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Consumo di suolo, l'Abruzzo è la regione peggiore d'Italia per incrementi: in testa la provincia di Chieti

La nostra regione supera la soglia del 5% del territorio alterato e risulta la peggiore per incremento sul 2020: il rapporto dell'Ispra

L'Abruzzo ha per la prima volta superato il 5% di territorio alterato ed è tra le regioni con la peggiori performance di consumo di suolo tra il 2020 e il 2021.
È quanto segnala l'annuale rapporto Ispra sul consumo di suolo che è stato diffuso a Roma oggi, martedì 26 luglio.

Questo il commento del Forum H2O: «Si continua a massacrare il territorio come se nulla fosse, basta vedere il nuovo Prg (piano regolatore generale) di Ortona con decine di ettari di cementificazioni. Serve legge senza scappatoie per consumo di suolo zero e rinaturalizzazione».  

Poi gli ambientalisti riportano integralmente alcuni passaggi significativi dello studio: «In termini di incremento percentuale rispetto alla superficie artificiale dell’anno precedente (figura 22), il valore più elevato è quello dell’Abruzzo (+0,78%), seguono Piemonte (+0,37%) e Campania (+0,34%)»; «Tra le regioni, la densità del consumo di suolo è più alta in Abruzzo (3,88 m2/ha), Veneto (3,73 m2/ha), Lombardia (3,70 m2/ha) e Campania (3,60 m2/ha)»; «Limitandosi alla crescita annuale, risaltano anche in questo caso i valori elevati dell’Abruzzo (3,27 m2/ab), superiori al triplo del dato nazionale sul consumo di suolo pro capite (1,07 m2/ab). Mentre nel Lazio si registra il valore più basso (0,71 m2/ab)».

E poi ancora: «Un’analisi della distribuzione in relazione alla dimensione economica regionale è effettuata attraverso il confronto del suolo consumato e del consumo 2020-2021 con il Pil regionale e il numero di addetti all’industria (tabella 14). Questa analisi evidenzia che il suolo consumato per unità di Pil ha una notevole variabilità tra le regioni, con i valori più elevati dell’indicatore in Molise (2,90 ha/mln di euro di Pil) e in Basilicata (2,76 ha/mln di euro di Pil), più del doppio del valore nazionale (1,20 ha/mln di euro) e di Trentino-Alto Adige, Liguria, Lombardia e Lazio che hanno valori sotto l’unità. Il consumo dell’ultimo anno vede in testa l’Abruzzo (137 m2/mln di euro di PIL), a seguire Molise (90 m2/mln di euro) e Sardegna (72 m2/mln di euro)».

Dunque l'Abruzzo, una regione montagnosa e con bassa densità di abitanti, ha consumato complessivamente ben 54.210 ettari di suolo fino al 2021. Tra il 2020 e il 2021 questo dato è aumentato di ben 418 ettari, pari a oltre 500 campi di calcio. Tra le province spicca quella di Chieti con 171 ettari di suolo consumato in più, seguita da Teramo con 96 ettari, Pescara con 84 e L'Aquila con 66.

Questo quanto dichiara Augusto De Sanctis, del Forum H2O: «Sono ormai anni che l'Ispra lancia allarmi sul consumo di suolo del tutto fuori controllo, situando l'Abruzzo tra le regioni con le peggiori performance relative. Purtroppo gli amministratori fanno orecchie da mercante, basti pensare al progetto di costruzione di impianti da sci addirittura in un'area protetta, quella del parco del Sirente-Velino, che prevede oltre 10 ettari di consumo di suolo di aree straordinarie dal punto di vista naturalistico, oppure il nuovo piano regolatore di Ortona, un comune costiero in cui il consumo di suolo è già oggi al 12,3%, quasi il doppio della media italiana, che prevede altre decine di ettari di cementificazione. Gli amministratori si sono pure vantati di aver fatto una scelta oculata. Si fanno tante chiacchiere sulla sostenibilità ma l'aggressione al territorio continua, incuranti del fatto che la difesa del suolo, una risorsa non rinnovabile, è fondamentale anche per mitigare e contrastare gli effetti della crisi climatica. Serve una legge senza scappatoie: consumo di suolo zero e, anzi, rinaturalizzazione».
Il rapporto completo a questo link: https://www.snpambiente.it/2022/07/26/consumo-di-suolo-dinamiche-territoriali-e-servizi-ecosistemici-edizione-2022/

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