che possano tornare sui propri passi. Rimango convinto che chi in questi anni ha dato il suo contributo a scrivere pagine di storia del centro sinistra Teatino debba trovare li la sua collocazione.  Una collocazione critica magari, ma sempre improntata all' osservanza di quei principi e quei valori nei quali tutti ci siamo in questi anni riconosciuti".

"L' appello - prosegue - è a rimanere comunque tutti insieme, poiché non possiamo dimenticare le nostre storie, da dove veniamo e quante battaglie abbiamo fatto insieme contro chi oggi si ripropone ancora mascherato da 'nuovo', ma in realtà rappresenta il peggior passato della storia della destra teatina. Cari amici quelli sono gli avversari, non i compagni del Partito Democratico".

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