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La Corte dei Conti manda le carte a Renzi per sciogliere il consiglio regionale

La delibera del 17 luglio parla di "comportamenti omissivi nella redazione dei documenti consuntivi" e di gravi inadempienze. I magistrati scrivono anche di una "totale astrazione dalla realtà effettiva del bilancio e delle risorse finanziarie di cui il medesimo può disporre"

Gravi inadempienze da parte del governo regionale in tema di bilancio. È quanto emerge da una delibera della Corte dei Conti, che risale a venerdì scorso (17 luglio). I magistrati hanno dunque chiesto al presidente del Consiglio Matteo Renzi di valutare l’ipotesi del Consiglio regionale e la rimozione del presidente di Giunta, secondo quanto previsto dagli articoli 120 e 126 della Costituzione.

Le 21 pagine del documento parlano di “comportamento omissivo” della Regione “nella redazione dei documenti consuntivi” e di inadempienze di vario genere. Il giudizio finale è chiarissimo: "Tali atteggiamenti reiterati isolano la Regione Abruzzo nel contesto delle Regioni italiane, dovendosi ritenere la sua gestione condotta in regime di fatto, con totale astrazione dalla realtà effettiva del bilancio e delle risorse finanziarie di cui il medesimo può disporre".

Ecco le violazioni riscontrate dalla delibera della Corte dei conti: mancata conclusione del procedimento di riaccertamento dei residui al 31 dicembre 2013; mancato riallineamento del ciclo di bilancio ad una tempistica conforme a normativa; mancato utilizzo dell’istituto di assestamento di bilancio per il 2013, 2014 e per il 2015; mancato riaccertamento dei residui per il 2013 e per il 2014; mancata definizione del saldo netto da finanziare e del disavanzo effettivo di gestione; mancata iscrizione nel bilancio di previsione 2015 del disavanzo effettivo di gestione, risultante da procedure certe e definitive; altre violazioni concernenti il riaccertamento straordinario al 31 dicembre 2014 e I’approvazione del rendiconto dell’esercizio 2014.

Le opposizioni si sono fatte sentire immediatamente, a cominciare dal presidente della Commissione di Vigilanza, Mauro Febbo: “La delibera della Corte dei Conti sancisce in modo inesorabile l’assoluta incapacità di questa Giunta regionale, in primis dell’assessore Paolucci, mettendo in luce tutte le inadempienze in tema di Bilancio: la ciliegina sulla torta di un anno di amministrazione caratterizzato solo da brutte figure”.

“Innanzitutto – prosegue - il Conto Consuntivo 2013 doveva essere approvato dal Governo D’Alfonso in quanto la Giunta Chiodi non avrebbe potuto durante il periodo della competizione elettorale; per questo la scadenza (di norma fissata al 31 luglio 2014) era stata posticipata al 31 dicembre 2014. Lo stesso discorso vale per il Consuntivo 2014 non ancora approvato dalla Giunta (scadenza 30/4/2015) e sicuramente non sarà mai licenziato dal Consiglio regionale entro la fine dell’anno”.  

Secondo il consigliere di Forza Italia, la responsabilità sarebbe dell’assessore Silvio Paolucci, che si sarebbe dedicato solo alla Sanità, trascurando la delega al Bilancio. "A questo punto – conclude Febbo – mia auguro che il Presidente del Consiglio dei Ministri prenda in seria considerazione, ove ci fossero gli estremi, la possibilità di sciogliere il Consiglio regionale in base ai dettami dell’articolo 126 della Costituzione”.   

Ancora più dura Sara Marcozzi, consigliere regionale del Movimento 5 stelle: "Nulla di nuovo. Il M5S lo aveva denunciato in sede di approvazione del bilancio regionale nella notte del 23 dicembre 2014. Presentammo centinaia di emendamenti e denunciammo quella che secondo noi era una #FinanziariaAlBuio della Giunta D'Alfonso, criticando proprio il mancato riaccertamento dei residui attivi e passivi che ci costringevano a votare convintamente contro la Legge di Bilancio e contro la Finanziaria. Colpe gravi ereditate dalla Giunta Chiodi alle quali la Giunta D'Alfonso con le medesime colpe non ha posto rimedio. Ora che lo accerta la Corte dei Conti forse le nostre parole avranno più valore nell'affermare l'inadeguatezza dei "professionisti competenti" della politica a svolgere il loro mandato! Secondo la Corte, la Regione veloce di D'Alfonso è a bivio tra lo scioglimento e i poteri sostitutivi del Governo centrale. Il commissariamento del commissario sarebbe davvero il colmo!".

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