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Jova Beach party o tutela della Natura? Il parere di Febbo ex direttore del parco nazionale d'Abruzzo e membro di Legambiente

Dario Febbo, ex direttore del parco nazionale d'Abruzzo e membro del comitato scientifico del circolo Legambiente Legambici Chieti-Pescara, esprime la sua opinione sul concerto di Jovanotti in programma sulla spiaggia di Vasto

Interviene anche Dario Febbo, ex direttore del parco nazionale d'Abruzzo e membro del comitato scientifico del circolo Legambiente Legambici Chieti-Pescara, nel dibattito relativo all'imminente Jova Beach Party che si svolgerà lungo la spiaggia di Vasto il prossimo mese.
Il presidente del circolo, Luca Colantonio, diffonde una nota firmata da Febbo sull'argomento.

«Jova Beach party o tutela della Natura?», si chiede Febbo, «torna l'estate e tornano i concerti all’aperto e, con questi, il tormentone Jova beach party o no? C'è molta polemica al riguardo, ma cerchiamo di razionalizzare. Premesso, per sgomberare il campo da possibili equivoci, che nessuno nega l'espressione della cultura in tutte le sue forme, nel nostro caso delle manifestazioni artistiche, il problema, forse sottovalutato dagli organizzatori, è quello della tutela di ambienti delicati, come, nel nostro caso, quelli delle spiagge, specialmente quelle con ancora caratteristiche naturali, sulle quali il volontariato ambientalista si è molto speso per recuperarne, appunto, la naturalità. O, forse, ben lo sanno gli organizzatori, ma il “business è business” e chi se ne frega della biodiversità e della conservazione dei siti di riproduzione o di sosta degli animali selvatici o di specie rare della flora o del taglio di qualche centinaio di alberi, tanto rinascono! E poi c’è sempre la possibilità di fare greenwash, magari raccomandando di non portare bottiglie di plastica ai concerti (stare senz’acqua?) per non lasciarne decine di migliaia a terra». 

E poi Febbo continua: «E pensare che grande messaggio per la tutela dell'ambiente potrebbero lanciare gli artisti alle decine di migliaia di persone che si recano ai loro concerti! Sarebbe veramente cultura, anche cultura politica, visto che il testo dell’articolo 9 della nostra Costituzione è stato da poco integrato inserendo che la nostra Carta “Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni”. Facendo svolgere questi concerti in ambienti naturali così delicati, quali appunto quelli dunali di spiaggia o prati di alta montagna, portandoci 30 mila o più persone, si fa invece passare un messaggio che ovunque si può, la natura che si arrangiasse. D'altronde la pubblicità non ci propone escursioni con fuoristrada ovunque, fin nei recessi più nascosti della Natura? Facendo passare ciò come una conquista! Trascurando l’adipe che ci cinge la pancia per la nostra vita sedentaria. Lo stesso problema lo si incontra con certe scelte di manifestazioni sportive di massa in quota e in ambienti naturali fragili. Mi è capitato diverse volte, da direttore di parco, dover negare l'autorizzazione a gare di mountain-bike o altre a 2 mila metri e ricevere poche ore dopo il mio diniego una telefonata dalla segreteria del ministro di turno che chiedeva spiegazione del diniego: io a loro!?! Altre volte, invece, ho trovato i vertici militari più attenti quando illustravo loro le ragioni del perché non si potevano fare esercitazioni con elicotteri dove c'erano nursery di cuccioli di camoscio d'Abruzzo, che potevano sbrancarsi e perdersi, quindi morire: capivano e spostavano l'esercitazione ringraziando per l'informazione». 

Questa la conclusione dell'ex direttore del parco nazionale d'Abruzzo e di quello del Gran Sasso e Monti della Laga: «Che sia una manifestazione artistica o sportiva non giustifica che si possa svolgere ovunque, specialmente quando ci sono luoghi appositi in cui svolgerli, come palazzetti dello sport, stadi, ecc. Certamente non in luoghi dove un tratto di lungomare era stato arredato magari con fondi speciali, poi distrutti per fare posto a concerti. Ma che importa se poi, spinta dal vento, la sabbia, non trovando più ostacoli, abbia riempito la contigua strada durante l’inverno? È già successo l’anno scorso, nel sonno di certe associazioni ambientaliste, che quest’anno, per fortuna, si sono svegliate. Ma qualcuno, dopo la distruzione di questi ambienti, si è chiesto: ma chi paga?  La tutela della Natura è fatta anche di fatti, non di chiacchiere, nei casi elencati di scelte: natura o business? Se giova o non giova alla Natura è facile capirlo, se si vuole…».

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