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11 febbraio 1944: l’eccidio di Colle Pineta, Chieti dimentica?

Nota del capogruppo della Federazione della Sinistra di Chieti, Riccardo Di Gregorio, in relazione alla giornata dell'eccidio di Colle Pineta dell'11 febbraio 1944

"Riteniamo indispensabile che la Città non dimentichi i suoi figli vittime della follia nazi-fascista che hanno pagato con la vita la volontà di resistere per liberare l’Italia dall’oscurantismo di una dittatura feroce e sanguinaria; oggi, a distanza di quasi settant’anni da quei fatti, segni inequivocabili di una preoccupante recrudescenza di quella violenza si evidenziano quasi ogni giorno attraverso atti intimidatori che il più delle volte passano sotto silenzio nell’indifferenza di tutti ma che, al contrario, devono essere condannati senza appello.

La sensazione è che mentre a Pescara vengono commemorati i figli della nostra città, l’Amministrazione Comunale di Chieti li dimentica - ignorando finanche una specifica Delibera di Consiglio Comunale del 2006 passata all’unanimità - perché non è avvezza ai concetti basilari di libertà e di sacrificio.

Noi faremo sempre in modo di conservare questa memoria ed infatti ieri, il sottoscritto, con l’ex Assessore Aldo Mario Grifone, nipote di due delle vittime, ha deposto un omaggio floreale presso Largo Martiri della Libertà sotto la lapide che ricorda l’eccidio.

Per non dimenticare:

Tra il 16 gennaio e il 4 febbraio 1944, ad opera della squadra fascista guidata da Mario Fioresi furono catturati ed arrestati numerosi partigiani; Aldo Sebastiani, Massimo Beniamino Di Matteo, Stelio Falasca, Nicola Cavorso, Raffaele Di Natale, Guido, Aldo e Alfredo Grifone, Floriano Finore, Pietro Cappelletti, Giovanni Potenza, Vittorio Manueli, Umberto Grifone, Francesco e Pierino Verna.

Umberto Grifone, preso il 3 febbraio, fu rilasciato il 5 successivo. Anche Giuseppe Strada, cognato di Sebastiani, finì in carcere, pur non facendo parte della banda partigiana: ne uscirà soltanto il 9 giugno, liberato dagli inglesi.

Tra il 9 e il 10 febbraio 1944, presso il municipio di Chieti, si celebrò il processo a carico di Pietro Cappelletti, Nicola Cavorso, Massimo Beniamino Di Matteo, Raffaele di Natale, Stelio Falasca, Floriano Finore, Guido, Aldo e Alfredo Grifone, Vittorio Mannelli, Giovanni Potenza e Aldo Sebastiani.

La sentenza, emessa da un tribunale militare tedesco, riservò per tutti l'impiccagione, dopo l'intervento dell'arcivescovo di Chieti, Giuseppe Venturi, e del podestà, Alberto Gasparri, la sentenza fu commutata in fucilazione; ottennero la grazia Guido Grifone, Floriano Finore e Giovanni Potenza, condannati a 30 anni di lavori forzati in Germania.

In carcere furono assistiti dal giovane segretario dell'Arcivescovo, Emilio Venturi, che fino alla morte avvenuta nel luglio 2009 ricordò con affetto "i suoi ragazzi".

Nelle prime ore del pomeriggio dell'11 febbraio 1944, nei pressi di una cava di argilla, uno alla volta i 9 partigiani furono passati per le armi dai tedeschi alla presenza di due rappresentanti della Repubblica Sociale italiana":

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