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Edilizia residenziale pubblica, Di Paolo: "Basta corsie preferenziali agli stranieri"

Il capogruppo di Fratelli d'Italia ha presentato un ordine del giorno per chiedere che non bastino autocertificazioni

No a corsie preferenziali per i cittadini stranieri per l'accesso agli alloggi di edilizia pubblica. 

Parola del capogruppo di Fratelli d'Italia al consiglio comunale di Chieti, Marco Di Paolo, dopo le modifiche apportate a luglio dalla Regione sull'assegnazione e la gestione degli alloggi di edilizia residenziale pubblica. Il consigliere ha presentato un ordine del giorno, da discutere in consiglio, per impegnare sindaco e giunta a chiedere una nuova modifica, affinché i cittadini stranieri che intendano accedere all’edilizia residenziale pubblica attestino i propri requisiti mediante certificati rilasciati dalla competente autorità dello Stato estero e autenticati dall'autorità consolare italiana che ne verifichino la conformità all'originale.

Oggi, per accedere all'edilizia residenziale pubblica, un cittadino straniero necessita di residenza regolare in Italia per almeno cinque anni consecutivi. Inoltre, la recente riforma prevede che venga presentata la documentazione che attesti l'assenza di condannte passate in giudicato negli ultimi 10 anni dalla data di pubblicazione del bando, per reati di particolare gravità per i quali la legge prevede la pena detentiva non inferiore a cinque anni. Inoltre, non devono essere titolari di proprietà, usufrutto, uso e abitazione di alloggi ubicati sul territorio nazionale e in qualsiasi altra località.

Ma, osserva Di Paolo, 

sul secondo e terzo punto - inesistenza di condanne penali e impossidenza - le amministrazioni che si trovano ad evadere l’istruttoria e a controllare la veridicità delle dichiarazioni dei cittadini stranieri risultano impossibilitate ad effettuare regolari controlli al di fuori del territorio italiano.  

È questa una situazione paradossale: a parità di requisiti presentati, infatti, il cittadino italiano che rispetta la legge potrebbe vedersi “surclassato” in un suo diritto dal furbetto straniero di turno, che magari nel suo paese di origine ha a suo carico un casellario giudiziale con carichi pendenti o abitazioni di proprietà per le quali risulta impossibile effettuare controlli sulla scorta delle autocertificazioni prodotte

Le istanze fornite dal cittadino italiano sono oggetto attento di verifica, perché non dovrebbe essere lo stesso per i cittadini stranieri? Perché le amministrazioni pubbliche dovrebbero avvantaggiare cittadini i cui requisiti non sono accertabili?

Insomma, Di Paolo chiede che non vengano accettate autocertificazioni, o "corsie preferenziali", che possano favorire situazioni di irregolarità.

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